Indagine Isfol sull'inserimento lavorativo in azienda di persone con disagio psichico

Si può fare

bulgarelli e felice al convegno sul disagio psichico

bulgarelli e felice al convegno sul disagio psichico

13.12.2011 - L'Isfol mette in campo la prima indagine sulle problematiche dell'inserimento lavorativo di soggetti con disagio psichico in aziende profit. L'indagine, durata 4 anni, si è svolta all'interno del Programma per il sostegno e lo sviluppo dei percorsi integrati di inserimento socio-lavorativo dei soggetti con disturbo psichico (Pro.P), promosso dal Ministero del lavoro.
I risultati sono stati presentati questa mattina a Roma in occasione di un convegno dal titolo: “Si può fare in azienda. Aziende, lavoro e disturbo psichico”.
Dall'indagine, realizzata su un primo campione di 1.000 imprese rappresentative del collettivo delle aziende italiane è risultato che il 6,2% di esse occupa un disabile e il 2,2% occupa un disabile psichico. Sul secondo campione, composto da 495 aziende con più di 15 dipendenti, soggette quindi all'obbligo di assunzione di disabili, la quota sale al 45,5%, pari a 570 persone inserite. Fra queste 570 persone 70 sono disabili psichici.
Rispetto alla valutazione dell'inserimento lavorativo della persona con disabilità psichica è emerso che il 70% delle imprese intervistate ha dichiarato che l'esperienza fatta è stata “molto o abbastanza positiva”. Le valutazioni negative e criticità riscontrate sono riconducibili a cause esterne, legate all'acutizzarsi della malattia o ad aspettative eccessive da parte della famiglia o a cause interne, dipendenti dalla scelta di un modello di selezione del disabile non idonea ai bisogni dell'azienda o nell'aver dovuto affrontare l'esperienza senza il sostegno di tutor esterni.
Il 78% degli intervistati ha affermato che non ci sono stati problemi particolari tra i lavoratori dell'azienda e la persona con problemi psichici.
“Certo – hanno precisato gli autori dell'indagine – questi dati positivi non devono far intendere che questo sia un percorso facile, anzi le difficoltà aumentano se manca l'aiuto dei servizi sociali e sanitari. L'inserimento del disabile non si improvvisa, ma si costruisce giorno per giorno, se il meccanismo scatta, la presenza del disabile mentale in azienda è in grado di accrescere la solidarietà tra i lavoratori e migliorare il clima aziendale”.

Secondo Alessandra Felice, responsabile dell'Osservatorio sull'inclusione sociale dell'Isfol “le priorità d'affrontare per creare i giusti presupposti all'inserimento socio-lavorativo di persone con disabilità psichica sono tre e riguardano l'abbattimento dei pregiudizi, il consolidamento delle reti tra le imprese e la valorizzazione delle buone pratiche. Accanto a questi elementi – ha proseguito la Felice – occorre anche rafforzare le competenze degli operatori che accompagnano i disabili al lavoro. E' ovvio che le vere protagoniste di questo processo sono le imprese, ma esse devono essere incluse in un sistema a rete che coinvolga gli operatori, i tutor aziendali, i dipartimenti di salute mentale e i centri per l'impiego, solo così ci saranno ricadute positive in termini d'inserimento socio-lavorativo di queste persone”.
Per Marzia Fratti, della Regione Toscana “quando si parla d'inserimento al lavoro di questo tipo di disabilità, si deve intendere non assistenzialismo, ma lavoro vero e proprio”.
Giulia Bassetti della Regione Veneto, ha evidenziato la necessità di “creare una base di garanzia affinché ci siano pari opportunità per tutti e per raggiungere tale fine la regione sta lavorando per omogeneizzare le azioni e le politiche sul territorio per rendere più facili i percorsi di accoglienza e inserimento lavorativo”.
Il direttore generale dell'Isfol, Aviana Bulgarelli, ha posto l'accento sulla “necessità di formare sempre meglio gli operatori dei servizi pubblici e i tutor aziendali, per poter contare su competenze sempre aggiornate, in grado di affrontare e gestire queste delicate questioni. In tale prospettiva – ha aggiunto il direttore – risulta importante promuovere la creazione di partenariati di sostegno e accompagnamento, per lo scambio di buone pratiche e l'elaborazione e definizione di linee guida finalizzate all'inserimento socio-lavorativo di persone con disagio psichico”.

Il seminario è stato occasione di confronto tra i soggetti coinvolti a vario titolo nel programma Pro.P che hanno illustrato la propria esperienza e la propria prospettiva di coinvolgimento. Dalla cooperativa sociale, con le testimonianze di Diego Dutto del Consorzio regionale Self e di Cristina Cappelluti della cooperativa agricola Naturalmente, al CNA di Piacenza con l’intervento di Michele Bricchi, all’esperienza della Asl di Piacenza, illustrata da Corrado Cappa che ha riportato i risultati e l’approccio dell’Individual Placement Support, per arrivare all’interessante prospettiva dell’impresa profit con la Banca Popolare di Milano raccontata da Michela Merano, che nell’azienda milanese si occupa direttamente del disagio psichico dei colleghi. Il semiario si è chiuso con una tavola rotonda che ha chiamato a confronto esponenti delle Associazioni dei  datori di lavoro, dei Dsm, delle Regioni e delle Associazioni delle Famiglie, degli Utenti e del volontariato.

 

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