Rapporto Isfol 2012

Intervista ad Aviana Bulgarelli

bulgarelli rapporto 2012

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28.06.2012 - Il Direttore Generale dell’Isfol Aviana Bulgarelli, introduce brevemente i contenuti del Rapporto Isfol 2012. Partendo dal concetto di competenza come fattore strategico di crescita dell’economia, Bulgarelli esplicita il senso del focus scelto quest’anno.

“Competenze intese non solo come livello di istruzione ma come mix di abilità e capacità che gli individui possiedono e che continuano ad acquisire durante tutta la propria vita. Competenze di tipo specialistico ma anche competenze di tipo trasversale che portano una persona a  selezionare l’informazione e utilizzarla in vari contesti, a saper interpretare e risolvere i problemi, a saper  innovare e produrre”.

Non siamo di fronte ad un Rapporto che semplicemente tratta, come in passato, di formazione e lavoro ma ad uno studio che  a partire dalle competenze ne coniuga i vari aspetti,  “di tipo formativo sul versante dell’offerta – spiega Bulgarelli -  di tipo mercato-lavoristico  sull’incontro tra domanda e offerta e infine centrato sulla domanda di lavoro, ossia su quelle occupazioni sviluppate dal nostro sistema produttivo”.

Nell’esporre le evidenze di maggior interesse, Bulgarelli parla di una tendenza tutta italiana e suona un campanello di allarme: “dal 2008, oltre a presentare una diminuzione delle professioni ad alto valore aggiunto, così come un decremento delle occupazioni a valore intermedio,  il nostro Paese mostra,  in controtendenza rispetto al resto d’Europa, una forte espansione delle professioni così dette elementari. Ciò evidenzia -prosegue Bulgarelli- che mentre i nostri maggiori competitors europei, seppur in fase recessiva, hanno sviluppato la produzione in alcuni settori ad alto valore aggiunto, l'Italia non ha colto l’occasione della crisi per riconvertire le proprie economie e sviluppare settori ad alta specializzazione".

In Italia dunque siamo ancora indietro sulla qualificazione del capitale umano. Si tratta, spiega Bulgarelli, anche di un fattore storico. “Si registrano livelli di scolarizzazione bassa, abbiamo il 18% di dispersione scolastica tra le corti giovanili e occupati senza qualificazione. Molto si sta facendo per colmare questo gap nei sistemi di apprendimento. Oltre alle filiere tradizionali si va consolidando quella della formazione professionale con numeri che diventano sempre più significativi. Si avvia inoltre la formazione professionale triennale, recentemente diventata ordinamentale, senza trascurare la formazione tecnica superiore. Si tratta di filiere formative che oltre a rispondere meglio alla domanda di lavoro espressa dalle imprese, permettono un  livello di innovazione maggiore rispetto alle filiere generaliste. Tra i percorsi di apprendimento, risulta positivo il contratto di apprendistato, come strumento privilegiato di collegamento tra formazione e lavoro che attualmente coinvolge il 15% dei giovani occupati. Con le recenti riforme che lo riguardano – spiega il Direttore dell’Isfol – l’apprendistato si avvicina sempre più al modello duale tedesco".

Tra i risultati del Rapporto forti evidenze confermano che studiare premia. Esiste infatti una relazione positiva tra titolo di studio, livello retributivo e probabilità di trovare lavoro. “Certo – illustra Bulgarelli - dipende da cosa si studia. Risulta infatti migliore il premio retributivo e occupazionale per lauree tecnico scientifiche, mentre meno positiva è la situazione per chi sceglie lauree umanistiche. Inoltre, studiare in Italia è meno premiante che negli altri paesi europei”.

Qualsiasi percorso si scelga è opportuna una buona conoscenze delle skills richieste dalle imprese e in questo, come ricorda Bulgarelli, Isfol è all’avanguardia, avendo messo a punto il primo sistema integrato, in grado di fotografare nonché di anticipare i fabbisogni professionali del mercato. "Oggi, - prosegue il Direttore dell'Isfol - è necessaria flessibilità da parte dell’offerta formativa che non può più essere autoreferenziale per confrontarsi positivamente con il sistema produttivo. Si devono prevedere inoltre - ha aggiunto - metodologie didattiche innovative, dove la componente esperienziale integra la formazione teorica e dove l’apprendimento passa anche per la partecipazione".

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