Intervista a Valeria Scalmato ed Enrica Marsili
Indagine occupazionale e dei percorsi triennali di istruzione e formazione professionale
Percorsi triennali
12.05.2011 - Formazione professionalizzante, laboratori, stage: la dimensione applicativa dei percorsi triennali di istruzione e formazione professionale soddisfa gli studenti e il mercato del lavoro. Sono buoni infatti i risultati dell’indagine Isfol che analizza gli esiti occupazionali dei corsi triennali. Ma chi sono i ragazzi che scelgono questo percorso formativo e come si avvicinano al mondo del lavoro? Valeria Scalmato, coordinatrice dell’indagine ed Enrica Marsilii ricercatrice Isfol, ci anticipano alcune risposte dell’indagine che si è chiusa a febbraio 2011.
Chi sono i ragazzi oggetto dell’indagine?
Sono giovani che si sono qualificati nel 2006/2007 nei percorsi triennali di istruzione e formazione che, come è noto, rappresentano il canale alternativo alla scuola per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione fino a 16 anni e il diritto-dovere fino al conseguimento di una qualifica.
E’ interessante sottolineare l’identikit di questi ragazzi che sono in maggioranza maschi, italiani, che hanno conseguito la qualifica in un’agenzia formativa accreditata nelle Regioni del Nord. Si tratta di giovani che provengono da famiglie di bassa estrazione sociale e livelli di istruzione e a rischio di dispersione. Peccato che il termine non renda conto, come spesso succede, della realtà delle cose e degli eventi: non sono, in genere, i ragazzi “a disperdersi”. Sono semmai le istituzioni educative che non riescono ad attrarli a sé con esperienze di apprendimento ricche e gratificanti e soprattutto rispondenti ai loro stili di apprendimento basati sull’esperienza, sugli interessi, su ciò che a loro sta a cuore, mobilitando le risorse che possiedono.
Quale è il loro curriculum scolastico?
A questo proposito trovano conferma dati ed esperienze note da sempre a chi si occupa di formazione professionale sul pregresso scolastico di questi giovani. Vi è una presenza significativa di ragazzi con esperienze scolastiche precedenti caratterizzate da fallimenti e demotivazione verso l’apprendimento tradizionale. Sono giovani che hanno ottenuto la vecchia licenza media con il giudizio di buono-distinto per il 45% e con sufficiente nel 42% dei casi. Il bagaglio formativo non è tale, quindi, da precludergli percorsi alternativi come la scuola tanto che la maggioranza di loro ha provato a iscriversi in prima battuta, subito dopo la vecchia licenza media, ad un istituto scolastico. Dopo aver sperimentato uno o due anni di insuccesso scolastico si sono poi reindirizzati verso i percorsi triennali, soprattutto su consiglio di conoscenti, amici e famiglie. Questo sembra ancora una volta riportare l’attenzione verso il problema della inadeguatezza dei nostri sistemi di orientamento nel supportare i giovani nelle fasi critiche di scelta.
I risultati di placement sono particolarmente buoni. Quali sono a vostro avviso i fattori determinanti di questo risultato positivo?
I risultati sono particolarmente buoni. Infatti, dei 3600 giovani qualificati nell’a.s.f 2006/2007 e intervistati a tre anni dal conseguimento della qualifica, circa il 60% ha trovato un’occupazione che è per giunta da loro considerata coerente con il percorso svolto.
Il 40% invece non lavora perché o è in formazione o ha perso il lavoro a causa della crisi o del carattere di stagionalità di alcune figure professionali.
Tra i tanti fattori di successo è opportuno evidenziarne almeno tre. Il primo è sicuramente legato all’aspetto professionalizzante di tali percorsi che consente ai giovani di acquisire in tempi brevi competenze immediatamente spendibili nel mercato del lavoro, anche se a un livello iniziale. A questo si lega un secondo fattore di successo rappresentato dall’utilizzo dei laboratori e dalla realizzazione di stage come principali modalità di professionalizzazione e di inserimento nel mercato del lavoro. Sono i ragazzi stessi ad esprimere, come confermato da precedenti indagini svolte dall’area Politiche e offerte per la formazione professionale iniziale e permanente - diretta da Anna D’Arcangelo - notevole soddisfazione nei confronti di tali attività: gli allievi, infatti, attribuiscono particolare rilevanza alla dimensione applicativa e professionalizzante di queste attività.
Infine, altro fattore di successo è rappresentato dalla capacità di lettura dei fabbisogni occupazionali locali da parte delle strutture formative e scolastiche a partire dal repertorio nazionale delle 21 qualifiche professionali.
In quali settori vengono prevalentemente impiegati i ragazzi e con quale tipologia di contratto?
I settori produttivi che offrono maggiore occupazione sono quelli dell’elettrotecnica, dell’industria, dei servizi sociali e alla persona, mentre quelli a più alto rischio sono i settori turistico-alberghiero e dei servizi alle imprese, perché più soggetti al fattore stagionalità.
Inoltre, l’87% degli intervistati svolge un lavoro come dipendente, l’8% autonomo e il 5% ha un contratto di collaborazione. Tra i lavoratori dipendenti, i contratti più diffusi sono quelli di apprendistato (36%) soprattutto nelle Regioni del Centro-Nord, a tempo indeterminato (33%) in quelle del Sud.
Quali sono le principali evidenze della indagine?
Partiamo dal fatto che i giovani hanno dato una valutazione più che positiva dell’esperienza formativa realizzata nei percorsi triennali: l’85% infatti rifarebbe la scelta di iscriversi e il “voto” medio dato dai ragazzi stessi all’esperienza formativa svolta è 8,3 su 10. E’ importante evidenziare che questa valutazione trova il suo fondamento, in primo luogo, nella importante funzione di professionalizzazione svolta da questi percorsi e mirata ad un veloce inserimento professionale di cui abbiamo già parlato. In secondo luogo anche nella fondamentale funzione di rimotivazione verso l’apprendimento tanto che anche quei giovani demotivati e a forte rischio di esclusione sociale hanno continuato a formarsi anche dopo il conseguimento della qualifica.
Va detto che questo giudizio positivo investe principalmente i percorsi a titolarità delle agenzie formative accreditate sia per gli aspetti didattici e organizzativi sia per gli esiti occupazionali, da attribuirsi a buon titolo alla maggiore esperienza maturata nel campo da quelle strutture che valorizzano risorse, esperienze e saperi, lavorando con i giovani con “l'obiettivo della qualità”.
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