Deliberazione CIPE 13 Aprile 1997
Proposta italiana relativa al documento unico di programmazione 1994-99, elaborato ai sensi del regolamento cee n. 2080/93. (strumento finanziario di orientamento della pesca).
| Ente | 2 |
|---|---|
| Fonte |
G.U.R.I.
n. 103 05/05/1994 |
tipologia: Stato - Deliberazione Cipe
Il documento presentato dal Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali, di cui all'allegato, costituisce il documento unico di programmazione sfop 1994-99 ai sensi del regolamento CEE n. 2080/93 del consiglio e dell'art. 3 del regolamento CEE n. 3699/93 del consiglio. Il documento verra' inviato alle competenti autorita' comunitarie. Il Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali, d'intesa con il Ministero del bilancio e della programmazione economica per quanto riguarda le azioni ricadenti nei territori delimitati ai sensi degli obiettivi 1, 2 e 5, assicurera' che le proposte operative risultino compatibili con il presente documento unico di programmazione e con le procedure finanziarie adottate dalla commissione delle comunita' europee. Il Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali e' designato quale autorita' nazionale competente per la predisposizione e l'attuazione dei programmi operativi e delle altre forme di intervento previste dai regolamenti comunitari, salvo che per il campo di azione n. 3, limitatamente all'acquacoltura in acqua dolce, dove resta ferma la competenza regionale. Il Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali, d'intesa con il Ministero del bilancio e della programmazione economica e per il tramite del Ministero degli affari esteri e della rappresentanza permanente d'Italia presso la unione europea, provvedera' alla trasmissione alla commissione delle comunita' europee dei programmi operativi, delle domande di contributo e delle richieste di pagamento concernenti i programmi stessi, regimi di aiuto, progetti, studi e assistenza tecnica, nonche' le eventuali proposte di aggiornamento e di modifica. Il Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali, d'intesa con il Ministro del bilancio e della programmazione economica per quanto riguarda le azioni ricadenti nei territori delimitati ai sensi degli obiettivi 1, 2 e 5 e' autorizzato a individuare annualmente gli interventi da riprogrammare, al fine di assicurare la piena operativita' delle singole forme di intervento e la massima efficienza nell'utilizzo delle risorse comunitarie. Il quadro finanziario sara' ridefinito su proposta del Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali, d'intesa con il Ministro del bilancio e della programmazione economica per quanto riguarda le azioni ricadenti nei territori delimitati ai sensi degli obiettivi 1, 2 e 5, allorche' sara' stato stabilito l'ammontare effettivo delle risorse dei fondi strutturali destinato all'attuazione del presente documento. Le Regioni e gli altri enti territoriali interessati potranno ottenere il cofinanziamento comunitario a favore di interventi di cui risultano beneficiari (progetti, studi e regimi di aiuto, anche se inclusi in programmi operativi), a condizione che i corrispondenti finanziamenti a carico dei fondi di propria competenza risultino iscritti in apposite poste dei rispettivi bilanci annuali e pluriennali.
Allegato Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali documento unico di programma sfop 1994-1999 regolamento 2080/93
1. Situazione economica di insieme. Analisi della situazione del settore
Il programma fa riferimento all'intera estensione geografica dello stato Italiano che si articola in 20 Regioni amministrative, 10 litorali marittimi che coprono gli 8.000 km di costa. L'assenza di un significativo grado di concentrazione della flotta comporta la presenza di un elevato numero di approdi e porti di pesca che puo' essere stimato complessivamente in ca. 802 unita'. Al marzo 1993, la flotta da pesca risulta composta da 16.727 imbarcazioni per un tonnellaggio complessivo pari a 261.584,21 tsl ed una Potenza pari a 2082976.6 hpa. Gli addetti complessivi attivi nel settore direttamente produttivo risultano 44.450 e sono concentrati per ca. Il 28 per cento nella sola Sicilia. Altre aree a forte popolazione peschereccia sono il medio adriatico (15 per cento), l'alto adriatico (12 per cento), il basso tirreno (11 per cento), il basso adriatico (10 per cento). La produzione totale al 1991 e' stimata in 704 mila tonnellate di cui 497 mila corrispondono alla produzione marittima mediterranea, ca. 50 mila alla produzione oceanica e 157 mila tonnellate risulta essere la produzione realizzata in allevamenti, sia di tipo intensivo che estensivo. Il fatturato totale originato dai due settori ammonta a 3659 miliardi di lire di cui 3217 miliardi rappresentano l'apporto del settore pesca. Nel biennio 90/91 e' stato registrato un incremento produttivo pari al 6,21 percento, cui ha corrisposto un incremento nominale del fatturato del 3,21 percento. Tuttavia, il fatturato del settore marittimo calcolato in termini reali nel periodo 89/91, mostra una riduzione del 1,8 percento. Al contrario, il settore acquacoltura, a fronte di un incremento quantitativo dell'11,35 percento nel periodo 90/91, registra un incremento in valore del 6 percento. Quanto all'industria di trasformazione si registra un lento processo di ristrutturazione cui fa riscontro un calo occupazionale continuo nel tempo. Gli addetti sono passati, infatti, da 7.100 nel 1989 a 6.500 nel 1992. A tale cifra vanno comunque aggiunti circa 1.800 occupati impegnati nel settore artigianale, parte dei quali assume caratteristiche stagionali. Il fatturato complessivo, al 1992, ammontava a 1.540 miliardi di lire per un volume produttivo pari a 155.700 tonnellate. Quest'ultimo indicatore mantiene nel tempo un andamento monotonicamente ascendente, pur se a tassi limitati. Gli investimenti mostrano, al contrario, una dinamica accentuata a testimonianza del processo di ristrutturazione in atto. Questi ultimi sono passati, infatti, da 18 a 30 miliardi annui nel periodo 90/92 a dimostrazione di una dinamicita' che ancora caratterizza il settore. Tuttavia, l'utilizzazione degli impianti e' attestata su percentuali oscillanti fra il 50 ed il 65 percento, con risvolti preoccupanti per gli equilibri finanziari del settore. La concorrenza esercitata da produzioni sia comunitarie che extracomunitarie limitano, infatti, la capacita' di copertura del mercato interno, che rappresenta concretamente l'unica alternativa per le produzioni nazionali. La relativa scarsa competitivita' determinata dall'elevato costo della manodopera e dalla utilizzazione quasi integrale di materia prima di origine non nazionale, costituiscono ancora fattori di rischio per il settore cui alla capacita' di difesa dimostrata finora sembra non riuscirsi a sommare una altrettanto forte capacita' di individuazione di nuovi modelli di sviluppo produttivi ed alimentari a maggior valore aggiunto. In tale contesto, la stessa azione comunitaria, mentre fornisce un opportuno sostegno in favore delle iniziative strutturali, non riesce ad elaborare una strategia in grado di favorire un riposizionamento delle produzioni interne. Il commercio internazionale, fino al 1991, mantiene inalterate le tendenze di fondo gia' registrate nel corso degli anni trascorsi. Le esportazioni si attestano su quantitativi limitati e relative a specie di basso valore unitario, piccole specie pelagiche in particolare. Infatti, al 1991 l'export complessivo risultava pari a 81.000 tonnellate, di cui 67.000 di pesce fresco, congelato e surgelato e 14.000 tonnellate di prodotto trasformato. Il valore delle merci esportate raggiungeva i 291 miliardi per un valore medio unitario pari a lire 3091/kg per il prodotto non trasformato e lire 6035/kg per quello trasformato. Al contrario le importazioni nello stesso anno ammontavano a 633 mila tonnellate, di cui 516 mila di prodotto fresco, congelato e surgelato e 117 mila di prodotto trasformato. Il valore complessivo delle importazioni si attestava sui 3252 miliardi di lire. Il valore medio unitario dell'import risultava pari a 4550 lit/kg per il primo gruppo di prodotti, mentre per il secondo risultava pari 7700 lt/kg ca. Sulla base dei valori sopraindicati e' possibile individuare il valore del segmento di mercato complessivo del settore ittico alimentare e che risulta pari a ca 8750 miliardi di lire. Il consumo interno totale ha risentito ovviamente del trend ascendente registrato in tutte le componenti di cui esso si compone e, di conseguenza, ha mantenuto anche esso la stessa caratteristica positiva. I consumi inTerni, attestandosi su 1.256.000 tonnellate di prodotto hanno cosi' raggiunto livelli di discreto interesse nell'ambito del commercio mondiale. Il consumo pro capite risulta, inoltre, livellato sulla media europea e pari a 22,02 kg. Nel corso dell'ultimo periodo, sia per la piu' generale crisi economica Comune alla gran parte dei paesi ad economia piu' sviluppata, sia anche a causa della consistente svalutazione della lira si registra, seppure senza uno stravolgimento della dimensione delle variabili in gioco, una inversione degli andamenti precedentemente esaminati. Nel 1992, infatti le importazioni diminuiscono del 6.6 percento e del 3.6 percento rispettivamente in quantita' ed in valore. Al contrario, le esportazioni, beneficiando anche di un forte recupero delle catture di merluzzi ed altre specie, aumentano del 27 percento e del 7 percento rispettivamente. Si stima che oltre il 30 percento dei consumi freschi e refrigerati venga contrattato negli oltre 70 mercati ittici presenti e di cui si e' a conoscenza. Questi sono distribuiti sull'intero territorio nazionale, anche se la maggior parte e' frammentata, al pari della flotta. L'ungo l'intera fascia costiera ed assume pertanto la caratteristica di mercato alla produzione. Lo stato di efficienza dei mercati ittici esistenti e' di solito molto ridotto, a volte a causa dello scarso interesse mostrato dagli enti gestori, di solito comunali, dall'altro a causa della progressiva marginalizzazione di tali strutture all'interno dei canali distributivi esistenti. Infatti, il settore commerciale privato ha scarso interesse alla commercializzazione mercatale pubblica, stante la propria capacita' distributiva autonoma. Gli addetti operanti nei settori commercializzazione e distribuzione sono stimati in ca. 12.460 e rappresentano ca. Il 40 percento dell'intero indotto collegato all'industria della pesca. Quanto all'indotto complessivo va rilevato che esistono piu' di 250 attivita' economiche a vario titolo collegate al settore ittico, le quali tuttavia, assumono il carattere della pervasivita'. Tale caratteristica implica l'esistenza di un buon livello di integrazione fra la pesca e le altre attivita' ad essa collegate che, tuttavia, non da' luogo a fenomeni di particolare concentrazione