La dimensione dell'autonomia

La dimensione dell’autonomia è legata al bisogno di partecipare alla formulazione degli obiettivi del proprio lavoro, ossia alla possibilità di determinare autonomamente opzioni differenti per il loro raggiungimento nei limiti degli obiettivi e funzioni più generali. Questa dimensione fa dunque riferimento alla fase di problem setting nella quale deve essere il lavoratore a definire il quadro decisionale entro cui dovrà svolgere il suo lavoro materiale. Un lavoro per il quale è predeterminato l’obiettivo produttivo da raggiungere, ma anche i tempi e le modalità procedurali da utilizzare a tal fine, ossia un lavoro che non ammette discrezionalità, risulta dunque di bassa qualità in termini di autonomia.

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Focus:  I ritmi di lavoro

I processi di intensificazione del lavoro rappresentano una delle principali cause di peggioramento della qualità del lavoro, tanto da far sostenere che il lavoro intenso costituisca l’esatto opposto del lavoro sostenibile. Una discontinuità dei ritmi di lavoro o un’intensità di lavoro eccessiva non garantiscono il benessere del lavoratore e ne favoriscono il peggioramento delle condizioni fisiche e psicologiche.

I cambiamenti delle modalità, dei tempi e degli spazi di lavoro nelle società contemporanee sono strettamente legati alla proliferazione di situazioni lavorative differenti dall’occupazione standard, dipendente a tempo pieno e indeterminato, e ciò sembrerebbe derivare sia dai contenuti delle attività professionali, sia dalle tipologie contrattuali dei rapporti di lavoro. Il fenomeno dell’eccessiva intensità di lavoro e della discontinuità dei ritmi sembrerebbe riguardare in modo più incisivo i lavoratori autonomi e atipici.

Le analisi effettuate tramite la III Indagine Isfol sulla Qualità del Lavoro permettono di identificare nella tipologia contrattuale una caratteristica discriminante della percezione del proprio ritmo di lavoro.

I ritmi di lavoro particolarmente accelerati caratterizzano il 28% dei dipendenti standard mentre il 16% di questi è interessato da ritmi di lavoro discontinui. I collaboratori risultano la categoria con la maggior incidenza di ritmi di lavoro elevati (30%); la quota di collaboratori che dichiara di avere un ritmo di lavoro prevalentemente discontinuo si attesta invece al 17%. La percezione dei lavoratori indipendenti sembra essere ben diversa dai lavoratori subordinati o parasubordinati: i ritmi di lavoro discontinui sono percepiti da ben il 30% degli autonomi e l’elevata intensità del lavoro caratterizza il 29% di essi. Infine, per i lavoratori dipendenti a termine, rispetto ai colleghi con contratto a tempo indeterminato, risulta più elevata la quota di quanti soffrono ritmi di lavoro discontinui (19%) a discapito dei ritmi di lavoro elevati (22%).


Ritmi di lavoro per carattere dell'occupazione

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Nel pdf trovi anche:

  • L'intensità e i ritmi di lavoro
  • La ridotta autonomia sul lavoro: alcuni sintomi    
  • L’andamento dell’autonomia nel tempo

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