La distribuzione delle opportunità formative penalizza l’accesso di alcune categorie svantaggiate, tra cui gli occupati low skilled.
Sul totale degli occupati, hanno partecipato ad attività formative soprattutto coloro che esercitano professioni di alto livello (15,3% intellettuali, 10,9% tecniche). Per le professioni low skilled l’aggiornamento e/o l’acquisizione di nuove conoscenze e competenze avviene assai di rado.
Tuttavia, le previsioni di assunzione delle imprese si concentrano sulle figure professionali a basso livello di qualificazione. Infatti, mentre per le professioni high skilled l’aggiornamento delle competenze avviene principalmente per motivi professionali e durante l’orario di lavoro, per tutte le professioni low skilled ciò avviene in sporadici casi. Chi possiede bassi titoli di studio non solo ha minori possibilità di accedere a posti di lavoro qualificati, ma ha anche minori possibilità di ricevere un’adeguata formazione e di migliorare le proprie prospettive di carriera.
Risulta evidente il mismatch tra domanda e offerta di competenze, con il rischio dell’overeducation e del sottoinquadramento degli individui high skilled e con quello dell’invecchiamento e del deterioramento nel tempo delle competenze possedute dai low skilled.
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