territoriale. In tale contesto l'azione comunitaria, sia per l'azione che la caratterizza, sia per l'ampiezza dei settori di intervento, influenza in modo consistente l'evoluzione della stessa struttura produttiva, economica e sociale. Tuttavia, un bilancio delle politiche comunitarie non puo', per sua stessa natura, essere limitato ad una valutazione dell'impatto sul solo settore pesca in senso stretto. Al contrario, questa richiede un'analisi che tenga conto anche degli effetti dispiegati sulle attivita' collegate e che risultano considerevoli, tanto da raddoppiare l'impatto di settore. Ne segue che la valutazione dell'impatto di una politica conservazionista, realizzata mediante restrizioni di tipo strutturale dirette a limitare la capacita' di pesca, ancorche' mirata ad una possibile salvaguardia delle risorse biologiche, richiede l'analisi delle implicazioni dirette ed indirette da quella generate. Sulla base di tali considerazioni e' possibile distinguere l'impatto derivante da una politica di tipo conservazionista sul settore pesca in senso stretto, da quello che dispiega i propri effetti sulle attivita' collegate. In questo senso si puo' affermare che la riduzione dello sforzo di pesca in Italia produce effetti considerevoli di natura socio economica sia, come e' ovvio, sul settore produttivo in mare, sia attraverso gli effetti indiretti i quali, in alcuni casi, tendono a raddoppiare l'impatto iniziale di settore. Dall'esame dei risultati conseguiti emerge che sia che si guardi al totale dei redditi o ai soli redditi da lavoro dipendente o all'occupazione, gli effetti secondari sono sempre significativi e vanno al di la' di previsioni d'impatto assunte delimitando il campo di azione al solo settore direttamente coinvolto e cioe' la pesca in mare. L'esigenza di introdurre politiche di accompagnamento a quelle di riduzione dello sforzo di pesca richiedono l'utilizzo appropriato delle informazioni in questo senso conseguite. Tali misure devono articolarsi in modo diverso a seconda che esse siano rivolte a contrastare gli effetti diretti o quelli indiretti, nell'ipotesi evidente che non sia possibile prevedere un'unica azione per l'intero spettro delle attivita' penalizzate dalla riduzione dello sforzo di pesca, inteso quest'ultimo, come riduzione dell'attivita' produttiva. Nel caso degli effetti diretti e' la stessa struttura della pesca marittima Italiana che richiede l'adozione di politiche concentrate territorialmente e orientate all'offerta. Concentrate territorialmente perche' la caduta diretta dei redditi e dell'occupazione avviene in aree precise della fascia costiera. Orientate all'offerta perche' si tratta di individuare attivati produttive sostitutive capaci di erogare livelli di reddito adeguati. Nel caso, invece. Degli effetti indiretti saranno le politiche di sostegno della domanda a carattere regionale, che pure possono coordinarsi con quelle dirette a sostenere esplicitamente il settore pesca, quelle piu' appropriate, cio' a causa della loro natura pervasiva e dei canali diffusivi esistenti per la trasmissione degli impulsi a valle. In quest'ultimo senso, e' opportuno tener presente che la domanda per investimenti puo' svolgere un ruolo importante nel contrastare gli effetti indiretti negativi. In conclusione, l'impatto derivante dall'attivazione di politiche restrittive dello sforzo di pesca richiede la individuazione di politiche di sostegno adatte a riassorbire la forza lavoro ceduta dal settore e cio' puo' essere effettuato anche mediante l'attivazione di una politica di sostituzione accelerata delle attrezzature produttive e delle imbarcazioni.
1.2 analisi per campo di azione
1.2.1 flotta di pesca
1.2.1.1 situazione per tipo di pesca la flotta da pesca Italiana presenta alcune caratteristiche, gia' indicate nel pop e nel IV piano triennale della pesca che e' opportuno richiamare in questa sede. Su di un totale, al 31.01.1993, di 16788 natanti da pesca motorizzati, 12995, pari al 77 percento, sono inferiori a 11 tsl e solamente 415 natanti pari al 2,5 percento sono superiori a 100 tsl. I natanti compresi tra 51 e 101 tsl, sono 724 pari al 4,3 percento (tab. 1). Cio' significa che il 93,2 per cento di tutta la flotta e' inferiore a 51 tsl, natanti piccoli che operano nella quasi totalita' entro la fascia costiera delle 12 miglia. Per le modeste dimensioni, le capacita' di spostamento sono in genere limitate, cosi' che molti natanti per tradizione praticano tipi di pesca diversi, a seconda della presenza piu' o meno abbondante delle risorse nella rispettiva zona di pesca; solo una parte modesta del naviglio pratica per tutto l'anno un sistema di pesca unico (tab. 2).
Allegato al file ale000853arlex.txt
La flotta, in accordo con gli orientamenti del pop, sta diminuendo di numero, tonnellaggio e Potenza cosi' che tra il giugno 1990 ed il gennaio 1993 VI e' stata una riduzione di 1.074 natanti. Questa riduzione di natanti comporta anche problemi di eliminazione di posti di lavoro nonostante che sul piano economico le attivita' di pesca vivono situazioni accettabili con produzione per addetto piu' elevata che in agricoltura (tab. 3).
Allegato al file ale000853arlex2.txt
Alcune forme di pesca, tradizionale in alcuni casi, quale la pesca del corallo con la croce di s. Andrea, la pesca con le sciabiche, unitamente a sistemi di pesca incentivati dall'Italia o dalla CEE fino a qualche anno fa, quali la pesca dei tunnidi e pesci spada con reti derivanti, sono attualmente sotto una forte pressione nel tentativo di pervenire alla loro eliminazione o riduzione in termini non compatibili con una gestione economicamente valida. Accanto a queste situazioni vanno considerate le indicazioni emerse nei piani triennali e nel pop quanto alla riduzione dello sforzo di pesca con reti da traino, da attuarsi con riduzione dei natanti e del tempo di pesca. Cio' comportera' una sensibile riduzione dell'occupazione e della produzione. A fronte di questo VI e' la situazione economica del settore sufficientemente positiva (tab 4) fino al 1990, anche se VI e' da registrare che nel corso degli ultimi tre anni la tendenza si e' invertita. In particolare le imprese di pesca operanti nel tirreno, registrano margini di profitto decrescenti, al limite della remunerativita' dei fattori produttivi a causa del perdurare di una tendenza negativa che caratterizza i prezzi del fresco. La situazione delle risorse biologiche dei mari Italiani, ove op- era la quasi totalita' dei natanti, appare in lento miglioramento, sia pure con differenze per risorse ed aree. Le risorse dei piccoli pelagici (alici, sardine, spratti, sgombri, ecc.) sono abbondanti e la cattura attuale e' inferiore alla disponibilita' della risorsa; essi sono pescati con reti da circuizione e con reti da traino pelagico. La commercializzazione delle maggiori quantita' pescabili e' il fattore limitante lo sviluppo di questi tipi di pesca. Le alici, dopo una fluttuazione negativa, sono aumentate recuperando i livelli di biomassa del 1976-77. Tra i grandi pelagici VI sono le specie alalunga, biso, alletterato e palamita per le quali si puo' incrementare il prelievo e non VI sono limiti ad un aumento delle catture per il mediterraneo da parte di organizzazioni internazionali (iccat). Tale pesca e' effettuata con reti da posta derivanti e in piccola quantita' con ami, tonnarelle e reti da circuizione. Per quanto riguarda il tonno, lo sforzo di pesca, secondo l'iccat, puo' essere mantenuto ai livelli attuali e la pesca e' fatta con reti da circuizione, tonnare fisse e palangresi. Per il pesce spada, che e' catturato con palangresi e reti da posta derivanti, qualora non si trovi una soluzione valida per la pesca con reti derivanti, e' da ipotizzare una riduzione di oltre 700 natanti con problemi di riconversione verso altri sistemi di pesca o disoccupazione per oltre 2000 addetti, quando le risorse di pesce spada possono sostenere il prelievo attuale. La pesca dei molluschi bivalvi, pur con alte fluttuazioni, permette un risultato economico medio accettabile, ma fino a quando non VI sara' una gestione consolidata e responsabile delle risorse, non e' ipotizzabile un aumento di tale flottiglia. La pesca con reti da traino merita alcune considerazioni perche' e' il tipo di pesca con i maggiori effetti collaterali sulle risorse e richiede uno sforzo di adattamento intenso. La strada gia' indicata nei piani triennali consiste nel ridurre la cattura di forme giovanili mediante il fermo temporaneo di pesca, nei periodi e nelle aree di maggiore presenza di forme giovanili. Poiche' le forme giovanili di molte specie ittiche si concentrano nell'area costiera e costituiscono una Parte Importante delle catture dei piccoli strascicanti, la riduzione di natanti che operano con le reti a strascico nell'area costiera va incentivata.
Allegato al file ale000853arlex3.txt
1.2.1.2 occupazione i marittimi imbarcati risultano ca. 44.450 cui e' possibile aggiungere almeno altri 30.000 addetti attivi nelle attivita' produttive e nei servizi collegati (tab. 5). Tuttavia, a causa della artigianalita' che caratterizza il settore ittico, esiste anche un segmento occupazione aggiuntivo che di fatto opera a tempo parziale e che, a causa delle procedure di iscrizione vigenti, viene incluso fra i pescatori professionali. Non va, infine, trascurato che non esistendo un obbligo di cancellazione dai registri, in molti casi questi ultimi risultano sovradimensionati. Di fatto, i pescatori iscritti nei registri tenuti presso le 46 capitanerie di porto, dislocate sul territorio nazionale, sono risultati, da un recente censimento (ottobre 1993) 90.049. Tale dato, ripartito per singola capitaneria di porto, e' riportato in tab. 6. Lo stesso dato aggregato per litorali e' riportato in tab. 7. A questi si devono aggiungere i pescatori professionali delle acque interne, iscritti presso gli uffici caccia e pesca delle amministrazioni Provinciali. Questi sono 2.476, riuniti in cooper- ative e circa un migliaio come autonomi, stimabili complessivamente in 3.500. Distribuzione per eta' se si prende in considerazione il numero complessivo di 90.049 pescatori, l'eta' media risulta di 44 anni. Per quanto riguarda la distribuzione per eta' dei pescatori iscritti nei registri presso le capitanerie, vengono riportate nella fig. 8 le percentuali per classi di eta', suddivise nelle 6 classi di eta' utilizzate a livello nazionale dall'istat per l'analisi della forza lavoro. Viene quindi posta a confronto la "forza lavoro pesca" con quella risultante a livello nazionale. Per le prime 3 classi gli addetti al settore pesca seguono l'andamento nazionale mentre nelle ultime 3 classi si nota un aumento percentuale rispetto al dato nazionale. Questo aumento puo' essere interpretato o come un progressivo invecchiamento degli addetti al settore o come conseguenza del non aggiornamento dei registri.
1.2.1.3 attivita' a monte esistono in Italia circa 85 cantieri navali per pescherecci di dimensioni e caratteristiche nettamente variabili tra loro la cui capacita' produttiva media si aggira attorno alle 16.000 tsl per anno. Sono dislocati un po' lungo la costa Italiana: adriatica, sicula e tirrenica e sono in grado di costruire pescherecci in legno, in acciaio e vetroresina. Vi sono in Italia circa 15 grossi retifici oltre ad un numero imprecisato di piccoli stabilimenti produttivi per una produzione complessiva di 2.800 tonnellate all'anno di reti. La legislazione delle Regioni in materia di pesca e' ampia e spazia dall'incentivazione delle infrastrutture a quelle della flotta. Cio' in particolare per la Regione Sicilia e Sardegna, che, in forza della loro autonomia, hanno previsto incentivi regionali anche alla costruzione ed ammodernamento della flotta. La Regione Sardegna in particolare ha elaborato un piano di sviluppo della pesca ove sono riportate la situazione attuale e le tappe successive da raggiungere, prevedendo un incremento del tonnellaggio, della flotta di pesca sarda. Ampia e' pure la legislazione inerente la pesca professionale in acque interne, dove maggiori sono i collegamenti con la pesca sportiva e quasi totale e' l'autonomia legislativa delle Regioni.
Allegato al file ale000853arlex4.txt
1.2.1.4 evoluzione prevedibile le limitazioni previste dalle nuove norme comunitarie sull'armonizzazione delle misure di pesca in mediterraneo che di fatto impediscono l'esercizio di alcuni tipi di pesca, misure limitative all'utilizzo delle reti derivanti e infine l'applicazione del pop con la riduzione della pesca a strascico e traino pelagico, riducono drasticamente la pesca Italiana con forti ripercussioni sull'occupazione e sull'indotto. Una prima risposta a tale tendenza richiede l'individuazione di indirizzi alternativi finalizzati al superamento degli ostacoli esistenti all'avvio di forme di pesca scarsamente praticate. Lo sforzo di pesca non e' per tutti i tipi di pesca proporzionale alla Potenza dei motori o al tonnellaggio, e' necessario quindi che il limite complessivo di Potenza e tonnellaggio sia vincolante per le categorie di natanti da ridurre, ma non per gli altri sistemi di pesca che dovranno beneficiare dei miglioramenti tecnologici per arrivare a funzionare in maniera economica. Tra le forme di pesca verso cui orientare l'attivita' produttiva intervenendo sulla flotta, e' possibile elencare:
- Pesca con attrezzi selettivi a maggiore distanza dalla costa (nasse per gamberi, tremagli, palangresi);
- Pesca con reti da traino pelagiche, con grande maglia per la cattura di palamiti, bisi alletterati, alalunghe, sgombri, ecc.
- Pesca con reti da circuizione;
- Ammodernamento dei natanti con installazioni di tecnologie piu' morbide nei confronti dell'ambiente o con uso di modelli di rete piu' selettivi. Cio' comporta che gli interventi sulla flotta dovranno prevedere in particolare:
- Fermo definitivo con priorita' per i piccoli natanti che operano lo strascico costiero;
- Incentivazione della riconversione natanti verso forme di pesca di cui ai punti 1-4 precedenti;
- Costruzione nuovi natanti, senza demolizione, solo per le forme di pesca selettive (punto 1);
- Ammodernamento in funzione della tecnologia piu' rispettosa dell'ambiente, della salvaguardia della vita in mare e della riduzione dei consumi energetici.
L'individuazione di tipologie di pesca al momento scarsamente praticate, tuttavia, non consente di fornire soluzioni definitive ai problemi sociali ed economici del settore che potranno emergere a seguito dell'applicazione del pop III, in particolare, la politica comunitaria della pesca, attraverso il pop III, prevede la riduzione del tonnellaggio impegnato nella pesca, del 20 percento limitatamente ai segmenti della pesca a strascico e volante operante nel mediterraneo, e del 15 percento per quella attiva oltre gli stretti. Sulla base di un'analisi intersettoriale, sono stati calcolati i moltiplicatori relativi alle variazioni dell'attivita' di pesca quanto all'impatto su produzione lorda vendibile, valore aggiunto, salari ed occupazione (tab. 9). I risultati dell'analisi, applicati al programma di orientamento pluriennale, mostrano l'esistenza di un impatto negativo globale sulla plv di 404 miliardi di lire, di cui solo 208 sono imputabili al settore pesca, mentre la differenza, pari a 196 miliardi di lire, rappresenta la riduzione di plv "nascosta", che si ottiene quando l'intero circuito della formazione, distribuzione, redistribuzione e spesa del reddito viene preso in considerazione (tab. 10).
Allegato al file ale000853arlex5.txt
Tale risultato consente una prima considerazione quanto alla dimensione delle variabili in gioco. Infatti, le conseguenze dirette sul settore oggetto di interesse costituiscono solo la meta' dell'impatto complessivo, stante un coefficiente di moltiplicazione di 1,943. Cioe' per ogni lira in meno prodotta nella pesca a seguito della minore attivita' produttiva si registra una ulteriore riduzione di 0,943 lire nelle attivita' collegate (tab. 9). Nonostante la rilevanza di tale risultato, e' dal lato dell'occupazione che si registrano i risultati a piu' forte valenza sociale ed economica. Il completo perseguimento degli obiettivi previsti implica, infatti, una riduzione di occupazione diretta pari a 1997 addetti, stante una riduzione di 9,6 addetti per ogni miliardo di lire in meno di plv prodotta a seguito della riduzione della flotta. Quanto alla minore occupazione prodotta nel sistema indotto, anche grazie alla natura pervasiva che caratterizza il settore, i risultati indicano un'eccedenza lavorativa pari a 1.357 addetti. Il moltiplicatore dell'occupazione delle attivita' indotte risulta, infatti, pari a 0,68 come riportato in tab. 5. In conclusione, la piena applicazione del pop comporta una minor occupazione complessiva pari a 3.354 addetti.
1.2.2 acquicoltura marina e continentale
1.2.2.1 descrizione generale del settore dell'acquicoltura le produzioni della acquicoltura Italiana nelle tabelle 11 e 12 sono riportate rispettivamente le produzioni intensive ed estensive di specie ittiche eurialine nel 1992, suddivise per aree geografiche. Nella tabella 13 sono riportate le produzioni di specie eurialine allevate intensivamente ed estensivamente dal 1983 al 1992. Nella tabella 14 sono riportate le produzioni di specie ittiche allevate nelle acque interne e la distribuzione percentuale delle produzioni nel nord, nel centro e nel sud d'Italia. Nella tabella 15 e' riportato l'andamento della produzione di mitili in Italia, in vari anni e secondo quanto riferito da varie fonti. Nella tabella 16 sono riportate le produzioni di mitili per il 1992 in relazione alle varie Regioni ed aree vocate a tale allevamento. Nella tabella 17 sono riportate le produzioni per anno delle vongole veraci filippine (tapes philippinarum, con una ripartizione tra le aree produttive del delta del po, considerato come polo produttivo per questa specie. Per quanto riguarda la gambericoltura allo stato attuale sono in produzione, in alcune valli salse da pesca, circa 200 ha di bacini con superfici variabili da 1 a 10 ettari, con una produzione complessiva di circa 30 tonn. Analizzando sinteticamente le produzioni del 1992 si evince che:
- Per la produzione ittica Italiana da acquicoltura, la troticoltura e' ancora la pratica di gran lunga piu' importante dal punto di vista quantitativo con 40.000 tonn.
La produzione di specie marine eurialine ha subito un processo di intensificazione, ed attualmente il rapporto produzioni intensive/ estensive si sta avvicinando a 2:1. Nel 1986 era prossimo ad 1: 1. La produzione di spigola, che ammonta a 1.826 tonn totali di cui 1.378 da intensivo, indica una evidente vocazione di questa specie ad essere per lo piu' destinata all'intensivo; per l'orata la produzione estensiva e' ancora la piu' importante: su un totale di 1.070 tonn, ben 610 riguardano estensivi lagunari e valli salse da pesca. La produzione totale di anguilla nel 1992 e' stata di 3.310 tonn e l'intensivo contribuisce con ben 2.010 tonn. Si osserva un calo che potrebbe essere imputato a sovrastime degli anni precedenti, anche se e' comunque evidente il limite rappresentato dalla disponibilita' di seme, che per questa specie e' di esclusiva origine naturale. Tale limite in Italia, considerata la disponibilita' di ceche, potra' essere superato con l'avvio di centri di svezzamento e primo allevamento sempre piu' efficienti. La produzione di storione, allevato intensivamente in Italia, ha raggiunto le 350 tonn. La produzione di molluschi bivalvi nel 1992 e' stata stimata in 26.400 tonn di vongole veraci e 122.300 tonn di mitili, di cui 38.000 pescate su banchi naturali. La produzione di vongole veraci filippine rappresenta certamente "l'evento" vistoso dell'acquicoltura Italiana degli ultimi anni, frutto dell'applicazione di tecniche innovative e della colonizzazione di substrati naturali dell'area costiera nord adriatica, che si sono rilevati particolarmente adatti a questa specie. Si tratta pero' di ambienti eutrofici in precario equilibrio, che nel 1992 sono andati soggetti a pesanti morie, come rilevabile dal calo di produzione di quest'ultimo anno (tabella 17).
