Rapporto di monitoraggio 2014
19.12.2014 – E’ uscita la quarta edizione del Rapporto di Monitoraggio sul mercato del lavoro dell’Isfol che anche per il 2014 si impegna a restituire una fotografia dettagliata dell’evoluzione del mercato del lavoro nel nostro Paese. I risultati riflettono un quadro di grande criticità vista l’attuale fase recessiva, tanto da registrare un balzo indietro di quasi 10 anni dal punto di vista dei tassi di occupazione, per quanto gli ultimi dati sulle comunicazioni obbligatorie forniti dal Ministero del Lavoro presentino alcuni timidi segnali di ripresa.
Il Rapporto mostra inoltre come alla caduta di occupazione si affianchi la diminuzione di intensità di lavoro delle persone occupate intesa come contrazione delle ore mediamente lavorate, aumento dell’incidenza del part time involontario e massiccio utilizzo degli ammortizzatori in deroga. In particolare sono i precari i soggetti maggiormente esposti al rischio disoccupazione anche in ragione di contratti che si fanno progressivamente più brevi. La rilevazione sottolinea come anche i giovani si trovino sempre più in difficoltà a trovare lavoro una volta terminato il percorso di studi. Se nel 2008 un giovane su due risultava occupato dopo un anno dal primo ingresso nel mondo del lavoro nel 2013 questa quota risulta dimezzata. Cresce invece il tasso di attività femminile motivato dalla percezione del rischio di disoccupazione degli altri familiari occupati. Il monitoraggio, inoltre, evidenzia una tendenza già rilevata in passato ossia i soggetti con un titolo di studio elevato rimangono favoriti nell’accesso all’occupazione. Nello stesso momento, però, si assiste ad un fenomeno di job-reallocation della forza lavoro verso profili professionali più bassi, con il conseguente aumento della quota di occupati che svolgono lavori per i quali è richiesto un titolo di studio inferiore (overeducation). Il Rapporto a questo proposito sottolinea la relazione che si è andata consolidando nel tempo tra la qualità dell’occupazione che continua a diminuire e la capacità innovativa del nostro sistema produttivo che nell’ultimo anno, infatti, si è andato ancora affievolendo.
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