Transizioni scuola-lavoro

Il dibattito presso l'Università di Perugia

11.07.2016  – Ospite d’onore all’incontro organizzato dal Dipartimento di Economia dell’Università di Perugia, Tito Boeri è intervenuto lo scorso 4 luglio sul tema “Transizione scuola-lavoro” alla presenza di una folta platea di studenti ed esperti.

Al tavolo dei relatori coordinato dalla professoressa Mirella Damiani, insieme al  Presidente dell’Inps, sedeva anche Andrea Ricci economista e ricercatore Isfol impegnato da anni sui temi del mercato del lavoro e del capitale umano. Nella sua relazione Ricci ha presentato i risultati degli ultimi studi realizzati sul tema che lo hanno visto affrontare diverse piste di ricerca. La prima, che ha preso  le mosse dall’Indagine sulle Transizioni Scuola Lavoro (TSL) condotta dall’ Isfol nel 2014 su un campione rappresentativo di oltre 45000 giovani di età compresa tra i 20 e i 35 anni, si è concentrata sull’analisi dei rapporti che intercorrono tra «qualità» dei percorsi formativi e transizioni verso l’occupazione, soprattutto riguardo la forza lavoro più giovane. I risultati, presentati all’auditorium di giovani universitari, hanno messo in luce fondamentalmente due aspetti, ossia che investire in istruzione (anche umanistica) aumenta sempre la probabilità di occupazione per i giovani, indipendentemente dalla scelta dell’ambito disciplinare e in seconda battuta che investire in studi di tipo scientifico aumenta le prospettive occupazionali soprattutto per le donne. Rispetto agli ambiti territoriali la ricerca evidenzia come l’investimento in istruzione offra prospettive occupazionali relativamente migliori nelle regioni del Centro-Sud rispetto a quelle del Nord, dove le lauree di tipo umanistico sono associate ad una probabilità di occupazione (32,7%) del tutto analoga a quella che si registra per le lauree di tipo scientifico (32,9%), discorso diverso nella macro-area del Centro dove la specializzazione nelle materie scientifiche offre maggiori opportunità di occupazione rispetto alle altre. La seconda parte della relazione di Ricci si è concentrata sull’analisi del nesso che intercorre tra caratteristiche demografiche degli imprenditori e qualità dell’occupazione, partendo dai dati della Rilevazione sulle Imprese e i Lavoratori (RIL) condotta da ISFOL nel 2010 su un campione rappresentativo oltre 25.000  società di persone e società di capitali. I risultati indicano il livello di istruzione degli imprenditori come fattore potenzialmente cruciale per incentivare  la domanda di lavoro di buona qualità intesa come occupazione stabile, investimento in formazione professionale e crescita salariale, quello che però si rileva nel tessuto produttivo del nostro Paese, secondo Ricci, è ancora un “mismatch» tra livello di istruzione dei lavoratori, inquadramento contrattuale e riconoscimento dei premi salariali con conseguente indebolimento delle prospettive professionali e reddituali dei lavoratori più qualificati. Per questo le indicazioni conclusive fornite dal ricercatore dell’Isfol vanno nella direzione di suggerire una politica economica che promuova   misure normative locali e nazionali capaci di aumentare il capitale umano imprenditoriale come meccanismo per valorizzare le risorse umane nei mercati interni del lavoro.

Per approfondire:

Intervento Andrea Ricci

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