Allegato al file ale000853arlex6.txt
1.2.2.2 unita' produttive e loro localizzazione la indagine sullo stato dell'acquacoltura nelle acque interne, realizzata dall'api con il contributo del Ministero dell'agricoltura e foreste del 1990, ha censito oltre 1.000 allevamenti ittici operanti in acque interne dolci e salmastre. Di questi, 562 sono impianti di allevamento di trota, 193 pescigattocolture, 135 anguillicolture, 50 allevamenti di specie ittiche curialine, 30 carpicolture e 35 allevamenti di altre specie. I 562 impianti di trote risultano cosi' suddivisi: 166 nel Veneto, 122 in Lombardia, 30 in trentino alto adige, 87 in friuli, 57 in Piemonte. Da rilevare che dal 1990 ad oggi non si e' registrata una significativa variazione degli impianti di troticoltura. L'intera produzione di trote ha superato complessivamente 1993 le 41.000 tonn ed e' essenzialmente localizzata nel nord del paese dove e' stato censito il 75 percento degli impianti. Il 20 percento ed il restante 5 percento sono localizzati rispettivamente nel centro e nel sud del paese. Nell'ordine la Regione che produce piu' trote e' il Friuli Venezia Giulia (27-28 percento), seguita dal Veneto (23-24 percento), Lombardia (18 percento), Abruzzo (6 percento), Piemonte trentino alto adige. Complessivamente queste Regioni rappresentano oltre i 4/5 della produzione nazionale. La troticoltura, compreso il prodotto trasformato fresco esprime la plv valutabile intorno ai 220/230 miliardi. Per quanto riguarda l'anguillicoltura, sempre nel 1990, sono stati censiti 135 impianti ubicati prevalentemente nel centro nord, mentre la produzione di questa specie oscilla mediamente, a seconda degli anni, dalle 2500-2700 tonn. Il mercato azionale registra interesse per l'anguilla solo stagionalmente e per brevi periodi dell'anno. Il livello dei prezzi franco allevamento rilevati nel corso del 1993 e' oscillato dalle 11.700 alle 13.000 per il buratello e dalle 14.500 alle 17.000 per il capitone. Questi dati risultano sostanzialmente identici alle quotazioni rilevate nel corso degli anni precedenti. Non VI e' stato quindi un allineamento dei prezzi franco allevamento delle anguille, all'aumento dei costi di produzione derivanti dal processo inflattivo e dalla svalutazione della lira, di cui contraccolpi si sono fatti sentire soprattutto nei prezzi del materiale da semina, oramai tutto di importazione e dei mangimi. Bisogna infine tener conto che la produzione di anguille in allevamento intensivo in europa, unita al prodotto semintensivo (vallicoltura) e della pesca del bacino mediterraneo e del nord europa, copre a sufficienza una domanda relativamente ridotta, legata soprattutto ad usi alimentari stagionali. Per quanto riguarda la pescigattocoltura, si tratta di una attivita' di allevamento generalmente effettuata in semintensivo, tipica della pianura padana, soprattutto emilia-romagna. Da alcuni anni anche l'allevamento del pescegatto si e' andato specializzando soprattutto attraverso l'introduzione del c.d. Pescegatto americano, una specie che dimostra avere migliori requisiti rispetto al pescegatto Comunemente allevato, in relazione soprattutto alla possibilita' di essere lavorato e trasformato in modo del tutto simile alla trota. Per quanto riguarda infine la storionicoltura, si tratta di un tipo di allevamento che si e' sviluppato soprattutto in Lombardia e la produzione nazionale puo' considerarsi oramai attestarsi intorno alle 400 tonn. L'anno. Tale distribuzione non riguarda soltanto la troticoltura, che trova nel nord e nel centro siti ideali lungo l'arco alpino e la dorsale appenninica, ma anche per le produzioni di specie marine eurialine, che nell'alto adriatico hanno tradizionalmente il polo produttivo piu' importante. Nella tabella 18 sono riportate le unita' produttive di specie ittiche marine per Regione come numero di impianti intensivi e come superficie in ettari nel caso delle produzioni estensive. Anche in questo caso le produzioni estensive considerano non solo le valli salse da pesca, ma anche le lagune costiere, che per la natura degli interventi umani, richiesti per la loro gestione produttiva ai fini ittici, non possono essere considerate attivita' di pesca nel senso stretto del termine. La tabella 19 riporta il numero di avannotterie di spigola ed orata ed il numero di impianti per lo svezzamento di ceche, suddivisi per aree geografiche. Per quanto riguarda le produzioni di molluschi (tabelle 16 e 17), mentre la vongola verace ha il suo fulcro nel delta del po per il concorrere di vantaggi derivanti dalla tessitura del sedimento, dall'elevato idrodinamismo delle acque salmastre e dalla loro trofia, la localizzazione delle mitilicolture e' molto piu' diffusa, rispondendo, sia al nord che al sud, a precise vocazioni territoriali, in particolare delle aree ad alta trofia.
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1.2.2.3 tecnologie di produzione specie tipologie di allevamento trote allevamento intensivo a terra anguille allevamento intensivo a terra, produzioni estensive in valli salse da pesca pesci gatto allevamento intensivo e semintensivo in bacini in terra carpe e ciprinidi allevamento intensivo e semintensivo in bacini in terra storioni allevamento intensivo a terra spigola e orata allevamento intensivo a terra ed in gabbie galleggianti in mare, allevamento estensivo in valli di salse da pesca mitili allevamento in mare aperto in aree marine protette e lagune costiere su pali e su long lines vongole allevamento in lagune costiere e zone marine protette, con colture a pieno campo o protette 1.2.2.4 descrittori ambientali dell'acquicoltura Italiana
Il terzo piano triennale ha evidenziato, rispetto al passato, un forte carattere ambientale, che ha condizionato le proposte Italiane per il programma di orientamento pluriennale nazionale della acquicoltura in corso, e le tematiche delle ricerche previste nell'ambito dell'attuazione dello stesso piano. Cio' e' stato motivato dal fatto che la programmazione nazionale in acquicoltura deve essere attuata con un quadro di riferimento certo, che tenga conto che questa attivita' e' simultaneamente vittima ed imputato di impatti ambientali negativi. Dunque ne consegue che il consolidamento e lo sviluppo dell'acquicoltura nazionale dipendono strettamente dal risanamento ambientale e dall'applicazione di tecniche produttive i cui reflui, in senso generale, non arrechino danni all'ambiente. Va ribadito che l'acquicoltura non sia momento di dissipazione delle fonti idriche, ma che si integri positivamente nel ciclo della risorsa acqua, e che, nel caso di attivita' in ambienti salmastri e marini, sia strettamente integrata e compatibile con gli ecosistemi in cui insiste. Da un punto di vista ambientale non e' possibile, infatti, trattare l'acquicoltura senza una precisa divisione tra quelle pratiche produttive che sono riconducibili alla gestione idraulica e trofica di ecosistemi naturali e "come naturali", e gli allevamenti intensivi che utilizzano, con varie modalita', la risorsa acqua come supporto per un processo di trasformazione di alimenti bilanciati, apportati dall'esterno, in un prodotto alimentare economicamente piu' pregiato. Naturalmente tale separazione puo' trovare un momento di sintesi nelle strategie integrate che possono, se correttamente dimensionate, risolvere anche in Parte I problemi dello smaltimento delle acque reflue, consentendo per altro recuperi energetici. Le strategie intensive dovranno, comunque, affrontare il problema di un loro armonico inserimento nelle politiche ambientali, soprattutto per quanto concerne le acque reflue. Nel caso di impianti alimentati con acque di falda, il problema della qualita' delle acque superficiali si pone in misura minore rispetto ad impianti a rischio per la stessa qualita' delle acque superficiali, da cui dipendono e verso cui scaricano. Le sorgenti di impatto ambientale dell'acquicoltura intensiva sono imputabili essenzialmente a due cause:
A) mangimi non consumati e polvere di mangime, componenti della dieta non completamente digerite, prodotti del catabolismo
B) prodotti disinfettanti, biocidi e disincrostanti, antibiotici, antiparassitari, batteriostatici. L'azione diretta ed indiretta dei prodotti rilasciati puo' essere riassunta in:
- Azione tossica con meccanismi acuti (prodotti di cui al punto b, ammoniaca, nitriti acque anossiche, prodotti rilasciati da flora batterica anaerobica dei sedimenti anossici).
- Azione tossica con meccanismi cronici, bioaccumulo, biomagnificazione, azione ecotossica (agenti tossici a basse concentrazioni).
- Domanda biologica di ossigeno (residui organici del mangime o prodotti fecali, cataboliti azotati, residui di organismi fito- e zoo-planctonici sviluppatisi nei bacini, materiale organico rimosso con la pulizia dei bacini).
- Eutrofizzazione dei corpi d'acqua riceventi.
- Intorbidimento e colorazione delle acque (solidi sospesi da residui della somministrazione e della digestione, dalla rimozione di sedimenti, prodotti della disinfezione, residui di antibiotici). Sono anche da considerare gli impatti dovuti alla fuga di specie destinate all'allevamento intensivo, che possono comportare effetti sulla struttura genetica delle popolazioni autoctone o che, nel caso di specie alloctone, possono portare modifiche drastiche della rete trofica originaria. La minimizzazione degli impatti si puo' comunque ottenere attraverso:
Ottimizzazione del rapporto mangime consumato/rilascio di inquinanti.
Riduzione al minimo necessario di trattamenti profilattici e terapeutici, attraverso protocolli ottimali di trattamento e scelta di presidi velocemente degradabili.
Adozione di adeguate tecnologie e protocolli di ossigenazione delle acque.
Adozione di strategie di lagunaggio opportunamente dimensionate.
Adeguato trattamento dei solidi sospesi nei reflui.
Dimensionamento della produzione sulla base della ricettivita' dell'ambiente ricevente, dopo la adozione di tutti gli accorgimenti disponibili per l'abbattimento degli inquinanti.
Bisogna tuttavia considerare che l'impatto ambientale imputato all'uso di prodotti disinfettanti, antibiotici antiparassitari ecc., puo' essere sensibilmente ridotto mediante l'incentivazione di campagne di vaccinazioni. Le produzioni estensive, lagunari e vallive, sono certamente le piu' vulnerabili, considerate le condizioni degli ecosistemi in cui si praticano. In modo analogo si pone il problema della vulnerabilita' delle produzioni di molluschi bivalvi in laguna ed in mare: un'attivita' che spesso diviene vittima dello stato di degrado degli ambienti marini costieri. Nella vallicoltura sono evidenti i problemi legati alla qualita' delle acque continentali, lagunari e costiere. Sono sempre piu' frequenti gli eventi distrofici, che se pur non rari in passato, stanno assumendo frequenza crescente, proprio per le modificate condizioni al contorno e dei bacini versanti. Pesca lagunare ed acquicoltura non possono sempre giustificare interventi di risanamento ambientale, i cui costi risultano essere molto elevati. Le attivita' produttive in tali ecosistemi possono avere il significato di volano per il loro risanamento, che interessa la tutela di beni ambientali collettivi, il turismo, la salvaguardia di tratti di costa a valenza naturalistica prioritaria. Il problema va affrontato sul piano generale, ricordando che una corretta gestione idraulica dei sistemi puo' garantire molteplici benefici nelle direzioni sopra citate. Un aspetto che sta assumendo crescente importanza, per gli impatti economici che comporta e per i conflitti che puo' creare tra acquicoltura e movimenti ambientalistici, e' quello degli uccelli ittiofagi. In particolare la crescente abbondanza di cormorani sta limitando lo sviluppo di modelli di acquicoltura estensiva, verificando, da un punto di vista economico, la ricerca di tecniche produttive compatibili dal punto di vista ambientale. Per citare un caso, per gli stagni dell'oristanese, in Sardegna, con dati raccolti nel corso di due campagne (1991-1992) e' stato stimato un prelievo di 111 tonn per anno, considerando una permanenza media della colonia di circa 2.000 cormorani per 180 giorni. Studi su ambienti vallivi del delta del po hanno portato a stime di prelievi tra 30 e 53 tonn di pesce per anno in una valle. Questo problema deve far riflettere con molta obiettivita' sulle future strategie di sviluppo, senza dimenticare che l'acquicoltura estensiva e la produzione in valli salse da pesca hanno consentito la conservazione ed il mantenimento di molte aree umide di rilevante interesse naturalistico. In generale deve essere data priorita' alla identificazione delle "vocazioni ambientali" per lo sviluppo e il consolidamento della acquicoltura nazionale. L'elevato grado di dispersione del territorio Italiano, continentale e costiero non consente scelte che ne tengano conto.
1.2.2.5 descrittori bio-tecnici dell'acquicoltura Italiana
Prendendo in esame lo stato dell'acquicoltura Italiana con la finalita' di supportare al meglio la programmazione, e' stato necessario predisporre di una serie di descrittori, che ne premettessero una sintetica ed affidabile diagnosi. Tra questi sono stati considerati in particolare:
- La disponibilita' di seme;
- Gli aspetti nutrizionali e mangimistici;
- Gli aspetti sanitari;
Per quanto riguarda la disponibilita' di seme, in tabella 20 sono state riportate le produzioni di novellame di spigola e di orata in avannotterie Italiane nel 1992. In tabella 19, come sopra descritto, sono indicate le avannotterie operanti sul territorio nazionale nel 1992, mentre nella tabella 21 sono state considerate le produzioni per le stesse specie ittiche dal 1987 al 1992. In tabella 22 vengono confrontate le differenti origini di novellame di spigola ed orata, da avannotterie nazionali, da pesca e da importazione. Per quanto riguarda i molluschi bivalvi, nel 1991 e' entrato in funzione nel delta del po uno schiuditoio, che nel 1992 e' gia' arrivato a produrre circa 40 milioni di vongole veraci da 3-4 mm e 5 milioni di ostriche. Nel 1992 ha iniziato la sua attivita' un secondo schiuditoio localizzato in alto adriatico. Per quanto concerne gli aspetti relativi alla produzione di mangimi, in tabella 23 e' riportata la produzione totale dal 1989 al 1992. In tabella 24 e' riportata una stima delle produzioni di mangimi per specie marine e salmastre, con alcuni indicatori di carattere tecnico-economico. Nelle tabelle 25, 26 e 27 sono riportate le piu' frequenti patologie osservate negli impianti di acquicoltura Italiani relativamente agli agenti virali, batterici e parassitari. Per le specie dulcaquicole le patologie virali costituiscono oggi il maggior rischio biologico, mentre per le specie marine e salmastre la situazione non e' allarmante anche se nuove patologie stanno emergendo. Il rischio maggiore e' che si ripeta per queste specie cio' che e' avvenuto in passato per le specie di acqua dolce, in particolare per le trote: in mancanza di un attenta politica sanitaria, gravi malattie sono ormai endemiche su tutto il territorio, con danni economici e restrizioni commerciali per i nostri operatori.
1.2.2.6 descrittori economici e di mercato
Il passaggio da un'acquicoltura ad indirizzo tradizionale ad un'attivita' "economica" vera e propria non e' stato immediato ed ha coinciso, in Italia, con il ventennio compreso tra gli anni '60 e '80. Successivamente a questo periodo di adattamento progressivo, sono intervenuti alcuni fattori che hanno modificato profondamente il quadro di riferimento per gli imprenditori del settore. L'aumento della produzione mondiale di prodotti ittici ha accresciuto la concorrenzialita' e, contemporaneamente, ha determinato un trend decrescente dei prezzi di vendita. Per le aziende di produzione si e' imposta quindi la necessita' di ridurre i costi unitari e di accrescere la valorizzazione dell'offerta. I parametri economici tramite i quali confrontare i risultati gestionali delle imprese hanno assunto, pertanto, un'importanza sempre maggiore, soprattutto in quest'ultimi anni. In questo contesto l'imprenditore, per seguire da vicino l'andamento economico della propria azienda dovra' porre crescente attenzione alle variabili, che influiscono sui costi e sulla redditivita' dei fattori impiegati, ma anche alle problematiche del mercato ed alle sue fluttuazioni. L'operatore pubblico, invece, oltre all'evoluzione dell'economia aziendale, dovra' considerare anche la situazione e le prospettive di mercato a medio e a lungo termine, tenendo percio' conto non solo degli elementi congiunturali, ma anche delle tendenze in atto nei principali paesi produttori ed in quelli con grandi potenzialita' produttive, che stanno avviando politiche di promozione dell'acquicoltura nelle sue varie forme. Negli ultimi tre anni il regime di concorrenza che si e' sviluppato tra la produzione nazionale e quella d'importazione, con la conseguente riduzione dei prezzi al dettaglio, sta ulteriormente stimolando la domanda verso questo prodotto. Dall'inizio del 1991 e per tutto il 1992 si e' assistito ad una progressiva riduzione dei prezzi, che considerando anche la svalutazione della lira negli ultimi 2 anni, comporta per i produttori una riduzione intorno al 30 per cento alla fine del 1992. Oltre ai tradizionali paesi esportatori di pesce fresco verso l'Italia quali Spagna, Portogallo, Francia, scandinavia ed argentina, si sono via via aggiunti paesi quali la Grecia, il marocco, l'egitto, la tunisia, ed il brasile.
2. Obiettivi del piano e strategia di sviluppo
Nell'ambito degli obiettivi globali della politica Comune della pesca, l'amministrazione Italiana, pur continuando ad assicurare la dovuta attenzione alle esigenze di razionalizzazione ed adattamento dello sforzo di pesca, intende introdurre strumenti di intervento volti ad assicurare le condizioni per l'affermazione di una politica di sviluppo i cui effetti devono essere collocati in un orizzonte temporale sia di breve periodo, quanto alle ipotesi di razionalizzazione, sia di lungo periodo quanto alle prospettive di modernizzazione del settore nel suo complesso. In particolare, a partire dalla collocazione del settore pesca nel piu' generale contesto dell'economia nazionale, e' stata elaborata una strategia entro cui le misure di intervento proposte dall'amministrazione comunitaria sono state opportunamente strutturate, ed integrate in alcuni casi, in modo da avviare a soluzione i nodi strutturali che se da un lato hanno limitato la crescita economica e sociale, dall'altro contribuiscono al peggioramento della dipendenza dall'estero relativamente ai consumi interni di prodotti ittici. Fra gli aspetti qualificanti che caratterizzano questo piano settoriale, mediante i quali si intende perseguire l'obiettivo di una generale modernizzazione del settore, e' il caso di evidenziare l'importanza assegnata al potenziamento del ruolo e delle responsabilita' delle associazioni di categoria ed alla scelta di utilizzare in misura non marginale gli strumenti di intervento orizzontali quali i programmi promozionali e la Costituzione di un fondo creditizio. In altri termini e' stata valutata positivamente l'opportunita' di ridurre l'impatto negativo in termini di occupazione e reddito attraverso un forte coinvolgimento delle categorie produttive al piu' generale processo di internazionalizzazione che trova nelle scelte commerciali assunte da operatori attivi su scala globale, un fattore di rischio per la continuita' della stessa attivita' produttiva. Sulla base delle precedenti considerazioni, e tenuto conto degli interessi piu' generali della collettivita' in tema di salvaguardia della perennita' delle risorse biologiche marine sono stati individuati i seguenti obiettivi qualificanti nell'ambito di applicazione del prossimo piano settoriale:
Modernizzazione del settore produttivo. In particolare per quanto concerne le problematiche legate allo sfruttamento delle risorse cio' potra' essere conseguito adattando lo sforzo di pesca alla consistenza delle risorse, sia attraverso una politica di ammodernamento vero e proprio della flotta che di limitata sostituzione del capitale esistente;
Ridurre il vincolo posto dal limitato grado di autosufficienza interna quanto al fabbisogno ittico alimentare nazionale e che progressivamente pregiudica la capacita' delle imprese di pesca a generare profitto;
Salvaguardare i livelli occupazionali che certamente subiscono una pesante penalizzazione a seguito della applicazione della politica Comune della pesca, anche attraverso iniziative di riconversione produttiva rientranti tuttavia nel campo di applicazione del piano. E' chiaro che i tre obiettivi non sono tra di loro indipendenti, ma possono essere considerati alla stregua di insiemi intersecantisi in cui alcune azioni ricadono nel dominio di piu' di un obiettivo. Quanto al primo dei tre obiettivi risulta evidente l'esigenza di proseguire nella ricerca di un equilibrato rapporto fra risorse disponibili e sforzo di pesca effettivamente esercitato. Tuttavia, e' anche vero che tale processo passa anche attraverso una politica di razionalizzazione in cui andranno sfruttate appieno le potenzialita' offerte dalla ristrutturazione dello sforzo di pesca all'interno dei diversi sistemi ed aree di pesca. In tal senso, a partire dall'analisi degli indicatori bio economici di cui all'art. 2 della legge n. 165, si intende adottare una strategia tendente a favorire una riallocazione dello sforzo di pesca in funzione dello stato di sfruttamento delle risorse. Allo stesso tempo, nel quadro di una gestione attiva dello sforzo di pesca e stante la complementarieta' esistente fra le azioni di demolizione e la politica delle licenze di pesca, si intende favorire le iniziative di demolizione laddove verra' mantenuto il blocco delle licenze di pesca. Quanto alla politica di adattamento dello sforzo di pesca, l'amministrazione Italiana ritiene che un reale contributo alla soluzione definitiva del problema potra' essere offerto da una politica in grado di incentivare in modo consistente l'abbandono definitivo dall'attivita' di pesca. Sara' assegnata, ovviamente, priorita' alle richieste di fermo definitivo provenienti dai segmenti di flotta per i quali il precedente pop ha previsto un obiettivo in riduzione pari al 15 per cento. Allo scopo, nell'ambito della ripartizione del bilancio relativo alla applicazione del programma settoriale nel suo complesso, sara' assegnato un peso rilevante a tale misura la cui dimensione puo' essere stimata nel 20 per cento della disponibilita' complessiva dei fondi. Parallelamente alla riduzione del tonnellaggio, e sempre limitatamente ai segmenti di pesca a maggior impatto biologico, saranno anche adottate misure tendenti a ridurre il tempo di pesca. Infatti nei prossimi anni, come in quelli precedenti, sara' stabilito un periodo di fermo temporaneo biologico annuale che consistera' nel divieto di pesca per i sistemi a strascico e volante per un periodo di 45 giorni. Tale periodo sara' come sempre stabilito sulla base delle esigenze di carattere biologico che meglio saranno in grado di consentire una difesa delle forme giovanili nei primi giorni di vita. In tal modo, pur con diversa efficacia, si stima che sara' possibile abbattere un ulteriore 15 per cento dello sforzo di pesca complessivo e che andra' ad aggiungersi, quanto ai segmenti dello strascico e volante, alla riduzione del 15 per cento del tonnellaggio dei segmenti in questione e che presentano un impatto ecologico particolarmente pesante. Di pari passo, sara' confermata l'intenzione di procedere alla adozione delle misure di fermo tecnico. E' solo il caso di rilevare che quest'ultima misura, come quella relativa al fermo biologico saranno attuate senza incidere sui fondi comunitari. L'obiettivo del contenimento dello sforzo di pesca sara' infine, perseguito anche mediante una politica di forte internazionalizzazione del settore produttivo in mare. In questo senso, e sempre nell'ambito delle misure di adattamento dello sforzo di pesca complessivo, saranno incentivate le iniziative tendenti alla Costituzione delle societa' miste e quelle relative alla Costituzione di associazioni temporanee di impresa. Si prevede di procedere alla Costituzione di almeno 10 societa' su base annua in modo da fornire un consistente contributo alla politica di contenimento dello sforzo. La politica di modernizzazione del settore potra' ulteriormente essere assicurata mediante il proseguimento delle iniziative, pubbliche e private, a sostegno del miglioramento delle condizioni di lavoro nei porti di pesca. In tal senso, si intende fornire una concreta opportunita' di affrancamento delle categorie produttive dalle condizioni di emarginazione che ancora caratterizzano molte marinerie in Italia. Il perseguimento del secondo dei tre obiettivi richiede la contestuale attivazione di:
Misure dirette al sostegno del processo di utilizzazione produttiva della fascia costiera e del largo, cosi' come delle iniziative di acquacoltura in acque dolci e salmastre. In tal senso, sara' assicurata priorita' alle iniziative di maricoltura dirette a favorire l'accrescimento ed il controllo delle risorse da parte delle associazioni di categoria e cooperative di produttori. Tale misura, peraltro, intende contribuire anche alla riduzione dell'impatto occupazionale negativo che verra' ad abbattersi sui produttori in mare a seguito della adozione della politica di adattamento dello sforzo di pesca decisa in sede comunitaria.
Misure dirette alla salvaguardia e valorizzazione della produzione interna, anche mediante la realizzazione di iniziative destinate a sviluppare circuiti distributivi e commerciali da parte delle associazioni di categoria;
Misure destinate alla promozione dei prodotti della pesca, cosi' come del settore nel suo complesso quanto al rafforzamento delle relazioni internazionali produttive e commerciali da parte delle associazioni di categoria. In questo ultimo contesto assumono particolare rilevanza le iniziative che le associazioni di categoria andranno ad assumere. In particolare, merita di essere rilevata la prevista Costituzione di un fondo creditizio diretto a sostenere finanziariamente le iniziative produttive e promozionali da parte del sistema produttivo nazionale. Tale iniziativa assume valore strategico in quanto consente il superamento dei limiti che tradizionalmente hanno impedito il decollo di una vera e propria politica industriale nel settore della pesca. Analogamente, la realizzazione di un osservatorio statistico economico per la pesca e l'acquicoltura, inteso come integrazione e rafforzamento delle strutture gia' esistenti, e di un altro con obiettivi di monitoraggio tecnico biologico ad opera delle associazioni di categoria, sono destinati a fornire il necessario supporto informativo ed in tempo reale, alla azione di modernizzazione, internazionalizzazione ed adattamento dello sforzo di pesca precedentemente descritta. E' forse il caso di rilevare che tali ultime due iniziative si muovono nel piu' ampio contesto dell'esigenza di provvedere alla realizzazione di banche dati in grado di consentire una piu' efficace azione amministrativa e gestionale sia in sede nazionale che comunitaria. Quanto al terzo dei tre obiettivi prima citati si intende provvedere mediante l'individuazione di strumenti di intervento socio economico, ma in particolare saranno le iniziative precedenti, attraverso l'impatto sulla domanda e sull'offerta che sono destinate a sostenere l'occupazione nel suo complesso. Per gli impianti di piscicoltura dolce e salmastra, si rende indispensabile considerare prioritariamente l'ammodernamento delle unita' esistenti rispetto all'aumento della produzione. Infatti, risulta oramai improcrastinabile dar corso ad interventi di tipo strutturale finalizzati ad aggiornare tecnologicamente gli impianti esistenti, aumentarne la competitivita', riducendone i costi di produzione, rendendoli piu' flessibili per quanto riguarda la capacita' di modulare la produzione al variare della domanda, oltre che migliorare ulteriormente gli standards qualitativi delle produzioni ittiche.
Allegato
Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali documento unico di programma 1994-1999 regolamento 2080/93
3. Mezzi previsti per conseguire l'obiettivo
Il piano settoriale pesca tiene conto della ripartizione geografica ed amministrativa che caratterizza il territorio Italiano. In particolare, tiene conto del fatto che le Regioni meridionali rientrano integralmente nell'obiettivo 1 e come tali godono di particolari condizioni di sostegno. Tuttavia, nel quadro della ipotesi programmatoria prevista, si tiene anche conto del fatto che le differenze produttive, economiche e sociali che caratterizzano il settore pesca in Italia, piu' che seguire una linea di demarcazione orizzontale, registrano forti divaricazioni in funzione del bacino di appartenenza. In tal modo il bacino tirrenico, in generale, si oppone a quello adriatico sia per quel che concerne le risorse che la produttivita' delle imprese, sia per i redditi individuali che per la consistenza delle strutture ed infrastrutture a terra, sia per il livello organizzativo che per la pervasivita' che caratterizza le relazioni produttive. Sulla base di tali considerazioni si e' ritenuto opportuno perseguire un'ipotesi di equita' distributiva, ovviamente non disgiunta da quella di efficiente allocazione delle risorse finanziarie, nell'azione di ripartizione dei fondi pubblici da utilizzarsi in favore del settore ed, in particolare, fra le Regioni rientranti nell'obiettivo 1 e quelle restanti. Tale impostazione, a causa del diverso coefficiente di ripartizione dei fondi implica un investimento previsto totale pari a 2.325 miliardi di lire, di cui 1.020 saranno realizzati nelle Regioni rientranti nell'obiettivo 1 e 1.305 nelle restanti aree geografiche. Analogamente, in funzione dell'area di pertinenza l'impegno nazionale e' previsto in 441,6 e 429,6 miliardi rispettivamente, mentre il settore privato partecipera' con 158,4 e 455,4 miliardi rispettivamente a fronte di una quota comunitaria prevista di 840 miliardi che si intende, per le motivazioni suesposte, distribuire in parti uguali fra le due macroaree. Gli obiettivi di equita' ed efficienza cui prima si faceva cenno sono perseguiti mediante l'applicazione di una regola generale che prevede la minimizzazione del concorso comunitario per l'insieme delle Regioni ricadenti nell'obiettivo 1 e la massimizzazione dello stesso contributo nelle altre Regioni. La successiva presentazione delle schede consentira' un esame piu' dettagliato delle misure che si intendono realizzare nell'ambito di ciascun campo di azione. L'autorita' responsabile dell'esecuzione delle misure di cui al presente documento e' il Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali e, per quanto riguarda l'acquacoltura di acqua dolce, le amministrazioni regionali competenti per territorio. I mezzi finanziari per la gestione delle iniziative in materia di acquacoltura in acqua dolce, di competenza regionale, saranno determinati per ciascun programma operativo, d'intesa con le amministrazioni regionali interessate, tenendo presenti le esigenze complessive del settore dell'acquacoltura anche in relazione alle compatibilita' tra produzione e mercato.
Piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura campo di azione n. 1 adattamento degli sforzi di pesca misura n. 1.1 sospensione definitiva
1. Scopo della misura:
La dec. 92/592/CEE del dicembre 1992 prevede la riduzione della flotta da pesca in Italia, allo scopo di assicurare un equilibrio duraturo tra le risorse alieutiche e lo sforzo di pesca esercitato. A tale scopo si prevede la riduzione del 20 per cento del tonnellaggio relativamente ai segmenti che praticano la pesca a strascico o a divergenti sugli stock demersali e del 15 per cento per le draghe e i pescherecci a sfogliara che pescano stock bentonici. La differenza di tonnellaggio tra la situazione al 1/1/92 e quella prevista al 31/12/96 e' risultata pari a 18.289 tsl. L'applicazione della misura consentira' di ridurre il tsl per un ammontare maggiore e pari a 33.600 tsl.
2. Descrizione della misira:
Ritiro definitivo di 33.600 tsl di cui, sulla base dei fondi che si ritiene di utilizzare, ca. 16.000 saranno ritirate nelle aree meridionali e 17.700 nelle altre Regioni. Priorita' di ritiro e' assicurata ai segmenti della flotta a maggior impatto ecologico e previsti nel pop relativo al periodo 1993/1996. Per il conseguimento degli obiettivi previsti da tale misura si prevede di utilizzare un totale (comunitario e nazionale) di 319,2 miliardi di lire nell'intero periodo, di cui 151,2 per le Regioni obiettivo 1 e i rimanenti 168 per le altre Regioni.
3. Obiettivi specifici:
Esistono al momento numerose aree sovrasfruttate in cui occorre ristabilire un equilibrio fra risorse e sforzo di pesca. Le ragioni dello squilibrio sono dovute in particolare all'eccessivo sforzo esercitato dal segmento a strascico. Nel ppo III e' stata registrato un accesso di 11.316 tsl e 56.344 kw quanto alla pesca a strascico e alla volante esercitanti nella fascia costiera, come pure l'eccesso registrato nel caso delle draghe e' stato di 400 tsl e 3.175 kw rispettivamente. Gli stessi indicatori di impatto relativi alla pesca a strascico in acque mediterranee registravano un eccesso di 3.413 tsl e 9.239 kw, mentre nel caso della pesca esercitata in acque internazionali e nei paesi terzi si registrava un eccesso di 3.614 tsl e di 6.905 kw. Si ritiene di soddisfare completamente l'obiettivo previsto e di incrementare ulteriormente l'ammontare di tonnellaggio complessivamente ritirato.
Allegato al file ale000853arlex8.txt
4. Categorie di beneficiari della misura: imprese di pesca singole ed associate.
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero per la risorse agricole, alimentari e forestali.
6. Fondi e modalita' di finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.
Piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura campo di azione n. 1 adattamento degli sforzi di pesca misura n. 1.2 riorientamento (societa' miste - a.t.i.)
1. Scopo della misura: riduzione dello sforzo di pesca mediante allontanamento definitivo e/o temporaneo di parte della flotta di maggiori dimensioni.
2. Descrizione della misura: con tale misura si ritiene di procedere al riorientamento di almeno 14.100 tsl, di cui 8.800 ricadenti nelle Regioni dell'area obiettivo 1 e 5.300 nelle altre Regioni. Per il conseguimento di tale obiettivo si prevede di utilizzare un totale di 134,4 miliardi di lire, di cui 84 da destinare alle Regioni obiettivo 1 ed i rimanenti 50,4 alle rimanenti aree del paese. Si prevede di ripartire l'importo complessivo in quote uguali fra i fondi nazionali e comunitari.
3. Obiettivi specifici: l'eccesso di sforzo di pesca che caratterizza la flotta da pesca in Italia e' concentrata sui battelli operanti a strascico, sia nell'area mediterranea che oltre gli stretti. Tali segmenti sono quelli che piu' di altri risultano interessati dalla misura in questione. Si ritiene, pertanto, di poter ulteriormente ridurre lo sforzo di pesca rispetto agli obiettivi previsti dal ppo III, in particolare, attraverso la riduzione dello sforzo di pesca esercitato sulle risorse mediterranee, sara' possibile il miglioramento della redditivita' delle rimanenti imprese di pesca.
A. Indicatori di impatto fisici: si prevede il riorientamento, definitivo o temporaneo, di 14.100 tsl. Saranno interessati, in particolare i segmenti della pesca a strascico mediterranea ed oceanica. Capacita' di pesca 1992 risultati attesi variazioni tsl 267.471 tsl 253.371 tsl (-14.100)
B. Attivita' di pesca: si prevede un leggero incremento nelle giornate di pesca alla fine del periodo. C. Indicatori di impatto economici si prevede un leggero aumento delle catture per unita' di sforzo, cui non si ritiene potra' seguire un aumento dei margini di profitto stante la tendenza negativa dei prezzi all'ingrosso.
4. Categorie di beneficiari della misura: imprese singole ed associ- ate.
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero per le risorse agricole, alimentari e forestali.
6. Fondi e modalita' di finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.
Piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura campo di azione n. 1 adattamento degli sforzi di pesca misura n. 1.3 sospensione temporanea
1. Scopo della misura: contribuire alla riduzione temporanea dello sforzo di pesca
2. Descrizione della misura: la misura sara' attuata nei prossimi anni, cosi' come e' gia' accaduto in quelli precedenti, attraverso la sospensione della pesca a strascico, volante e turbosoffianti per un periodo massimo di 45 giorni in ragione di anno. La sospensione e' obbligatoria. Il periodo di fermo verra' stabilito sulla base delle indicazioni fornite dai biologi della pesca, e sara' articolato in due periodi differenti a seconda del bacino di appartenenza della flotta. Il sostegno finanziario necessario per assicurare l'attuazione della misura sara' integralmente assicurato dallo stato. Alla precedente misura di fermo temporaneo a carattere prevalentemente biologico, se ne affianca anche una seconda di tipo tecnico, che prevede il divieto di pesca nei periodi festivi e nei fin settimana. L'attuazione di tale misura non richiede alcun sostegno finanziario.
3. Obiettivi specifici: attraverso la riduzione delle giornate di pesca, concentrate nei periodi di maggior accrescimento degli stadi giovanili delle risorse, e' possibile pervenire ad un ulteriore riduzione di sforzo di pesca che, si prevede, potra' raggiungere almeno il 15 per cento del totale esercitato in ragione di anno da ciascuno dei due segmenti coinvolti. Sulla base della precedente esperienza si ritiene che tale misura, nel medio periodo, sia in grado di fornire un consistente contributo al processo di salvaguardia ed accrescimento delle risorse.
A. Indicatori di impatto fisici capacita' di pesca: si prevede una riduzione temporanea di 15 per cento del tsl operante a strascico e volante. 1992 risultati attesi variazione tsl 267.471 tsl 227.351 tsl (-40.120 tsl)
B. Attivita' di pesca: riduzione predeterminata dei giorni di pesca nella misura massima di 45 piu' i giorni di fermo tecnico.
C. Indicatori di impatto economici: quanto alle specie protette dal fermo temporaneo si prevede un immediato beneficio in termini di sbarchi. Il beneficio finale, tuttavia, potra' essere riscontrato nel medio lungo periodo, come peraltro l'esperienza maturata finora consente di dimostrare.
Campo d'azione n. 1: adattamento degli sforzi di pesca impatto complessivo previsto misura 1.1 delta tsl delta per cento sospensione definitiva -33.600 -12,6 misura 1.2 riorientamento -14.000 -5,2 misura 1.3 sospensione temporanea -40.120 -15 -87.720 -32,8
4. Categorie beneficiare della misura: imprese di pesca singole ed associate.
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero per le risorse agricole, alimentari e forestali.
6. Fondi e modalita' del finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.
Piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura campo di azione n. 2 rinnovo ed ammodernamento della flotta misura n. 2.1 nuove costruzioni
1. Scopo della misura: contribuire in misura modesta al processo di sostituzione dello stock di capitale fisico obsoleto ed al ringiovanimento della flotta di pesca.
2. Descrizione della misura: investimenti materiali.
3. Obiettivi specifici: consentire la costruzione di ca. 70 nuovi battelli nel corso dell'intero periodo ed in sostituzione di uguale tonnellaggio offerto in demolizione. Nelle Regioni obiettivo 1 si prevede la approvazione di 25 nuove iniziative, mentre nelle altre Regioni i contributi previsti, anche in virtu' della maggiore partecipazione finanziaria del beneficiario, potranno generare ca. 45 nuove iniziative. Per i segmenti della flotta in cui VI e' capienza rispetto all'obiettivo fissato per il segmento del pop potrebbe prescindersi interamente o parzialmente dal ritiro.
4. Categorie di beneficiarie della misura: imprese singole ed associate.
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero per le risorse agricole, alimentari e forestali.
6. Fondi e modalita' di finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.
Piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura campo d'azione n. 2 rinnovo ed ammodernamento della flotta di pesca misura n. 2.2 ammodernamento e altri miglioramenti previsti dalle norme vigenti
1. Scopo della misura: contribuire in modo sostanziale al processo di mantenimento dello stock di capitale fisico, all'aumento della sicurezza delle operazioni a bordo, al rispetto delle norme sanitarie, al processo di riconversione delle attivita' di pesca verso sistemi ed attrezzature piu' selettive ed a minor impatto ambientale. Allo stesso tempo, si ritiene di dover assicurare un forte impulso a tale misura dato il consistente sostegno che tale attivita' industriale consente di apportare all'economia del settore nel suo complesso. Cio' e' possibile in quanto tale misura costituisce l'asse portante per l'attivazione di una politica dell'offerta in grado di contrastare gli effetti negativi e contrastanti, sia di tipo economico che sociale, derivanti da una politica di riduzione dello sforzo di pesca.
2. Descrizione della misura: investimenti materiali.
3. Obiettivi specifici: consentire un sostenuto processo di ammodernamento della intera flotta da pesca, in tutte le sue componenti. Si prevede di approvare ca. 200 richieste di ammodernamento per anno, di cui 70 nelle Regioni dell'obiettivo 1 e 130 nelle restanti aree del paese. La misura sara' tra l'altro destinata a favorire il processo di riconversione delle imbarcazioni impegnate nella pesca con reti derivanti e di quelle impegnate nell'attivita' a strascico costiero.
