Economia sociale nuovo paradigma di sviluppo

Presentata la 'strategia di Roma'

19.11.2014 - Cominciare a considerare, a tutti i livelli, l'economia sociale come un soggetto  unitario, pur se composto da molte realtà. Questo in sintesi il messaggio uscito dal congresso "Unlocking the potential of the social economy for EU growth", messo in evidenza dal prof. Carlo Borzaga, Università degli Studi di Trento – Euricse - Iris Network, durante la presentazione della "Strategia di Roma", il documento conclusivo del dibattito sull'economia sociale, promosso nell'ambito delle attività del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea.

L’evento è stato organizzato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali in collaborazione e con il contributo finanziario della Commissione Europea e il supporto dell'Isfol.

Il documento presente nel sito della conferenza (www.socialeconomyrome.it) è stato consegnato al Ministro del lavoro Giuliano Poletti con l'invito a farsene portavoce presso il Presidente del Consiglio italiano e le istituzioni comunitarie.

Il ministro Poletti, nel corso del suo intervento ha sottolineato la necessità di non definirsi più come 'l'atra economia', bensi, considerarsi come parte essenziale dell'economia e della società. Questo il nuovo approccio d'adottare. Infatti, è il pluralismo delle forme che migliora il mercato non la competizione tra stesse tipologie d'impresa. L'idea del pluralismo porta con sè due parole fondamentali: libertà e responsabilità. Per raggiungere questo obbiettivo l'economia sociale deve stare pienamente dentro il mercato, le istituzioni e la società. Lo sforzo che bisogna mettere in atto è far diventare l'economia sociale uno degli strumenti utili per far diventare l'Europa migliore.

Sono 15 milioni gli europei che lavorano dentro l'economia sociale, ha ricordato Riccardo Bonacina di Vita, aprendo la tavola rotonda.

Per lo spagnolo Juan Antonio Pedreno del CEPES "serve un'economia sociale in uscita". Occorre oggi avere una maggiore attenzione per i 'beni comuni' al fine di favorire ancor più il loro sviluppo. Questa l'opinione di Giuseppe Guerini dell'Alleanza delle cooperative sociali italiane, realtà che occupa 375mila persone di cui 35mila sono lavoratori svantaggiati e circa la metà di essi disabili. Per Guerini è necessario promuovere un modello economico più equo e partecipato, con un migliore accesso alle risorse. Ci sarà maggiore progresso in Europa se ci sarà più giustizia sociale ed equità.

La voce dell'economista belga Jacques Defourny ha posto in evidenza che le imprese sociali sono i principali veicoli per garantire il pluralismo economico a tutti, perseguendo così il bene comune.

Pietro Barbieri, portavoce del Forum Terzo Settore, ha invece posto l'accento fra l'altro,sul fatto che "le radici che giudano l'impegno civico dei cittadini non devono andare perse".

Da un'accento all'altro. Jan Olsson di Reves - Svezia ha rimarcato l'importanza della partnership tra i diversi soggetti del settore operanti nei territori. L'italiana Giovanna Melandri del G7 Task Force ha ricordato che l'economia sociale può rappresentare un perno intorno al quale costruire un nuovo modello di sviluppo.

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