Audizione del presidente Isfol sui call center
29.05.2014 - Il presidente dell’Isfol Pietro Antonio Varesi, coadiuvato dal responsabile dell’Ufficio statistico Marco Centra, è intervenuto giovedì 29 maggio davanti all’XI Commissione (Lavoro pubblico e privato) della Camera dei Deputati, nell’ambito delle audizioni inerenti i rapporti di lavoro presso i call center.
Al termine dell’audizione, l’Isfol si è candidato a supportare la costituzione di un Osservatorio di settore in grado di monitorare puntualmente e con continuità le problematiche oggetto dell’incontro. Tale proposta è stata apprezzata dal presidente della Commissione Cesare Damiano e dai commissari intervenuti.
Il presidente dell’Isfol nel corso del suo intervento ha sottolineato che quello dei call center è un settore in crescita siasotto il profilo del fatturato. Infatti, nel 2014 si prevede per il comparto dei call center in outsourcing un livello di fatturato pari a 1 miliardo e 300 milioni, in aumento rispetto all’anno precedente del +5.6%. Positivo anche il trend degli addetti. Alcune stime prodotte da Assocontact indicano in circa 45mila gli occupati in attività inbound (in prevalenza concentrate nel Mezzogiorno, con una percentuale di lavoro femminile pari al 70%) e in 35mila gli occupati in attività outbound. Stime di provenienza sindacale indicano in circa 50mila gli occupati in attività inbound ed in circa 30mila in attività outbound.
Sono state poi illustrate dal prof. Varesi le caratteristiche principali del settore. Tra di esse vi è la tendenza ad utilizzare contratti flessibili, un elevato turnover degli operatori e una loro alta qualificazione, che dà luogo a fenomeni di sotto inquadramento. Sono aspetti che hanno favorito l’idea che i call center vadano ad ampliare l’area dei lavori instabili, mal pagati e dequalificati, privi di effetti moltiplicativi sul lungo periodo.
Per quanto riguarda invece la tipologia contrattuale, il presidente dell’Isfol ha ricordato che occorre distinguere tra chi lavora nell’ambito di un sistema inbound, dove quasi la totalità della forza lavoro viene inquadrata con forme di lavoro subordinato, e coloro che svolgono la loro attività con modalità outbound, dove sono ammessi e diffusi i contratti di collaborazione a progetto e, in misura minore, i contratti di lavoro a tempo determinato.
Per approfondire:
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