Agricoltura sociale. Partecipazione, appartenenza e comunità
13.12.2016 – Si è tenuto oggi il convegno nazionale organizzato dal CREA e dall'INAPP, in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale sulla Disabilità istituito presso il Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, nell’ambito delle attività della Rete Rurale nazionale.
La giornata ha l’obiettivo di mettere a fuoco quelle pratiche di agricoltura sociale che hanno rappresentato una vera e propria opportunità per favorire la cittadinanza attiva di quelle persone che a causa di difficoltà fisiche o psichiche, in condizioni di disagio, dipendenza, detenzione o altro vivevano condizioni di marginalità. Questo perché si è avuto modo di constatare negli anni che mediante percorsi di formazione, inserimento lavorativo, socializzazione, terapia attivati in azienda agricola era possibile (ri)acquistare un vero senso di appartenenza alla propria comunità e ritrovare quindi il proprio posto nella società.Per l’INAPP erano presenti Massimiliano Deidda, che ha svolto un intervento introduttivo, Daniela Pavoncello, che ha illustrato i primi risultati dell’indagine campionaria e qualitativa, Alessandra Innamorati, che ha riportato in plenaria una sintesi di una delle due sessioni tematiche pomeridiane, e Pietro Checcucci, che ha fatto un bilancio dei lavori della giornata, fornendo spunti di riflessione per il proseguimento delle attività. Daniela Pavoncello, in particolare, si è soffermata sui primi risultati del progetto “Il farming for health: l’agricoltura sociale come opportunità per l’inclusione sociale delle persone con disabilità” ed ha sottolineato come il valore aggiunto dell’economia sociale sia confermato in almeno tre aspetti fondamentali: 1) essere uno strumento di risposta ai bisogni crescenti della popolazione sia in termini educativi che di produzione agricola sostenibile, e questo dal punto di vista sociale, economico, ambientale, e in termini di offerta di servizi socio-sanitari e socio-lavorativi 2) mettere in campo valori nuovi (learning by doing) e nuovi modelli di intervento a sostegno del raggiungimento della piena dignità delle persone disabili come sancito dalla Convenzione ONU sulla disabilità 3) consentire una condivisione dell’esperienza professionalizzante tra persone con disabilità e non, in un’ottica di reciproca crescita sia individuale che collettiva, umana e professionale.
Per approfondire: