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La riflessione sulle implicazioni dell'invecchiamento della popolazione italiana sulle dinamiche del mercato del lavoro è divenuta più urgente dopo l'inizio nel 2008 della crisi economico-finanziaria. Il dibattito scientifico in ambito europeo e OCSE individua diversi fattori suscettibili di influenzare la partecipazione o il ritiro degli older workers dall'attività produttiva. Da un lato vi sono gli incentivi finanziari connessi al sistema previdenziale pubblico e ad altri schemi finalizzati al ritiro precoce; dall'altro i fattori legati ai pregiudizi dei datori di lavoro, al costo del lavoro, all'obsolescenza delle competenze e così via. Da qui l'importanza di sviluppare politiche attive di incentivazione alla permanenza e al reinserimento, nonché interventi che puntino a rafforzare le competenze e ad elevare la qualità del lavoro, intesa in senso lato.
Sulla base delle priorità indicate dal Ministero del Lavoro, l'ISFOL ha predisposto in questi anni un sistema di osservazione dei fenomeni, delle dinamiche e degli interventi in atto sul tema del prolungamento della vita lavorativa, mettendo a disposizione dell'Amministrazione Centrale informazioni e ricostruendo scenari plausibili in relazione agli effetti reali o potenziali delle policy messe in campo, a livello nazionale e regionale.
L'attività indirizzata all'active ageing è stata ulteriormente rafforzata dal supporto fornito allo stesso Ministero del Lavoro nel corso del 2012, Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni e nella predisposizione del primo e del secondo Rapporto di monitoraggio alle Nazioni Unite del Piano di Azione Internazionale per l'Invecchiamento di Madrid (MIPAA).

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