Oltre le apparenze
08.10.2012 - Immigrazione sta all’approfondimento come rom sta alla cronaca. E’ quanto, in sintesi, emerge dalla ricerca Isfol: “Etnie e web. La rappresentazione delle popolazioni migranti e rom nella rete internet”, pubblicata nella collana “I libri del Fondo Sociale Europeo”.
L’indagine si è posta l’obiettivo di offrire un contributo alla riflessione sul ruolo dei mezzi d’informazione nella creazione e diffusione di stereotipi basati sull’appartenenza etnica. L’attenzione si è concentrata su cosa accade nel web, un medium ancora poco analizzato riguardo al tema della rappresentazione delle etnie. Gli strumenti utilizzati per compiere l’indagine sono stati il motore di ricerca Google ed il servizio Google News. I risultati sono stati raccolti sulla base della correlazione dei lemmi immigrazione e rom con cinque termini chiave: integrazione, sicurezza, criminalità, cultura, diritti. Dalla ricerca è emerso che la maggior parte dei documenti che parlano d’immigrazione è contenuta nelle sezioni d’approfondimento (quasi il 50%) dei social media e dei siti dedicati all’argomento. Nella trattazione del tema immigrazione prevalgono testi di media lunghezza, quasi il 40% sono composti d’almeno 2000-2500 battute. Significativa è anche la presenza dello stesso argomento in altri format (quasi il 35%) che aggregano documenti, non aventi il carattere dell’articolo giornalistico, come video, immagini e prodotti audio. Per quanto riguarda l’etnia rom le cose sono un po’ diverse: i documenti sono contenuti prevalentemente nei quotidiani e periodici online, scoprendo però, un carattere per lo più legato alle notizie di cronaca, con un 20% di richiami nella categoria delle notizie brevi. Sul fronte dell’analisi del linguaggio, l’informazione online contribuisce ad una rappresentazione non particolarmente stereotipata delle popolazioni migranti e delle etnie perché fa ricorso a termini tendenzialmente neutri, come immigrato e straniero. Allo stesso tempo il linguaggio si presenta ricco di neologismi sintattici che rappresentano le istanze di partecipazione e cittadinanza di cui le popolazioni migranti sono portatrici (cittadini del mondo) e le nuove identità che a tali persone vengono attribuite (nuovi italiani). I termini con accezione “negativa”, se analizzati nel contesto in cui vengono utilizzati, spesso rilevano la finalità di denunciare, proprio attraverso il ricorso a stereotipi, le situazioni di palese mancanza di riconoscimento dei diritti. Più in generale, il contenuto dei documenti che si occupano dei migranti e delle minoranze etniche è prevalentemente orientato alla promozione dell’inclusione, mentre si rileva una più ridotta indicazione dei luoghi delle discriminazioni e dei discorsi discriminatori. Ma dietro questo dato, seppur non negativo, si nasconde, un problema di reale percezione e conoscenza delle discriminazioni. Gli episodi di discriminazioni, infatti, non trovano adeguata visibilità e, come avviene anche nei media tradizionali, appare evidente una tendenza alla loro “normalizzazione/banalizzazione”. Per invertire tale tendenza, conclude lo studio, occorre far acquisire maggior consapevolezza, in particolar modo ai giovani, veri abitanti della rete, sul potenziale che hanno le parole nel produrre rappresentazioni del mondo reale, così come promuovere, a partire dal linguaggio, comportamenti etici e responsabili nelle pratiche culturali, individuali e professionali in ambito politico, amministrativo, formativo ed informativo.
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