Nuova analisi Isfol

Il ruolo del capitale umano in Italia

31.03.2016 – E’ uscito oggi il volume Isfol a cura di Andrea Ricci su ‘Crisi economica, imprese e lavoro: il ruolo del capitale umano in Italia’.

Il testo analizza da diversi punti di vista e sotto numerosi aspetti la funzione e il peso del capitale umano nel contesto dell’attuale crisi economica e alla luce delle dinamiche del mercato del lavoro. Molti gli spunti e gli approfondimenti a partire dall’analisi della relazione tra qualità dell’istruzione e condizione occupazionale dei giovani. Da questo approfondimento emerge una polarizzazione che vede da una parte una situazione per cui l’investimento in istruzione e in particolare la specializzazione in materie tecniche-scientifiche rappresenta effettivamente uno strumento per uscire dalla condizione di non occupazione e transitare verso contratti a tempo indeterminato e dall’altra una situazione per cui quelle stesse scelte di istruzione e orientamento non sembrano agevolare l’inserimento lavorativo con contratti atipici e/o a tempo determinato. In altri termini i soggetti più istruiti hanno maggiori probabilità di transitare verso occupazioni stabili ma non di accedere a rapporti di lavoro atipici. Sempre in ottica di capitale umano altamente qualificato, il volume analizza i fattori di attrazione e di espulsione in grado di influenzare in maniera significativa la mobilità di dottori di ricerca. Ne emerge che insieme a motivazioni di ordine economico e personale ce ne sono altre che incidono sulle scelte migratorie dei laureati italiani e che fanno riferimento alla qualità delle istituzioni informali. Per questo studio i ricercatori dell’Isfol hanno utilizzato un indice specifico, l’Instututional Quality Index (IQI), che indaga cinque dimensioni della qualità delle istituzioni informali: partecipazione della società civile, efficacia dell’azione pubblica dei policy maker, qualità della regolamentazione per promuovere l’attività privata, certezza di diritto e corruzione. I risultati mettono in evidenza come all’aumentare del livello dell’IQI della regione di destinazione, aumenta notevolmente la probabilità migratoria del dottore di ricerca ma se lo stesso valore aumenta nella regione dove si è conseguito il dottorato la probabilità migratoria diminuisce notevolmente. Infine il testo offre un affondo sulla relazione che intercorre tra investimento in formazione professionale e propensione ad adottare accordi integrativi da parte delle imprese. Gli esiti dell’analisi dimostrano che l’intensità dell’investimento formativo incide positivamente soprattutto quando la contrattazione di secondo livello riguarda l’erogazione di premi salariali, meno se gli accordi integrativi interessano l’organizzazione del lavoro. Il motivo risiede nel fatto che spesso i premi salariali sono utilizzati per ridurre il rischio che lavoratori per i quali l’impresa ha fatto un investimento formativo possano accettare offerte da altre aziende che in questa maniera beneficerebbero dei rendimenti di competenze di cui non hanno sostenuto i costi.

Per approfondire:

Crisi economica, lavoro e imprese. Il ruolo del Capitale Umano in Italia

RIL – Rilevazione su Imprese e Lavoro

InTransizione

Qualità del lavoro

Indagine sulla mobilità geografica dei dottori di ricerca

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