Formazione, lavoro e welfare sotto la lente del Censis
06.12.2013 – Rinnovato appuntamento di riflessione sulla situazione sociale del Paese: presentato oggi il Rapporto Censis, giunto alla 47ª edizione. Come di consueto alcuni capitoli del volume sono dedicati all’analisi dei processi formativi e del lavoro e al sistema di welfare nazionale.
Fra i numerosi aspetti presi in esame, nell’indagine vengono sottolineati il ruolo strategico dell'istruzione degli adulti e gli squilibri e le inadeguatezze delle università italiane. Alcuni dei dati su cui riflettere: ancora oggi il 21,7% della popolazione italiana con più di 15 anni possiede al massimo la licenza elementare, inoltre, si è fermato alla licenza media il 43,1% dei 25-64enni. Segnali che accompagnano un innescato processo vizioso tra bassi titoli di studio, problemi occupazionali e scarsa propensione alla formazione. Anche a livello di alta istruzione non mancano i problemi: le università italiane si inseriscono poco all'interno delle reti internazionali di ricerca e registrano difficoltà nel miglioramento della qualità dei servizi e delle strutture di supporto alla didattica, criticità aggravate da perduranti divari territoriali tra Nord e Sud del Paese.
Rispetto alla sensazione di “dilagante incertezza” che avvolge il mondo del lavoro (sono quasi 6 milioni gli occupati che nell'ultimo anno si sono trovati a fare i conti con una o più situazioni di instabilità e precarietà lavorativa) il Censis ribadisce il valore delle competenze in tempo di crisi: aumenta la domanda di competenze informatiche, linguistiche, ma anche e soprattutto tecniche e tecnologiche. Infatti accanto al ridimensionamento occupazionale in settori tradizionalmente forti (tra il 2008 e il 2012 un 10% circa in meno di occupati nelle costruzioni e nella manifattura, -3,8% nella logistica e -1,3% nel commercio) arrivano segnali positivi nel campo delle attività professionali di tipo tecnico-scientifico (+2,3%), quelle di programmazione, consulenza informatica e affini che fanno registrare un trend positivo degli occupati (+4,7%).
Nell’ambito del welfare invece il Censis sottolinea la necessità di finanziare e impiegare meglio le risorse. A fronte di una spesa pubblica per la protezione sociale in Italia pari a quasi il 30% del Prodotto interno lordo si avverte una limatura progressiva della spesa pubblica nel settore che sta impattando seriamente sui bilanci delle famiglie. In particolare si rileva che gli italiani giudicano negativamente le manovre di finanza pubblica sulla sanità, non solo perché hanno tagliato i servizi e ridotto la qualità (61%) o accentuato le differenze di copertura tra regioni, ceti sociali (73%) ma anche perché hanno puntato troppo sui tagli e poco sulla ricerca di nuove fonti di finanziamento, dai fondi sanitari alle polizze malattia (67%).
Rispetto al quadro delineato, secondo Giuseppe De Rita, presidente Censis, ci sono due grandi ambiti che consentirebbero l'apertura di nuove energie, di nuovi spazi imprenditoriali e di nuove occasioni occupazionali: un processo di radicale di revisione del welfare e lo sviluppo dell’economia digitale e della “connettività”, non solo tecnica, fra i soggetti coinvolti nelle varie parti del sistema.