Generazione Neet

Giornata di studio alla Sapienza

Strumenti per la formazione

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30.11.2015 -  Si può parlare di generazione Neet? Con questo interrogativo, contenuto anche nel titolo del convegno, si è aperta venerdì 27 novembre la giornata di studio in onore di Gianni Statera  presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza.

Stella Agnoli nel suo discorso di apertura del seminario Neet Generation? Giovani in cerca di futuro ha sottolineato la necessità di problematizzare una questione molto complessa come quella dei giovani Not in Education, Employment or Training ossia fuori da tutti i percorsi di studio, formazione e lavoro. Secondo i dati europei si tratta di un esercito di giovani che per diversi motivi non partecipa più all’attività produttiva del proprio Paese, un fenomeno tanto diffuso da spingere gli studiosi ad interrogarsi sulla possibilità di definire quella dei Neet una vera e propria generazione. A discuterne nell’Aula Oriana di via Salaria 113 molti studiosi e ricercatori concordi nel ritenere che il fenomeno Neet rappresenta da tempo un indicatore centrale per definire alcuni processi come ad esempio il passaggio all’età adulta o il disallineamento tra sistema formativo e opportunità occupazionali e infine la marginalità sociale della popolazione giovanile. Tutti temi che hanno trovato spazio nelle relazioni di Stefano Nobile, Carmelo Lombardo e diversi altri ricercatori, tra i quali Sofia Demetrula Rosati e Anna Ancora dell’Isfol che hanno che hanno presentato gli esiti di alcune ricerche sul tema. Secondo i dati dell’indagine che ha lavorato su un campione di giovani tra i 25 e 34 anni residenti in quattro regioni italiane: Lombardia, Lazio, Campania e Puglia la maggior parte di inattivi sono donne (59,4%). Nella maggioranza dei casi il motivo della protratta inattività è legata all’attesa di un lavoro e la quasi totalità del campione dichiara di voler cambiare tale condizione grazie ad una nuova occupazione. I sentimenti che prevalgono tra i giovani inattivi sono la frustrazione, la rabbia e l’angoscia tratti molto simili a quelli riscontrati nei disoccupati. Uno dei dati più sorprendenti, secondo le ricercatrici Isfol, riguarda quel 74% degli intervistati che non sa definire la propria competenza professionale. Rispetto a questa criticità l’Isfol propone come strategia di contrasto l’utilizzo del bilancio di competenze che è uno strumento ancora poco impiegato ma in prospettiva molto utile. Le conclusioni dell’intervento dell’Isfol si sono agganciate con quelle della giornata di studio dalla quale emerge la presenza di una grande contenitore chiamato Neet all’interno del quale si trova una generazione bloccata da un vuoto di opportunità professionali e di orientamento che cerca di trovare un proprio spazio e una propria identità.

Per approfondire:

Programma

Presentazione Ancora

Categoria: Lavoro , Mercato del lavoro
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