All'estero i dottori di ricerca guadagnano il 50% in più
07.04.2014 – I dottori di ricerca che decidono di andare all'estero guadagnano il 50% in più, è questa una delle evidenze emerse dalla prima anticipazione dell’indagine sulla Mobilità Geografica dei Dottori di Ricerca. Lo studio ha osservato la condizione, a sei anni dal conseguimento del titolo, dei dottorati nel 2006. Leggendo i dati è emerso che a fronte di un reddito medio annuo pari a 20.085 euro netti per tutti i dottori, chi scegli di lasciare l’Italia percepisce circa 10.000 euro in più (pari a 29.022 euro), rispetto a chi non si è mosso (19.180 euro). Un maggior guadagno si conferma anche per coloro che affrontano percorsi di mobilità sul territorio nazionale (con un reddito medio di 20.524 euro).
Tra le discriminanti nella determinazione dei redditi troviamo: il genere, gli uomini infatti, presentano una retribuzione superiore alle donne del 19,6%; la composizione dei nuclei familiari dove i single con figli percepiscono redditi inferiori del 17,5% sia rispetto ai colleghi senza figli, sia rispetto a chi ha dei figli e una relazione stabile.
È del 92,5% il tasso di occupazione dei dottori di ricerca valore che cresce ancora di più per coloro che hanno cambiato regione 94,4% e raggiunge il 95,4% per coloro che vivono in un altro Stato. Interessanti anche i dati circa le condizioni contrattuali, netta è infatti la prevalenza del lavoro dipendente che si attesta al 65% dei casi (con un 47,5% a tempo indeterminato e un 17,6% a tempo determinato), seguito dal 20,6% dei contratti di collaborazione e dal 10,6% degli autonomi. Tuttavia per i dottori di ricerca emigrati in un altro stato si evidenzia una maggiore concentrazione in forme contrattuali di natura flessibile (circa il 30% ha un contratto a tempo determinato e il 27% di collaborazione).
Significativi anche i dati che indicano la coerenza del lavoro svolto rispetto agli studi fatti. L’82,8% afferma di avere un lavoro attinente al proprio dottorato e circa l’88% dichiara di essere soddisfatto. Anche per questi aspetti di natura percettiva si rilevano valori superiori per coloro che si sono trasferiti all’estero (la soddisfazione arriva al 97%).
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