Condizioni di vita e scenari di lavoro

Un seminario sui fenomeni migratori

13.04.2016 – Sociologi, economisti e storici si sono confrontati ieri durante il seminario organizzato dalla Fondazione Di Vittorio sul tema “Migrazioni, crisi, lavoro”.

Numerose le prospettive di approfondimento tese ad aggiornare temi già sviluppati nel corso di precedenti incontri centrati sull’analisi delle analogie e differenze di diversi flussi migratori. Nel programma presentato in apertura dei lavori da Elisa Castellano, coordinatrice Archivi e Biblioteche della Fondazione, erano presenti temi quali il diritto di migrare, i processi di emancipazione legati alla mobilità, la democratizzazione del concetto di frontiera, l’accesso di popolazioni straniere a schemi di welfare ed ovviamente l’impatto della crisi sulle migrazioni.  Tra gli studiosi intervenuti Enrico Pugliese, ordinario di Sociologia presso La Sapienza, che ha sottolineato la stretta attualità di  una ripresa eccezionale dell’emigrazione italiana, legata in misura consistente a bassi titoli di studio e pertanto paragonabile a quella degli anni ’60. Maddalena Tirabassi, direttrice del centro Altreitalie, si è invece concentrata sull’analisi di genere legata ai flussi di mobilità geografica, illustrando i profili  secondo cui l’esperienza migratoria si qualifica come strumento capace di ridefinire i rapporti uomo-donna, agendo come mezzo per raggiungere l’emancipazione soprattutto per le donne provenienti da Paesi che non ne riconoscono i diritti: ne è scaturito un racconto per parole ed immagini nel corso del quale il genere è emerso come strumento potente di analisi della storia e della società. Anche l’Isfol è stato chiamato a fornire il proprio contributo al dibattito attraverso la relazione di Antonello Scialdone, esperto di tematiche legate all’inclusione sociale, che ha offerto un approfondimento riguardo gli impatti della crisi sulla condizione dei migranti e le prospettive sociodemografiche rivenienti dall’analisi di scenari e dati delle principali organizzazioni sovranazionali: combinando ad esempio recenti surveys di Ocse e Gallup, si rileva come l’aumento dell’incidenza della popolazione straniera nei Paesi più ricchi non ha aumentato le opportunità di integrazione e come addirittura proprio tali contesti geografici manifestino le maggiori chiusure rispetto al fenomeno in esame, a causa di un presunto spiazzamento delle opportunità delle popolazioni autoctone. Bisogna però sforzarsi di cogliere –come suggerito dalla rilettura Isfol- le numerose evidenze che descrivono una netta penalizzazione per reddito e condizioni di vita dei migranti rispetto ai nativi, indotta dalla crisi economica. In particolare rispetto all’Italia è possibile parlare di esiti della recessione piuttosto critici, con un abbassamento complessivo degli standard di vita della popolazione straniera, una conseguente caduta dei livelli di autonomia, oltre alla presenza di patologie legate a condizioni abitative insalubri e di crescenti disuguaglianze di salute. La stessa analisi dei dati Eurostat mostrati da Scialdone sull’incidenza relativa dei profili di elevata deprivazione materiale e dei soggetti a rischio di povertà  a livello nazionale ed europeo mette in evidenza per tutti gli anni dell’ultimo quinquennio un differenziale crescente tra nativi e persona nate fuori dell’ambito UE, chiaramente a sfavore di questi ultimi. Lo scenario complessivo parla ancora di ampie e persistenti asimmetrie economiche e demografiche tra nazioni e continenti che resteranno potenti generatori di migrazioni per il futuro: vengono a confronto due mondi, ovvero quello dei Paesi ricchi dove si registra un inesorabile declino demografico, e l’altro dei Paesi meno sviluppati che raddoppieranno la propria popolazione entro il 2050. Le proiezioni delle Nazioni Unite discusse nel seminario sostengono l’ipotesi secondo cui nei prossimi decenni l’esodo dalle realtà più deprivate si intensificherà notevolmente. Nelle  conclusioni, Scialdone ha proposto alcuni suggerimenti per un percorso di integrazione efficace, che non può non partire dalla riflessione sui costi della mancata inclusione dei migranti,  proseguire con la costruzione di uguali opportunità di accessi ai servizi, e promuovere  approcci realistici per un modello di multiculturalismo civico. L’indicazione è quella di guardare alle migrazioni con la considerazione che si deve ad un fenomeno ormai strutturale, senza sottovalutare la dimensione temporale ed il termine medio-lungo di  processi finalizzati all’integrazione.

Per approfondire:

Programma

Slide Scialdone

Azioni sul documento