Contratti a termine e apprendistato

Audizione Isfol Commissione Lavoro

02.04.2014 - Ha avuto luogo oggi l'audizione informale dell’ISFOL alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati come contributo all’esame del Decreto Legge 34/2014, cosiddetto decreto Poletti. Presenti il Direttore Generale Paola Nicastro e Marco Centra, ricercatore. Ha esposto la relazione il Presidente Pier Antonio Varesi.

Primo tema affrontato quello dei contratti a tempo determinato. La riforma contenuta nel recente DL 34/2014, generalizza la facoltà di assumere a termine senza indicazione della causale,  con  due vincoli: la durata complessiva, compresi proroghe e rinnovi, non può superare i 36 mesi e l’introduzione per ciascun datore di lavoro di un limite massimo del 20%  di dipendenti a termine sul totale dell’organico.

Sulla base della documentazione statistica elaborata da Isfol, Varesi si è soffermato sui seguenti punti.

In primo luogo la necessità di misure legislative che favoriscano il prolungamento dei contratti a termine (CT). I dati mostrano infatti come, con la riforma Fornero, il CT sia stato utile a pulire il mercato da forme contrattuali improprie, limitate dalla legge stessa (lavoro intermittente, collaborazioni a progetto, partite iva). Questo ha prodotto come auspicato l’ampliamento di rapporti a termine ma con uno sbilanciamento dei CT  con durata al di sotto dei dodici mesi, compensando le forme contrattuali citate e ponendosi come un possibile punto di  equilibrio tra la flessibilità richiesta dalle aziende e la tutela richiesta dai lavoratori.

Premettendo che l’instabilità legislativa non gioca a favore della valutazione dell’impatto che le nuove normative hanno sul sistema lavoro, Varesi ha poi affrontato il tema del limite massimo del venti per cento  di dipendenti a termine sul totale dell’organico, con possibilità di deroga per le aziande che non applicano la contrattazione collettiva. Per scongiurare di premiare i datori che non aderendo alla contrattazione nazionale possono abbassare tale percentuale, Varesi ha auspicato la riduzione 20% per tutti lasciando possibilità di deroga alla contrattazione nazionale.

Secondo tema affrontato nella relazione, quello dell’apprendistato, dispositivo pensato quale principale strumento di ingresso dei giovani al lavoro, con la Legge 92/2012, ma che non ha sortito gli effetti auspicati. Dopo l’introduzione del Testo Unico per l’Apprendistato il numero di attivazioni di nuovi contratti in apprendistato ha infatti registrato una progressiva e quasi ininterrotta tendenza alla diminuzione.

Al disagio della congiuntura economica ed occupazionale  sfavorevole, si aggiunge l’utilizzo di forme contrattuali percepite come meno impegnative e  più vantaggiose. I tirocini hanno ad esempio raggiunto quasi 50.000 unità e sono aumentati nel corso del 2013 di circa 6.500 unità, a fronte di una riduzione di pari entità delle attivazioni in apprendistato. E’ stato poi auspicato il ricorso ad una forma scritta del piano di formazione (PFI). Tale Piano è infatti il documento da cui le parti traggono certezza dei loro reciproci diritti e doveri in merito alla formazione, anche per dare la sensazione al contesto europeo di dare adeguato peso alla componente formativa.

L’audizione si è chiusa con un veloce giro di interrogativi a cui Varesi ha dato risposta.

Comunicato stampa

Nota audizione Isfol

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