Un nuovo modello di sviluppo è possibile
01.06.2016 – Le varie anime di una comunità, siano esse Terzo settore, imprese, enti pubblici e cittadinanza, possono essere motore di un altro modello di sviluppo fondato su un’economia solidale e civile?
Su questo interrogativo nel febbraio scorso il Centro Servizi per il Volontariato (Cesvol) di Terni e il Dipartimento di Economia dell’Università di Perugia hanno avviato con la collaborazione di CCIAA Terni un ciclo di incontri interdisciplinari per capire come il settore imprenditoriale della provincia umbra si relazioni con il Terzo Settore nella cura del territorio e della comunità, e come le organizzazione solidaristiche possano a loro volta esercitare nei confronti delle imprese ruoli di stimolo per la promozione dell’Economia Civile. Tra gli esperti intervenuti nei seminari dei mesi passati si possono citare Leonardo Becchetti (Ordinario di Economia a Roma Tor Vergata) e Roberto Museo (Direttore CSVnet), il ciclo di incontri si chiuderà il prossimo 7 ottobre con la lectio magistralis di Stefano Zamagni (Università di Bologna).
Nel quinto incontro dedicato a “Infrastrutture per l’economia civile”, tenutosi sabato 28 maggio presso il Cesvol di Terni, la relazione centrale è stata affidata ad Antonello Scialdone, primo ricercatore Isfol attualmente impegnato nella Struttura di Coordinamento scientifico del Dipartimento ‘Lavoro e politiche sociali’. Ricordando che la costruzione di circuiti di partenariato virtuoso tra pubblico, privato e non profit viene invocata dalla strategia europea in tema di investimenti sociali, Scialdone ha proposto una rilettura di approcci ed esperienze che, abbracciando la letteratura internazionale, si è incentrata sull’analisi delle condizioni di efficacia delle collaborazioni, sulla disamina dei ruoli dei vari attori e sui dispositivi che sembrano agevolare la condivisione di conoscenza e l’assunzione di decisioni collettive. E’ stata messa in evidenza pure la necessità di ‘infrastrutture intangibili’ che sono fondate eminentemente sulle dimensioni dell’interazione e che riguardano la varietà di orientamenti culturali, la qualità delle connessioni e la capacità di mobilitare risorse nascoste o sottoutilizzate. Nel corso dell’incontro Scialdone non ha omesso di considerare una serie di limiti e di aspetti critici delle esperienze di cooperazione in questione, non trascurando il rischio di mancato conseguimento degli obiettivi ed anzi di veri e propri fallimenti dell’azione di networking. Una funzione rilevante al proposito viene assolta non solo dal ricorso a metodologie finalizzate all’apprendimento interorganizzativo o dalla disponibilità di spazi vocati allo scambio e alla ‘fertilizzazione reciproca’. Ciò che più conta è “avere presente che si tratta di processi che richiedono tempo e che scommettono su impatti differiti nel tempo, oltre che allargati al contesto. Per questi motivi non è prudente né utile assumere aspettative prospettive di breve termine, mentre è necessario condividere una visione di futuro che possa sostenere l’aspettativa di ‘dividendi’ non ravvicinati. Del resto fiducia e responsabilizzazione sono chiavi dell’economia civile –ha concluso Scialdone-, al pari della convinzione che la fiducia possa generare altra fiducia”.
Per approfondire:
Infrastrutture per l’economia civile. Relazione di A. Scialdone