Il 12,4% dei lavoratori è atipico

Bulgarelli: mercato del lavoro meno permeabile

Isfol_immagine con numeri colorati

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11.01.2012 - In Italia la quota di contratti atipici riguarda il 12,4% degli occupati e tra i giovani la percentuale sale al 25%. Non solo. Il contratto di lavoro atipico rappresenta sempre meno un passaggio verso un’occupazione stabile. Se infatti nel biennio 2008-2010 il 37% dei lavoratori atipici è passato ad un impiego stabile (il 43% è rimasto nella stessa condizione e il 20% ha perso il lavoro) il confronto con il biennio precedente 2006-2008 mostra come il tasso di trasformazione da un'occupazione non standard al lavoro tipico sia sceso di 9 punti, passando dal 46% al 37%.

E’ quanto emerge dai dati dell’indagine Isfol Plus, una rilevazione sull’offerta di lavoro che coinvolge annualmente circa 40 mila individui tra i 18 e i 64 anni e che fa parte del Sistema statistico nazionale.

"Possiamo parlare – ha dichiarato Aviana Bulgarelli, Direttore generale dell’Isfol – di un mercato del lavoro meno permeabile, in cui l’ingresso nel mondo del lavoro prima e la stabilizzazione delle posizioni lavorative poi avvengono con più difficoltà. Il lavoro non standard aumenta le probabilità di transitare verso un impiego stabile. Tuttavia, la velocità di trasformazione di conversione dei contratti flessibili in occupazioni stabili si è ridotta e gli esiti negativi sono aumentati, segnale che la crisi l’hanno pagata in particolare gli atipici e coloro che nel mondo del lavoro ancora non erano entrati a fine 2008".

Ma chi sono i lavoratori atipici? Se tra i lavoratori con meno di 30 anni, uno su quattro ha firmato un contratto atipico, le donne, i laureati e i residenti nelle regioni meridionali sono i più coinvolti in lavori non standard. Si tratta di occupazioni che lasciano un orizzonte molto stretto sul futuro: la metà dei dipendenti a termine ha infatti una continuità che va dai 7 ai 12 mesi e solo ¼ supera l’anno, mentre la durata delle altre tipologie atipiche è ancora minore.

Contratti brevi dunque e poco solidi che hanno subito maggiormente l’impatto della crisi rispetto a forme contrattuali stabili. Nel 2010 gli effetti della crisi hanno infatti comportato la fuoriuscita dal mondo del lavoro di quasi mezzo milione di lavoratori atipici "In conseguenza della crisi globale – ha aggiunto il Direttore dell’Isfol – l’andamento dell’occupazione, e in particolare di quella a termine, ha subito in Europa una netta contrazione nel biennio 2008-2010, come recentemente illustrato nel documento Draft Joint Employment Report 2011 della Commissione Europea. In tutti i paesi europei l’attivazione di politiche volte alla creazione di posti di lavoro stanno rapidamente affermandosi come una necessità complementare alle azioni di risanamento finanziario".

Comunicato Stampa e Allegato statistico

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