Cnel: presentato il rapporto sul mercato del lavoro 2010-2011

I più a rischio rimangono i neet

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14.07.2011 - Ancora difficile la situazione del mercato del lavoro in Italia. Ad affermarlo è il Cnel che ha presentato oggi, alla presenza del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Maurizio Sacconi, il Rapporto annuale sul Mercato del Lavoro 2010-2011.

I dati parlano chiaro, l’economia italiana è ancora troppo debole per far fronte alla domanda di lavoro. Nel 2011 diminuisce ancora l’occupazione mentre le proiezioni per i prossimi mesi prevedono un aumento dei tassi di disoccupazione. La ricetta secondo il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro è quella di passare dalle politiche passive a sostegno del reddito dei lavoratori disoccupati verso misure che incentivino il rientro nel circuito produttivo dei lavoratori che hanno perso il posto.


Solo in questa maniera si argina il rischio più grande ossia quello di trasformare una disoccupazione temporanea in una situazione strutturale. I soggetti più esposti a questo pericolo sono i giovani. Secondo il rapporto, infatti, nel 2011 si aggrava il fenomeno dei neet (not in education or training not in employment) cioè coloro che risultano fuori da ogni percorso sia lavorativo che formativo. Se prima della crisi il tasso dei neet  si aggirava intorno al 16% per la fascia 16-24 anni e al 24% per quella 25-30 anni oggi le percentuali sono salite rispettivamente al 18,6% e  al 28,8%.


Le cose non vanno meglio neanche per quelli che posseggono un’occupazione. Prima della recessione quasi il 31% dei giovani con contratto temporaneo passava l’anno successivo ad avere un lavoro permanente, nell’ultimo anno invece questa percentuale è scesa a poco più del 22%. Segnali preoccupanti anche sul fronte della formazione dove resta ampio e crescente il fenomeno dell’overeducation, secondo il quale i laureati accettano lavori che richiedono bassi livelli d’istruzione a causa della progressiva diminuzione delle opportunità professionali.


Un capitolo a parte è riservato alla dimensione territoriale che ancora una volta registra la caduta dell’occupazione nel Mezzogiorno. Il 2010-2011 ha segnato un aumento della distanza tra Nord e Sud rispetto alla quale le differenze dei tassi di crescita delle due aree contano solo in parte. Difatti, nonostante la crisi abbia investito tanto il Meridione quanto il Settentrione dell’Italia, la dimensione delle perdite occupazionali nelle due aree è molto diversa (-5% al Sud contro il -1,5% del Nord). Se poi si includessero nella definizione di disoccupati anche gli inattivi si otterrebbe un aumento del tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno pari al 24,5%.

Anche l’occupazione femminile non presenta per il 2011 segnali positivi. Secondo il Rapporto il divario di genere si è ampliato a causa del sottoutilizzo del capitale umano che ha portato, soprattutto per le donne, ad un aumento della quota delle sottoinquadrate.


Cresce invece l’occupazione femminile nei servizi ad alta intensità di lavoro e a bassa qualificazione anche in seguito alle massicce regolarizzazioni delle donne straniere impiegate nei servizi di cura e assistenza alle famiglie.
In relazione agli immigrati, il Rapporto del Cnel sottolinea che nell’ultimo biennio la componente straniera è stata fondamentale nel contenere la contrazione complessiva dell’occupazione. Va però rilevato che l’aumento del numero di occupati immigrati è da ricondurre essenzialmente alla crescita demografica e ai ritardi di permessi di soggiorno per lavoro e non ad una migliore occupabilità degli stranieri.

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