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Un focus sull’Age management

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12.10.2015 - Nel 2012 la Commissione europea ha riproposto, in un report, le drammatiche previsioni sui drastici cambiamenti che l’azione combinata del calo della fertilità, dell’aumento dell’aspettativa di vita e dei tassi migratori avrebbe prodotto sulla struttura della popolazione. L’Active ageing è quindi diventato uno dei temi al centro dell’attenzione dell’Unione, sottolineato anche con la proclamazione dell’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni. In questo quadro l’Ue ha sempre più rimarcato la necessità di  sviluppare politiche del lavoro secondo nuovi approcci orientati alla gestione dell’età e della diversità (age management ed age diversity) lungo tutto l’arco dello sviluppo professionale, che tengano conto dell’evolversi del rapporto fra individuo, sfera lavorativa e vita familiare, in un’ottica di ciclo di vita. Per approfondire la conoscenza del tema, l’Isfol ha realizzato una indagine qualitativa sulle strategie di age management attuate per fronteggiare l’invecchiamento dei lavoratori e l’obsolescenza delle relative competenze. I risultati di questo lavoro sono raccolti in una pubblicazione ora disponibile online come file pdf scaricabile. 

Il testo, curato da Maria Luisa Aversa, Luisa D’Agostino e Maria Parente, si basa su una survey effettuata su un campione pari a circa il 10% delle imprese italiane con oltre 250 addetti. La selezione è stata effettuata fra quelle che operano nei settori produttivi più significativi rispetto al tema dell’invecchiamento, per ragioni legate all’evoluzione tecnologica, che aumenta il rischio di obsolescenza delle competenze, agli aspetti usuranti di certe mansioni o alla particolare organizzazione dei processi produttivi. Il comportamento delle imprese è stato analizzato in relazione al perdurare della crisi economica e alle sue ricadute sulle dinamiche del mercato del lavoro che investono, in particolare, i lavoratori più giovani e quelli maturi. I risultati confermano la presenza di molteplici “pratiche promettenti” accanto ad alcune buone pratiche più strutturate e consolidate, a dimostrazione di un’attenzione da parte delle imprese, anche se non sempre consapevole, verso una gestione più responsabile delle risorse umane e del ciclo professionale nel suo insieme. 

Per approfondire 

L’age management nelle grandi imprese italiane

 

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