L'evoluzione delle politiche della formazione continua
- Il nuovo quadro normativo
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- I flussi finanziari
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Nel 2014 il gettito derivato dal versamento dello 0,30% ha toccato il suo apice, raggiungendo oltre gli 870 milioni di euro. I meccanismi di distribuzione del gettito sono annualmente dettati dalla normativa vigente. In particolare il D.L. 150/2015 ha stabilito che la parte non scelta dalle imprese per i Fondi confluisca sia al Fondo sociale per l’occupazione e la formazione[1] (il 50% di esse), sia al Fondo di rotazione per il finanziamento delle politiche attive. In previsione, nei prossimi anni dovrebbe comunque mantenersi di gran lunga maggioritaria la quota destinata ai Fondi interprofessionali, attestandosi (in costanza del prelievo dei 120 milioni) attorno al 70% dell’intero 0,30.
[1] Si tratta di un fondo gestito dal Ministero del Lavoro (Direzione Generale degli ammortizzatori sociali e degli incentivi all’occupazione).
- I Fondi Paritetici Interprofessionali
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I Fondi interprofessionali sono finanziati attraverso il trasferimento di una parte del contributo obbligatorio contro la disoccupazione involontaria (lo 0,30% della massa salariale lorda) versato all’Inps da tutte le imprese private con dipendenti. L’impresa, attraverso il modello Uniemens (ex DM10) o DMAG per gli operai del settore agricolo, sceglie a quale Fondo aderire; l’Inps, a sua volta, trasferisce le risorse al Fondo da essa indicato.
L’Isfol per conto del Ministero del lavoro gestisce il Sistema permanente di monitoraggio delle attività formative finanziate dai Fondi interprofessionali che fornisce dati relativi ai piani formativi, ai progetti contenuti nei piani, ai lavoratori e alle imprese coinvolti nella formazione.
Adesioni
Il numero di adesioni si assesta sulle circa 930mila imprese e circa 9,6 milioni di lavoratori delle imprese aderenti (tab. 2.4). Con un tasso di adesione pari al 71% per le imprese e all’83% per i lavoratori delle imprese aderenti. Valori che in termini percentuali si collocano nel solco del trend già rilevato negli ultimi anni nel quale si segnala una forte capacità di attrazione del sistema dei Fondi, cresciuta in concomitanza con il contemporaneo depauperamento del canale di finanziamento regionale.
Il dato sulla dimensione media delle imprese aderenti ai Fondi, conferma quanto già rilevato in passato, le micro-imprese si confermano come il principale serbatoio di adesioni per i Fondi con l’84,1%, mentre le grandi rappresentano lo 0,4%.
Disponibilità finanziaria dei Fondi
In oltre un decennio (a partire dal 2004) i Fondi interprofessionali hanno gestito circa 5,2 miliardi di euro, per una media annuale che si attesta intorno ai 450 milioni l’anno[1]. Basandosi sul 2014 il valore medio contributivo per lavoratore è di circa 65 euro, con però forti oscillazioni tra Fondi in relazione alla presenza delle caratteristiche del tessuto produttivo delle adesioni.
[1] Come noto, i Fondi interprofessionali sono finanziati attraverso il trasferimento di una parte del contributo obbligatorio contro la disoccupazione involontaria (lo 0,30% della massa salariale lorda) versato all’Inps da tutte le imprese private con dipendenti. L’impresa, attraverso il modello Uniemens (ex DM10) o DMAG per gli operai del settore agricolo, sceglie a quale Fondo aderire; l’Inps, a sua volta, trasferisce le risorse al Fondo da essa indicato.
Le attività formative finanziate
I piani formativi
Nel periodo gennaio 2014-giugno 2015 si evidenzia un volume di attività programmata del tutto confrontabile con il passato, specie per quanto riguarda piani, progetti e imprese, a dimostrazione di come i Fondi siano stati in grado di assorbire e riorganizzarsi in parte rispetto alle previsioni normative che incidono sul volume dei finanziamenti disponibili.
Quanto fin qui evidenziato ha un riscontro anche rispetto alle risorse approvate (tabb. 2.15 e 2.16). Se per l’intero 2014 si è osservata una diminuzione, ove il contributo dei Fondi passa dai circa 481 milioni dell’intero 2013 a circa 392 del 2104, il primo semestre 2015 vede un incremento rispetto all’analogo periodo del 2014: 277 milioni messi a disposizione dai Fondi nel primo semestre 2015 rispetto, ai 196 circa dell’analogo periodo nel 2014.
