Pmi, formazione e innovazione sociale per un nuovo welfare
30.09.2015 - L’impegno delle piccole e micro imprese che decidono di svolgere un ruolo attivo nella creazione di una società migliore attraverso il riconoscimento dell’ampia sinergia tra i loro interessi e il bene comune è un processo in continua evoluzione che va valorizzato. Se ne è discusso alla Luiss, il 28 settembre, in un incontro promosso da Anima per il sociale nei valori d’impresa (associazione non profit promossa dall’Unione degli Industriali e delle imprese di Roma e del Lazio) e Vises (Volontari per Iniziative di Sviluppo Economico e Sociale, Ong di riferimento di Federmanager). Spunto del confronto fra esperti e addetti ai lavori una recente ricerca dell’Isfol su questo tema, indagine qualitativa realizzata da Paola Nicoletti e pubblicata in un volume della collana I libri del Fondo sociale europeo.
L’incontro è stato introdotto da Sabrina Florio, Presidente di Anima, e da Rita Santarelli, Presidente Vises, che hanno sottolineato l’importanza di questi temi in una fase in cui, col mutare del modello economico, diventa sempre più necessario gestire l’azienda con senso di responsabilità. Infatti in un contesto globale sempre più complesso e interconnesso il successo di un’azienda dipende sempre più fortemente, oltre che dalle competenze e capacità interne, anche dall’ambiente in cui essa opera. Come dimostra la ricerca, ciò determina una sinergia che parte dalle risorse umane e dall’impresa quale soggetto promotore e luogo di formazione e abbraccia l’impegno delle aziende per la diffusione di un nuovo welfare per i territori, i lavoratori e le loro famiglie. Infatti Paola Nicoletti ha ricordato nel suo intervento che “l’impegno delle Pmi nella vita sociale dei territori non rappresenta certamente una novità per il nostro Paese, dove si è sempre sviluppata una forte integrazione con la comunità di riferimento sia sulla formazione che sulle più svariate tematiche di welfare" sottolineando come “molte piccole e medie aziende, nonostante la crisi e la difficoltà in cui operano, siano riuscite a mantenere un rapporto positivo con il territorio e con i loro collaboratori, grazie ad un impegno di ‘responsabilità sociale’ che va spesso al di là della forma attraverso la quale viene trasmesso e comunicato all'esterno”.
Nel panel di approfondimento sono stati discussi, tra gli altri, i temi del rientro del sociale dell’azienda nell’economia ovvero l’impegno crescente delle imprese verso il bene comune, dell’attuale deficit di emersione di comportamenti sociali, del “welfare profittevole” e della finanza sociale d’impatto. Il dibattito ha messo in luce l’importanza di far emergere l’apprendimento implicito nelle Pmi, che dovrebbero fare sistema anche attraverso le reti, strumento privilegiato di diffusione della sostenibilità, così come è stato sottolineato il ruolo strategico di un welfare aziendale mirato e la tendenza ad un nuovo approccio orientato alla “valorietà condivisa del modo di fare impresa”.
In conclusione Luigi Abete ha segnalato che realizzare e far emergere le buone pratiche delle piccole imprese rappresenta la sfida per il futuro e da questo punto di vista possono giocare un ruolo importante per la diffusione anche le aziende di maggiori dimensioni.
Per approfondire: