La foto del nostro Paese nel volume in uscita
14.06.2016 – E’ disponibile da oggi, sul sito dell’Isfol, il volume L’Italia fra Jobs Act ed Europa 2020 - Rapporto di Monitoraggio del Mercato del Lavoro 2015 - arrivato alla sua quinta edizione. Lo studio, a cura di Tiziana Canal, raccoglie i contributi di un nutrito numero di esperti Isfol e Istat impegnati trasversalmente sui temi del lavoro, della formazione e dell’inclusione sociale.
Il risultato è una analisi dello stato di salute del nostro Paese all’indomani di una importante stagione di riforme legate al mercato del lavoro e all’inclusione sociale, il cui obiettivo prioritario è stato quello di sostenere la reazione dell’Italia alla recessione e incoraggiarne la ripresa. Alcuni dei principali risultati presenti nel volume sono stati già presentati durante il convegno Isfol “Lavoro e crisi economica”, lo scorso 10 dicembre.
L’uscita del volume è l’occasione per offrire il quadro completo del lavoro svolto dall’Isfol su tali temi nel corso del 2015. Molti gli approfondimenti presenti all’interno del volume che affronta il grande tema delle riforme del mercato del lavoro italiano con particolare attenzione per il Jobs Act, descrive le le dinamiche occupazionali negli anni di crisi sia riguardo ai contratti di lavoro che alla flessibilità, per soffermarsi infine su tematiche specifiche connesse a famiglia, giovani e innovazione. Filo conduttore dell’intera attività di studio è il paradigma contenuto nella strategia di Europa 2020 che punta ad “una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva”, la cui idea di fondo è aumentare la competitività dell’Europa a livello globale attraverso la lotta alla disoccupazione strutturale, ma soprattutto attraverso nuove forme di sviluppo economico che mirino alla costruzione di un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione, e che oltre ai parametri economici, tengano conto anche della sostenibilità ambientale e dell’inclusione sociale.
La crisi economica ha, in molti casi, modificato il profilo del disagio sia economico che sociale di individui e famiglie. I dati PLUS 2014 mostrano, ad esempio, che il 27% degli italiani, afferma di non essere in grado di affrontare una spesa imprevista di 300 euro, e se fra gli occupati il dato scende al 18%, è importante evidenziare che fra questi ultimi il 46% vive in nuclei familiari nei quali è presente almeno un reddito e nel 45% dei casi addirittura due redditi. Inoltre, fra gli occupati, il gruppo in situazione di maggior difficoltà dal punto di vista economico mostra fragilità anche riguardo ad altri aspetti: possiede, infatti, un titolo di studio basso (licenza elementare/media) in oltre il 50% dei casi, ha uno stato di salute non soddisfacente, vive in contesti nei quali la bassa qualità dei servizi sembra essere sensibilmente più diffusa, mostra minore soddisfazione nei confronti della propria vita in generale, e di alcuni aspetti legati al lavoro. Tale scenario richiama, quindi, la necessità di assicurare, non solo o non tanto, più e migliore lavoro all’interno delle famiglie, quanto garantire che ciascun cittadino al di là del proprio reddito possa avere accesso ad un rete di servizi efficienti e in grado di proteggerlo da situazioni di disagio, oltre che economico, anche di tipo personale (salute, della qualità dei servizi, qualità abitativa).
La lunga fase recessiva ha portato, inoltre, ad un maggiore utilizzo delle forme di lavoro atipiche e durante il periodo di crisi economica è aumentata la probabilità, per un lavoratore atipico di rimanere nella condizione di instabilità, e di non riuscire a vedere trasformato il proprio contratto in un contratto a tempo indeterminato. Nel corso del 2015 l’aumento della numerosità dei contratti a tempo indeterminato si è verificato grazie al doppio incentivo, economico (sgravio triennale) e normativo (contratto a tutele crescenti) offerto rispettivamente dalla Legge di Stabilità 2015 e dal Jobs Act, tuttavia in molti casi si è contribuito soprattutto alla trasformazione a tempo indeterminato proprio di quei contratti atipici (a tempo determinato) non disincentivati dalle riforme di questi ultimi anni.
Riguardo la partecipazione femminile gli approfondimenti proposti sottolineano le enormi difficoltà ad aumentare i livelli di fecondità e di occupazione femminile in un contesto in cui le donne sono spesso espulse dal mercato del lavoro dopo la nascita del primo figlio e con realtà familiari che stentano a proporre modelli simmetrici di condivisione della cura fra i generi, soprattutto nei casi in cui le donne presentano bassi livelli di istruzione. Inoltre, se l’analisi sui percorsi di studio evidenzia la relazione positiva tra indirizzi di tipo tecnico scientifici e la probabilità di trovare un’occupazione, sottolinea anche come tale relazione sia soggetta a una fondamentale eterogeneità territoriale e presenti una forte connotazione di genere a sfavore delle donne.
L’analisi della condizione dei giovani fra i 20 e i 34 anni mostra poi, una significativa presenza di esperienze di contatto con il mondo del lavoro già durante gli studi (quasi il 51% ha svolto ad esempio stage o tirocini curriculari); ma anche un atteggiamento di rinuncia, fra i giovani, riguardo alla coerenza tra il percorso di studi e le attività di lavoro nella scelta di quest’ultimo, a favore, invece, di un contesto occupazionale che garantisca sicurezza sul lavoro (93,7%). Il 93% dei giovani italiani considera inoltre il lavoro come un diritto fondamentale, ma allo stesso tempo il 92,1%, con vero disincanto, dichiara che per poter lavorare è necessario sapersi adattare (92,1%).
La strategia Europa 2020, da cui prende spunto l’intero volume, suggerisce, per aumentare i livelli di competitività di ciascun Paese, di puntare sul capitale umano e sull’investimento in Innovazione e non più sulla riduzione del costo del lavoro. Ma come si misura l’Innovazione e quali sono i modelli di governance della ricerca e dell’innovazione in Europa? Il volume si chiude con un approfondimento su tale tema, ed in particolare con una analisi della relazione fra il modello di governance dell’innovazione di alcuni paesi (Italia, Francia e Germania) e i livelli di performance raggiunti.
Per approfondire:
Rapporto di Monitoraggio del mercato del lavoro