Rapporto Isfol 2012: formazione in impresa

Apprendimento continuo ancora debole

Azioni di accompagnamento

Azioni di accompagnamento

28.06.2012 – La popolazione adulta che in Italia partecipa ad attività di apprendimento è ancora troppo bassa: nel 2010 il 6,2% (contro il 9,1% della media UE) e addirittura il 5,8% nel 2011, valore superiore solo a quello della Grecia. Di certo – spiega l’Isfol nel Rapporto annuale 2012 – ha influito una minore propensione all’investimento formativo da parte delle imprese nel quadro della crisi economica in atto da alcuni anni.

Tra l’altro, la partecipazione agli interventi formativi è maggiore per gli individui più scolarizzati. La posizione nella professione rappresenta un’altra variabile di estrema rilevanza: dirigenti, quadri, imprenditori, liberi professionisti hanno percentuali di partecipazione doppie rispetto agli operai, ai lavoratori in proprio, ai commercianti e agli artigiani. La maggior parte delle iniziative formative (53,8%) si svolge esclusivamente durante l’orario di lavoro e risultano prevalenti le iniziative formative di natura obbligatoria (sicurezza, protezione ambientale e controllo alimentare) rispetto a quelle tecnico-specialistiche.

Secondo i dati Isfol INDACO, tra il 2005 e il 2010 la percentuale di aziende con più di 9 addetti che hanno organizzato iniziative di formazione è passata dal 32,2% al 45,1% ma la media europea arriva al 60%. Risulta inoltre in calo il numero medio di ore erogate per partecipante. La minore diffusione delle pratiche formative nel tessuto produttivo italiano rispetto alla maggior parte dei paesi comunitari è dovuta a limiti strutturali, che riguardano principalmente la minore disponibilità di risorse pubbliche e private e la scarsa propensione, soprattutto delle piccole e micro imprese ma anche delle persone, a considerare la formazione come un investimento per la competitività o per contrastare gli effetti di situazioni congiunturali negative. Considerando le imprese con più di 5 addetti, la prima fase della crisi economica (2009-2010) ha fatto registrare un calo deciso degli investimenti, sia sul versante della produzione (macchinari e, tecnologie), sia su quello delle attività di promozione (marketing e pubblicità). Per quel che riguarda l’investimento in formazione, solo il 4,4% delle imprese ha ritenuto opportuno incrementare questa voce, mentre il 27,9% ha ridotto la spesa.

L’ammontare finanziario complessivamente mobilitato per la formazione continua dei lavoratori in Italia è poco più di 5 miliardi di euro l’anno, di cui circa 1 miliardo viene messo a disposizione dalle leggi nazionali di sostegno (236/93 e 53/2000), dai Fondi paritetici interprofessionali e dal Fondo sociale europeo. L’importo è certamente significativo, ma comunque inferiore rispetto a realtà produttive meno estese (come quella spagnola, con oltre 1,1 miliardi di euro), o simili (come la Francia, con una spesa di circa 2,3 miliardi di euro).

La parte più consistente delle risorse a supporto della formazione continua delle imprese e dei lavoratori deriva dai Fondi paritetici interprofessionali, ai quali aderiscono attualmente oltre 740 mila imprese e quasi 8 milioni di lavoratori. Nel periodo compreso tra il gennaio 2010 e il giugno 2011, i Fondi paritetici nel loro complesso hanno approvato oltre 19.400 piani formativi, articolati in oltre 108.000 iniziative, destinate a più di 1 milione e 900 mila partecipanti appartenenti ad oltre 61.000 imprese.

Rispetto al 2009 e al primo semestre 2010, se da una parte si osserva una diminuzione della formazione per i neo assunti, (che passa dal 17% all’8%), dall’altra si registra un incremento di quella a supporto sia alla mobilità esterna e alla ricollocazione (che passa dallo 0,4% al 14,7%), sia per la formazione legata ad operazioni di delocalizzazione e internazionalizzazione (che aumenta dall’1,9% al 4,8%), ad evidenziare un’attenzione verso temi diversamente legati al periodo di crisi, intervenendo sulle competenze delle risorse umane riallocabili.

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