Le sfide per il miglioramento del sistema

Lo spostamento dell’attenzione dall’offerta alla domanda di formazione rappresenta una chiave per ridurre il mismatch nel mercato del lavoro. Una delle cause di tale disallineamento è dovuta al tradizionale orientamento supply-oriented del sistema formativo, per cui l’offerta spesso non riesce a soddisfare le richieste di competenze specifiche e trasversali degli individui e i fabbisogni di professionalità delle imprese.

La maggior parte delle strutture formative accreditate dalle Regioni (61,4%) rileva in modo sistematico i fabbisogni professionali delle aziende del territorio, tramite modalità quali: i contatti diretti con le imprese, la richiesta di informazioni alle camere di commercio e l’analisi di documenti specialistici. Tale approccio è particolarmente diffuso tra le strutture dislocate nel Centro (65,7%) e nel Sud (61,7%). Nel 51,5% dei casi si utilizzano indagini svolte dagli attori istituzionali. Solo il 20,9% delle strutture non ha adottato modalità sistematiche di rilevazione e analisi dei fabbisogni, valore che sale al 29,6% tra le strutture del Nord-Est (ISFOL- OFP).

Il presidio della qualità riguarda anche il tipo di dati che le strutture formative registrano, analizzano e conservano in modo sistematico. L’83,3% delle strutture, in particolare quelle del Nord-Ovest e del Centro, rileva la soddisfazione degli utenti, seguita dal numero degli iscritti che hanno abbandonato il corso e dai reclami/contestazioni. Percentuali più basse si riscontrano per la registrazione del numero di iscritti che hanno trovato un lavoro (37,1%), soprattutto se si considera la sua coerenza con il percorso (28,6%). Il Nord-Est presenta percentuali superiori alla media nazionale, in particolare per la registrazione dei reclami.

dati

Il volume di attività formativa a finanziamento privato e da fondi interprofessionali è cresciuto negli ultimi 10 anni, in special modo per le attività rivolte alle aziende finanziate dai fondi e gestite dagli enti accreditati (62,5%). Anche le attività formative per aziende non finanziate dai fondi (comprese le attività per liberi professionisti, lavoratori autonomi) registrano un considerevole incremento nell’offerta per più della metà degli enti.  

I corsi autorizzati e/o riconosciuti dall’amministrazione regionale o provinciale hanno avuto una crescita minore, inferiore anche a quella dei corsi professionalizzanti “liberi”, ovvero non finanziati, non riconosciuti e non autorizzati da istituzioni pubbliche e a quella dei corsi di educazione degli adulti, popolari o di altro tipo, non professionalizzanti.          

dati

 

variazione tipologie corsuali

I frequentanti le attività formative sono prevalentemente maschi, di età compresa tra i 18 e i 54 anni, occupati, con titolo di studio medio-alto (diploma o laurea). In questo profilo si riscontra una differenza notevole rispetto a quello della formazione regionale, che è invece rivolta prevalentemente alle donne (50,3%) nella fascia di età giovanile (18-34 anni), non occupate (61,2%) e con livello di istruzione medio-basso. Mentre la formazione regionale si è specializzata maggiormente sulle fasce deboli (donne, giovani, non occupati, non diplomati), l’offerta privata è richiesta soprattutto da categorie più affermate sul piano professionale e contrattuale: uomini, under 55, occupati, con titolo di studio superiore o universitario.

Profilo socio-demografico dei frequentanti

Per quanto riguarda i contenuti dei corsi, si riscontrano alcune differenze tra offerta pubblica e privata: il settore privato sembra concentrarsi maggiormente sugli adempimenti legislativi relativi all’applicazione delle indicazioni normative (L. 626/94 e L. 81/08) e sulla formazione di tipo tecnico-specialistico e professionalizzante; quello pubblico è mirato prevalentemente a rafforzare l’area delle competenze di base e trasversali, offrendo contenuti quali informatica di base e lingua italiana per stranieri.

Contenuto corsi

Esistono reti e raccordi fra le strutture formative e le altre tipologie di organismi operanti nel territorio. Anche se la maggior parte delle strutture formative sembra relazionarsi in maniera sistematica e consolidata soprattutto con le amministrazioni pubbliche (regioni, province e comuni), rivestono una certa centralità le PMI quali interlocutori privilegiati del sistema formativo. Le considera tali il 46,4% delle strutture accreditate, a cui si aggiungono le micro-imprese con quasi il 30% e le grandi imprese con l’11,1%.

Altri interlocutori importanti sono i servizi per l’impiego, gli istituti scolastici e le altre agenzie formative. Seguono le associazioni datoriali e sindacali, mentre sono ancora poco consolidate le reti con gli enti di ricerca. Gli organismi formativi hanno quindi un rapporto privilegiato con il tessuto produttivo, specie nell’ambito dei distretti industriali. Invece, la relazione con il mondo della ricerca (pubblica o privata, università e istituti di ricerca) e dell’innovazione (centri di ricerca e sviluppo per l’innovazione e il trasferimento tecnologico, poli tecnologici, incubatori d’impresa, makers e start-up) è ancora insufficiente (ISFOL- OFP). 

Reti territoriali

 

tasto back

Azioni sul documento