A Padova per parlare di ricerca di genere
08.10.2015 – Si è aperta ieri a Padova la Fiera delle Parole: tredici appuntamenti lungo il corso di quattro giorni per parlare di letteratura, arte, filosofia, spiritualità e provare a leggere il mondo con l’aiuto dei libri e dei loro autori.
Il calendario, fitto di appuntamenti, prevede per venerdì 9 la presentazione del volume curato da Saveria Chemotti e Maria Cristina La Rocca “Il genere nella ricerca storica”, che riunisce i contributi scientifici più rilevanti presentati nell’ultimo congresso della Società Italiana delle Storiche (SIS). In quell’occasione la SIS aveva incoraggiato studiosi italiani ed stranieri a presentare i loro lavori più considerevoli riguardo la storia delle donne e di genere nei suoi intrecci più innovativi con altre discipline come il diritto, la sociologia, l’economia, l’urbanistica e la tecnologia. Ne è scaturito un volume che raccoglie nomi prestigiosi come quelli di Elena Pulcini, Angiolina Arru, Marina D’Amelia ed Elisabetta Vezzosi, oltre ad Antonello Scialdone, ricercatore Isfol esperto di welfare e autore del contributo “Le fatiche della conciliazione. Il fronteggiamento degli oneri di cura tra disequilibri demografici e asimmetrie di genere”. Nel suo saggio Scialdone parte da alcuni esercizi di previsione riguardanti l’impatto dell’attuale crisi sugli equilibri già precari dei nuclei familiari per arrivare alla conclusione che tanto immaginando scenari di uscita positiva che negativa dalla recessione si dovrà comunque fare i conti con alcuni fattori incontrovertibili come l’aumento verticale di soggetti potenzialmente bisognosi di cure, la diminuzione della platea dei possibili caregivers, la perdurante difficoltà dei giovani di guadagnarsi forme di autonomia accanto all’evanescenza dei legami orizzontali nell’ambito familiare, causato dalla diminuzione dei tassi di fecondità. Tutti questi fattori, secondo l’analisi di Scialdone, concorrono in prospettiva ad aumentare le fatiche della conciliazione e dei costi che vengono scaricati in maniera sempre più elevata sia sulla componente femminile della forza lavoro che sui soggetti bisognosi di cure. Le evidenze riportate nello studio restituiscono un’immagine delle famiglie italiane fortemente penalizzate rispetto nei confronti internazionali per quanto concerne indicatori fondamentali in tema di impiego femminile, povertà infantile, tassi di fertilità, e soprattutto disparità di genere (rispetto a cui il nostro Paese si trova negli ultimi posti tra i paesi OCSE solo dopo Massico, Turchia e Portogallo). Come se non bastasse si evidenzia che la quota destinata alla famiglia nel nostro sistema di protezione sociale ci colloca da anni nei posti più bassi della graduatoria UE. Proprio partendo da questo scenario Scialdone dedica l’ultima parte del saggio all’esame degli interventi già realizzati e quelli da mettere in campo per affrontare il tema della conciliazione. Dall’analisi risulta che i provvedimenti legislativi attuati fino ad oggi nel nostro Paese appaiono deboli e incapaci di produrre un cambiamento effettivo; le piste operative che invece potrebbero essere seguite dovrebbero poggiare sulla teoria della responsabilità mista tra due fonti di sostegno (la famiglia e le istituzioni pubbliche) e sul fronte dei contesti lavorativi promuovere culture e prassi family-friendly. In sintesi si deduce che per vincere la partita della conciliazione è necessario mettere al centro delle politiche pubbliche da una parte soluzioni legislative tese a valorizzare il lavoro di cura e dall’altra misure che coinvolgano la popolazione maschile e la indirizzino verso comportamenti virtuosi.
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