I soggetti privati nei sistemi dei Servizi per il Lavoro regionali. Un primo censimento
Nell’ambito dell’analisi sui sistemi di accreditamento regionali è stata condotto un censimento dei soggetti accreditati, considerando, a questo scopo, solo le Regioni con un sistema di accreditamento operativo, ovverosia quelle che hanno attivato il relativo elenco. Tali elenchi, generalmente acquisibili dai portali regionali, sono stati uniformati e riportati in un unico database. In tal modo è stato possibile ricostruire la mappa della presenza degli operatori privati nei diversi contesti regionali.
Va peraltro precisato che l’istituto dell’accreditamento nella maggior parte dei casi si configura solo come il primo passo per l’ingresso dei soggetti privati all’interno dei sistemi pubblici per l’impiego locali e non come un processo attraverso il quale il soggetto entra a far parte del sistema. La procedura, garantisce che i soggetti presenti nell’elenco regionale rispondano ai criteri definiti dalla normativa locale sull’accreditamento e consentono loro di partecipare alle procedure pubbliche che mettono a bando i servizi al lavoro rientranti nel più ampio sistema degli SPI. Solo una volta che questi saranno affidatari di un servizio, opereranno effettivamente all’interno del Sistema per l’impiego locale. In tal senso la ricostruzione degli enti accreditati permette di definire la platea degli sportelli potenzialmente attivabili sul territorio, e non già la rete operativa erogatrice dei servizi al lavoro che integra quella già esistente dei Centri per l’impiego.
La costruzione dell’archivio dei soggetti accreditati, inoltre, non ha consentito per le Regioni Toscana, Sicilia e Puglia, l’individuazione delle sedi operative sul territorio, in quanto non riportate negli elenchi regionali.
Nel complesso sono stati censiti 800 soggetti accreditati, attivi nei diversi contesti regionali con 2.121 unità operative.
Sono gli Enti di formazione a rappresentare la gran parte degli operatori censiti. A tale tipologia è infatti riconducibile 319 soggetti e, se non si considerano i Centri per l’impiego, tale quota sfiora il 47%. Meno numerosa, ma più strutturata ed estesa a livello territoriale, è la presenza delle Agenzie per il Lavoro (APL), ovvero gli operatori autorizzati a livello nazionale, ai sensi del D.lgs. n. 276/2006. Si tratta di 115 operatori, vale a dire il 14,4 % del totale dei soggetti presenti negli elenchi regionali.
La progressiva apertura del sistema dei servizi al lavoro agli operatori privati ha interessato in maniera non irrilevante anche il terzo settore. Questo raccoglie gran parte dei soggetti raggruppati nella categoria “Altro” (unitamente alla Fondazione dei consulenti del lavoro, alle Camere di commercio ed ad altri soggetti minori).
A livello territoriale la Lombardia e il Veneto (rispettivamente con 193 e 182 operatori) rappresentano le regioni che hanno maggiormente movimentato il mercato degli operatori accreditati. Peraltro, più risulta recente l’operatività del sistema di accreditamento, maggiore risulta essere quota di operatori che operano in ambiti territoriali relativamente circoscritti, limitando il loro raggio di azione all’interno dell’area regionale. È il caso, ad esempio, della Sicilia, che solo di recente ha provveduto ad attivare l’elenco degli Enti accreditati e che vede soltanto 3 soggetti, tra i 101 presenti nell’elenco regionale, operare in altre regioni italiane.
Se si escludono i Comuni, i Centri per l’impiego e i Centri di orientamento pubblici al lavoro, che operano necessariamente all’interno di confini territoriali amministrativamente definiti, dei restanti 665 operatori soltanto 43 (poco più del 6%) risultano essere presenti negli elenchi di più di una Regione.
Ed è sul terreno della diffusione nazionale che entrano in gioco i grandi provider dell’intermediazione privata. Sono, infatti, quasi esclusivamente le Agenzie per il Lavoro a estendere la loro sfera su di un piano multi-territoriale; fra le APL, 30 risultano presenti in almeno 5 Regioni, e in 4 casi in almeno 9.
Il diverso “peso” delle Agenzie per il lavoro rispetto agli altri operatori accreditati emerge con ancor più evidenza se si guarda alle sedi operative accreditate sui diversi territori regionali, ovvero agli sportelli con i quali i soggetti possono operare sul territorio. Dai dati rilevati ogni APL può contare mediamente su poco più di 8 unità operative, valore quattro volte superiore al rapporto registrato per gli Enti di formazione, e mediamente di oltre 7 volte più elevato per le restanti tipologie di operatori accreditati. Non stupisce, quindi, che per numero di sedi operative siano le Agenzie per il lavoro a risultare maggioritarie.
Delle 2.121 sedi censite, infatti, 933 appartengono alla rete delle ApL, ovvero il 44% del totale degli sportelli accreditati (il 47,4%, se si escludono i CPI e i Centri di orientamento al lavoro pubblici). Seguono gli Enti di formazioni, con circa 260 unità in meno, nonostante, registrino un numero di soggetti accreditati di quasi tre volte più elevato rispetto a quello delle Agenzie. Nelle regioni dell’Italia settentrionale la concentrazione di sportelli riconducibili a soggetti accreditati risulta nettamente maggiore: le prime 3 regioni per numero di unità operative (rispettivamente Lombardia, Veneto e Piemonte) da sole raccolgono quasi il 75% del totale degli sportelli censiti. Se si limita l’analisi alle sole APL, tale percentuale raggiunge il 79,4% (il 35% opera nella sola Lombardia), e sfiora il 77% se si guarda agli Enti di formazione.
Appare, evidente, per quel che riguarda le Agenzie per il Lavoro, che sia il diverso livello di efficienza dei contesti economici ad aver determinato tale distribuzione; ma tale polarizzazione è anche espressione di un mercato dell’intermediazione più maturo, che presenta un rapporto tra operatori pubblici e privati di più lunga sperimentazione rispetto ad altre Regioni che più recentemente hanno esteso il sistema Servizi pubblici per l’impiego ad altri operatori.
È probabile che, col progressivo consolidarsi dei modelli di accreditamento locali e di quello nazionale, il numero di unità operative andrà progressivamente aumentando anche dove la presenza degli operatori esterni, ad oggi, risulti meno incisiva.