Incontro tra accademia e politica
28.05.2013 - Far dialogare ricerca ed applicazione, coniugare i risultati di indagini con la realtà sociale ed economica del paese. L’Isfol si fa parte attiva in un processo dialettico di confronto tra autorevoli docenti degli atenei di Ancona e di Perugia e il vice Ministro dell’economia Stefano Fassina.
Lo spunto originario del dibattito è stata la presentazione dei dati ISFOL-PLUS avvenuta lo scorso marzo, che fu un’occasione per riflettere sulle ricadute del progressivo utilizzo dei contratti a tempo determinato che si è verificato negli ultimi anni. Dalle indagini dell’ISFOL è emerso che la diffusione dei contratti a termine sembra aver ridotto gli incentivi a formare i lavoratori, la competitività e la produttività delle imprese, favorendo inoltre un aumento della disuguaglianza del mercato del lavoro, senza incrementi significativi dell’occupazione nel medio-lungo periodo. E’ la prima volta che questi argomenti sono stati analizzati in modo sistematico con dati microeconomici.
A fronte di una comunanza di visione, Mauro Gallegati (Università di Ancona), Mirella Damiani e Fabrizio Pompei (Università di Perugia) e Andrea Ricci (Isfol) hanno convenuto sull’opportunità di coinvolgere il vice Ministro Fassina su questa linea di ragionamento. Durante l’incontro sono stati affrontati in particolare tre punti, che partono dal presupposto che i problemi della disoccupazione giovanile, della bassa propensione ad investire in capitale umano da parte delle imprese e la disuguaglianza sono fenomeni che hanno cause al di fuori del mercato del lavoro. Nello specifico, in base alle ipotesi presentate dagli economisti, sarebbe necessario intervenire sulla politica industriale, superando il nanismo dimensionale delle imprese e rinnovare la classe imprenditoriale, meno istruita e più anziana di quella prevalente negli altri paesi europei. Sarebbe inoltre opportuno agire sull’intermediazione finanziaria, per supportare gli investimenti e le iniziative imprenditoriali altamente produttive ed innovative, ovvero quelle che garantiscono la crescita dell’economia e la buona occupazione. Questo ruolo infatti non potrà essere svolto dal sistema bancario tradizionale che, sottoposto a vincoli di bilancio europei sempre più stringenti, tende a finanziare le imprese con alta redditività di breve periodo. Infine, appare necessario investire molto di più nel capitale umano, in innovazione e in ricerca, non solo stanziando maggiori risorse per la scuola, l’università e gli enti pubblici di ricerca, ma contrastando il fenomeno della precarietà del mercato del lavoro.
Nel corso del dibattito il vice Ministro ha sottolineato che a suo avviso l’attuale crisi si è originata dalla crescente disuguaglianza di reddito che i paesi OCSE hanno sperimentato già prima della crisi finanziaria. La crescita della disuguaglianza e la riduzione dei redditi da lavoro a sua volta ha portato una parte crescente della popolazione ad indebitarsi, a ridurre i consumi e quindi a spingere verso il basso la domanda aggregata per i beni e servizi prodotti dalle imprese. In questo contesto si è inserita la crisi finanziaria. Fassina ha inoltre sottolineato l’importanza del vertice europeo del prossimo giugno, per porre con forza e capacità di persuasione l’esigenza di riconsiderare in senso meno rigido i vincoli imposti dalle politiche del rigore.