Al 30 giugno 2015 i piani conclusi ed elaborabili dal sistema di monitoraggio sono oltre 55 mila (circa il 41% del totale complessivamente approvato dal gennaio 2008 in poi). I piani individuali, per le loro caratteristiche intrinseche e l’iter amministrativo-gestionale più agile che ne consegue, sono quelli con la percentuale di conclusione sugli approvati più elevata, circa il 61%, mentre di contro i piani aziendali si fermano al 36,8%: in tal caso pesa il notevole afflusso di questa tipologia di piani tra i nuovi approvati negli ultimi semestri.
Rispetto alle finalità dei piani negli ultimi tre semestri non si notano particolari variazioni rispetto al passato. Continuano ad essere tre i temi maggiormente presenti nei piani, a partire dal mantenimento/aggiornamento delle competenze, seguito dalla competitività d’impresa e innovazione e della formazione obbligatoria.
Rispetto alle specifiche tematiche della formazione, ancora una volta la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro si afferma come la più ricorrente con percentuali che si confermano a livello delle passate annualità, seppure con una lieve discesa rispetto allo scorso anno. Nel periodo considerato si è arrivati a oltre il 43% dei progetti e al 44% dei lavoratori coinvolti. Le altre tematiche confermano una certa diversificazione nelle scelte delle imprese, con lo Sviluppo delle abilità personali (16% circa dei progetti), seguita dalla gestione aziendale (12%)
Per quanto riguarda le metodologie formative, l’aula continua a rappresentare l’ambiente di apprendimento di gran lunga più utilizzato (nel 76,4% dei piani e 82,4% dei lavoratori), seppure in decremento rispetto al passato (tab. 2.26). Un ruolo crescente sembra essere assunto dal training on the job e dell’autoapprendimento mediante formazione a distanza.
Le caratteristiche dei lavoratori e delle imprese coinvolte
Per quanto riguarda la tipologia contrattuale dei partecipanti prevale il contratto a tempo indeterminato ma si assiste ad una sua diminuzione nel dato relativo agli ultimi 3 semestri. Proprio in quest’ultimo periodo sembrano essere maggiormente coinvolte figure legate all’evoluzione della normativa (ad esempio gli apprendisti) o che sono state maggiormente colpite dalla crisi (specie lavoratori con contratti a termine).
Per quanto riguarda il livello di istruzione dei formati si evidenzia un bilanciamento, già riscontrato in passato, tra lavoratori con basso titolo di studio (il 50,% circa se consideriamo fino alla qualifica professionale) e lavoratori con diploma e titoli universitari che raggiungono il 49,2% (fig. 2.5).
Non stupisce, pertanto che sia così significativa la presenza di imprese con oltre 500 dipendenti (41,6%) che prevalgono di gran lunga su tutte le altre classi dimensionali. Non si registrano in tal senso particolari variazioni nel tempo. Nonostante ciò può ritenersi significativa la presenza di micro imprese che unite alle piccole (fino a 49 dipendenti) vedono una partecipazione complessiva del 36,8%.
- La formazione gestita dalle Regioni
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Finanziamenti Nazionali
Relativamente al contributo derivante dalla Legge 236/93, come già accaduto per l’annualità 2014, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali non è intervenuto con un nuovo decreto di riparto delle risorse per l’annualità 2015, ma le Regioni hanno continuato a finanziare le iniziative a valere su decreti di riparto emanati nel corso degli anni precedenti.
A tal proposito si evidenzia la novità relativa al D. Lgs. 150/2015 che, a partire dal 2016, di fatto priva le regioni di due strumenti di finanziamento delle attività formative precedentemente disponibili per imprese e lavoratori, la Legge 236/93 e la Legge 53/00.
Per quanto concerne quest’ultima, nel corso del 2015 è stato pubblicato il D.I 87/Segr. DG/2014 che ha ripartito fra le regioni le risorse per l’annualità 2014. Poiché i decreti che si sono succeduti nel tempo hanno previsto la revoca delle risorse non impegnate nei 24 mesi successivi alla relativa pubblicazione, le regioni sono state formalmente sollecitate a trasmettere gli impegni giuridicamente vincolanti necessari allo svincolo delle risorse.
Finanziamenti Europei