Per approfondire: le principali forme di discriminazione nel linguaggio

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Per linguaggio non discriminatorio si intendono qui quelle forme linguistiche e quel particolare lessico che non stereotipizza, non etichetta, non denigra, non cancella o omette e che riconosce e rispetta la dignità di ogni persona, a prescindere dal proprio status personale, sociale, economico e giuridico.
Specularmente, ciò che va definendosi come uso inclusivo della lingua è la capacità di rappresentare e raggiungere ogni pubblico, senza esclusione di alcuna categoria o gruppo di persone, ma attribuendo pari riconoscimento e visibilità sociale.

Si propone una riflessione su alcune forme di categorizzazione del linguaggio discriminatorio – stereotipizzazione, etichettamento, invisibilità/extravisibilità – che possono creare e consolidare pregiudizi e discriminazioni; queste sono state rielaborate a partire dal modello di alcune guide prodotte da università europee e internazionali, per la comunicazione scritta e parlata nell’ambito delle rispettive policy di uguaglianza e valorizzazione della diversità ed adattate al nostro contesto di riferimento.

Stereotipizzazione

Dallo stereotipo come strumento di previsione e controllo della realtà si giunge allo stereotipo come distorsione della conoscenza e ostacolo all’interazione, quando si esasperano gli aspetti della generalizzazione (caratteristiche del gruppo applicate ai singoli) e della rigidità (caratteristiche coerenti, organiche e stabili). Gli stereotipi negativi costituiscono il nucleo cognitivo del pregiudizio, ovvero un atteggiamento ingiustificatamente sfavorevole verso le persone che appartengono ad un determinato gruppo sociale, che è all’origine di comportamenti discriminatori.

Extravisibilità

Enfatizzare alcune caratteristiche, rendere visibili (extravisibili) solo determinati aspetti, così come ripetere e replicare determinate immagini ad essi associate può avere l’effetto di creare o rafforzare stereotipi e pregiudizi verso determinate persone o gruppi a rischio di discriminazione.

Etichettamento

Le etichette e le etichettature denigratorie tendono a disumanizzare e spersonalizzare l’individuo e l’intero gruppo, anteponendo una caratteristica alle altre e oscurando l’esistenza delle persone e delle loro storie. Le persone che etichettano, in maniera giusta o sbagliata, gli altri hanno più difficoltà a cambiare idea, anche sperimentando il contrario. Alcuni esempi di etichettature diffuse nel linguaggio della politica, giornalismo e società civile:gli extracomunitari”, “le badanti”, “i disabili”, “i gay”, “i nomadi”, “i vu’ cumpra’”.

Invisibilità

Di solito, quando viene dato particolare risalto a determinati aspetti o caratteristiche, rendendole appunto extravisibili, si ottiene – consapevolmente o inconsapevolmente – l’effetto di rendere invisibile la normalità e la varietà delle persone e dei gruppi a maggior rischio di discriminazione

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