Definizioni e misurazione del Capitale Umano
18.01.2013 – Misurare il Capitale Umano questo il tema al centro del convegno organizzato oggi da Isfol e Istat presso l’aula magna della sede Istat di via Cesare Balbo per presentare il volume Capitale umano: definizione e misurazioni”. Presenti gli autori del testo che ha visto la collaborazione congiunta dei due enti di ricerca uniti nello sforzo di definire e misurare il cosiddetto Capitale Umano.
Nel nostro Paese, molto spesso” ha affermato Aviana Bulgarelli “assistiamo ad un sottoutilizzo e a una sottodotazione del Capitale Umano e questa è una tendenza che dobbiamo invertire”. Il perché è semplice e lo ha spiegato Leonello Tronti, curatore del volume, quando ha ricordato che l’economia della conoscenza è un fattore chiave di crescita economica e per questo deve tornare al centro delle policy del nostro Paese. “La frontiera della nostra ricerca” ha proseguito Tronti “è legata allo studio dei rendimenti eterogenei del capitale umano e al ruolo della domanda di lavoro”. Riguardo il futuro del progetto Tronti ha parlato della realizzazione di un data base storico, oltre ad una serie di attività seminariali relative all’argomento e soprattutto la prosecuzione del coordinamento delle attività di ricerca in accordo con l’Istat. Nella sessione successiva Marco Centra ha coordinato gli interventi degli autori ognuno dei quali ha riferito del proprio contributo alla ricerca a partire da Marco d’Ercole dell’OCSE, passando per Gilberto Antonelli dell’Università di Bologna e Adriana Di Liberto dell’Università di Cagliari fino a Monica Montella dell’Istat. Per l’Isfol è intervenuto Andrea Ricci che ha fornito una definizione della misurazione del Capitale Umano intesa come il rendimento economico delle competenze, conoscenze ed abilità produttive dell’individuo. Dai risultati della ricerca compiuta dall’Isfol risulta che chi ha una maggiore istruzione viene maggiormente richiesto e questa tendenza ha portato nel tempo ad una polarizzazione occupazionale per cui aumenta il reddito di quelli che hanno studiato di più a sfavore di chi a studiato meno. “Solo in Italia” ha proseguito Ricci “ questa tendenza internazionale è venuta meno e si è assistito all’esatto contrario, ossia un aumento delle carriere dei meno istruiti e una compressione dell’occupazione dei laureati.” Ricci, inoltre, ha ricordato l’importanza di ricerche come questa in quanto “senza dati sulla domanda non possiamo avere un quadro preciso e concreto dell’evoluzione del Capitale Umano. In questo senso, ha poi concluso, l’Isfol si è dotato di INDACO E RIL, due banche dati sui comportamenti delle imprese, ma questo non è ancora sufficiente, solo sommando i dati sulla storia lavorativa degli individui a quelli sui comportamenti delle imprese avremo il quadro del processo produttivo del nostro Paese”.
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