4. Categorie beneficiare della misura: imprenditori singoli ed associati
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali
6. Fondi e modalita' di finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.
Piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura campo d'azione n. 3 acquacoltura misura n. 3.1 consolidamento della produzione
1. Scopo della misura: intervenire sulle unita' produttive di acquicoltura esistenti in acque interne e marine al fine di ridurre i costi di produzione, migliorare la qualita' dei prodotti, (in termini igenico-sanitari, nutrizionali, di sicurezza d'uso) raggiungere elevati livelli di compatibilita' ambientale.
2. Descrizione della misura: investimenti per l'adeguamento tecnologico di impianti con priorita' per i progetti gia' finanziati in parte con fondi comunitari che avranno raggiunto gli obiettivi produttivi che si erano prefissati nel primo o nei successivi interventi.
3. Obiettivi specifici - indicatori di impatto - risultati attesi: aumento della capacita' produttiva con particolare riferimento alle avannotterie di specie ittiche marine, di almeno altri 20 milioni di capi per spigole ed orate, con riduzione dei costi di produzione ed adeguamento alla qualita' per avviare programmi di ripopolamento in aree lagunari. Aggiornare tecnologicamente gli impianti di piscicoltura, in acqua dolce e salmastra, esistenti nel territorio nazionale, con particolare riguardo agli interventi volti alla riduzione dei costi gestionali e alla riduzione dell'impatto ambientale. Ammodernamento delle troticolture esistenti per aumentarne la competitivita', ridurre i costi di produzione, renderle piu' flessibili rispetto al variare della domanda, aumentandone la compatibilita' ambientale. Riconversione degli impianti esistenti con nuove specie il cui allevamento risulti da studi di mercato economicamente interessante, sentito il parere delle associazioni professionali di categoria. Lavori di manutenzione straordinaria in ambienti vallivi per aumentarne la compatibilita' ambientale e per sostenere le produzioni estensive di elevata qualita', per il mantenimento dei mercati locali. Adeguamento tecnologico delle molluschicolture per operare in mare aperto e per migliorare le condizioni ambientali di sacche ed aree costiere confinanti, anche al fine di mantenere la produzione di vongola filippina almeno sulle 25.000 tonnellate annue costanti. Rilancio della ostreicoltura nazionale. Ammodernamento delle anguillicolture esistenti, soprattutto per quanto riguarda il miglioramento della loro compatibilita' ambientale e la salvaguardia delle risorse idriche. Interventi per finanziare campagne di eradicazione attuate con l'uso di vaccini o altri mezzi di profilassi, allo scopo di ridurre sensibilmente l'uso di prodotti disinfettanti, antibiotici ecc., che possono rappresentare per la piscicoltura continentale una sorgente di impatto ambientale. Infine dovranno essere finanziati quegli interventi volti al miglioramento degli standards qualitativi delle produzioni piscicole nazionale
4. Categorie di beneficiari della misura: imprenditori singoli ed associati, associazioni di categoria e loro strutture, amministrazioni regionali per gli interventi in aree demaniali, associazioni di produttori.
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero della risorse agricole, alimentari e forestali e, per quanto riguarda l'acquacoltura di acqua dolce, le amministrazioni regionali competenti per il territorio.
6. Fondi e modalita' di finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.
Piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura campo d'azione n. 3 acquacoltura misura n. 3.2 sviluppo di attivita' innovative
1. Scopo della misura: incoraggiare lo sviluppo dell'acquicoltura per nuove specie e con tecnologie a basso impatto ambientale. Aprire opportunita' di sviluppo della acquicoltura alle cooperative di pesca per riconversione e riduzione dello sforzo di pesca, promuovendo progetti economicamente affidabili e non solo a contenuto eminentemente sociale.
2. Descrizione della misura: investimenti per la costruzione di nuove unita' di acquicoltura equamente distribuiti lungo la costa al fine di assumere ruolo pilota.
3. Obiettivi specifici: allevamento di altre specie marine (ombrine, dentici, saraghi, ricciole, pecten). Progetti di acquicoltura lungo la fascia costiera atrtraverso impianti in mare aperto con gabbie galleggianti adatte alle condizioni meteomarine delle nostre coste aperte, con sistemi integrati di produzione. Progetti di ripopolamento attivo di lagune costiere gestite da coop- erative di pescatori. Progetti innovativi in acque interne e marine che prevedano l'uso di tecnologie ambientali affidabili.
4. Categorie di beneficiari della misura: imprenditori singoli ed associati, associazioni di categoria e loro strutture, associazioni di produttori.
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali, e, per quanto riguarda l'acquacoltura di acqua dolce, le amministrazioni regionali competenti per territorio.
6. Fondi e modalita' di finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.
Piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura campo d'azione n. 3 acquacoltura misura n. 3.3 servizi territoriali per la produzione
1. Scopo della misura: realizzazione di centri di servizio per la produzione ubicati in aree strategiche per la produzione della acquicoltura sul territorio nazionale.
2. Descrizione della misura: investimenti per la realizzazione di centri di servizi.
3. Obiettivi specifici: realizzazione di un centro per la gestione della produzione di vongole veraci e di altri molluschi del nord adriatico. Attivazione di un sistema di controllo sanitario (quarantena) sui prodotti ittici di acquacoltura di importazione coordinato dal centro di referenza nazionale sulle malattie dei pesci (direttiva 93/53 c.e.e. Del 24/06/93). Realizzazione di un osservatorio del mercato dei prodotti di acquicoltura con tre unita' distribuite sul territorio nazionale. Tali centri ed unita' saranno strutture estremamente snelle che prevedono una ampia partecipazione del mondo della produzione.
4. Categorie di beneficiari della misura: associazioni di categoria, amministrazioni regionali, associazioni di produttori.
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali, e, per quanto riguarda l'attivazione di un sistema di controllo sanitario, il Ministero della sanita'.
6. Fondi e modalita' di finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.
Piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura campo d'azione n. 4: zone marine protette misura: preparazione zone marine protette
1. Scopo della misura: contribuire alla realizzazione di impianti di maricoltura mediante installazione di barriere di protezione.
2. Descrizione della misura: investimenti materiali e progettazione
3. Obiettivi specifici: miglioramento delle affidabilita' delle realizzazioni di maricoltura
4. Categorie di beneficiari: associazioni di categoria e loro strutture, amministrative regionali e comunali.
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero per le risorse agricole, alimentari e forestali.
6. Fondi e modalita' di finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.
Piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura campo di azione n. 5 attrezzature dei porti di pesca misura n. 5.1 sostegno all'attivita' dei pescherecci - iniziative pubbliche
1. Scopo della misura: aumentare la dotazione di servizi ed infrastrutture a servizio della pesca, IV i incluse le opere di adattamento dei moli di attracco e le opere di prima commercializzazione e deposito delle catture. Magazzini frigo e fabbriche di ghiaccio a gestione pubblica. Le differenti azioni sono comunque mirate al miglioramento delle condizioni sanitarie del prodotto sbarcato e delle operazioni di sbarco.
2. Descrizione della misura: investimenti materiali, costruzione di unita' a servizio dell'attivita' di sbarco e prima commercializzazione.
3. Obiettivi specifici: ridurre le inefficienze organizzative, distributive e sanitarie almeno in alcuni dei ca 802 porti ed approdi di cui si serve la flotta peschereccia Italiana.
4. Categorie di beneficiari della misura: organismi pubblici.
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali.
6. Fondi e modalita' di finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.
Piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura campo d'azione n. 5 attrezzature dei porti di pesca misura n. 5.2: miglioramento delle condizioni di sbarco - iniziative private
1. Scopo della misura: aumentare la dotazione di servizi e infrastrutture private a servizio degli operatori della pesca.
2. Descrizione della misura: investimenti materiali, costruzione di unita' a sostegno dell'attivita' di sbarco e di prima commercializzazione.
3. Obiettivi specifici: ridurre le inefficienze organizzative, distributive e sanitarie in almeno alcuni dei ca 802 porti ed approdi di cui si serve la flotta peschereccia Italiana.
4. Categorie di beneficiari della misura: associazioni di categoria e loro strutture.
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero per le risorse agricole, alimentari e forestali.
6. Fondi e modalita' di finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.
Piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura campo d'azione n. 6 trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca misura n. 6.1 immobili ed installazioni
1. Scopo della misura: l'andamento dei consumi ittici freschi, congelati e trasformati mostra un andamento crescente nel tempo. Di conseguenza, quanto alla capacita' di trattamento del prodotto finito e della materia prima si pone un problema di adattamento delle strutture di trasformazione , di conservazione e di distribuzione alle mutate esigenze ed anche alla diversa competitivita' dei singoli comparti. Quanto alle strutture di conservazione e lavorazione dei prodotti della pesca si prevede un aumento della capacita' produttiva e di mantenimento del prodotto. In tal senso si prevede la costruzione di nuovi impianti limitati, per quanto riguarda la trasformazione, alle linee di lavorazione attive nei settori surgelazione, acciughe, semiconserve, prodotti innovativi nonche' nel settore delle trote. Quanto alla realizzazione di iniziative destinate al potenziamento della capacita' di mantenimento e di conservazione del prodotto si prevede la realizzazione di almeno dieci impianti. Nel caso delle iniziative a sostegno della commercializzazione si prevede la realizzazione di centri di raccolta provvisti di sistemi informatizzati per assicurare una efficiente e remunerativa collocazione del pescato. Tali centri, peraltro, costituiscono un elemento essenziale delle attivita' di promozione di cui al campo d'azione n. 7. La realizzazione di mercati ittici ed aste e di impianti di depurazione dei molluschi costituisce un ulteriore obiettivo che si intende conseguire attraverso tale misura.
2. Descrizione della misura: investimenti materiali per la realizzazione di nuovi impianti di trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca. Sistemi informatici per la costruzione di reti distributive da parte delle associazioni dei produttori.
3. Obiettivi specifici: esistono al momento ca 220 unita' produttive nel settore della trasformazione e prima lavorazione dei prodotti della pesca, per una capacita' produttiva globale di oltre 250.000 tonnellate di materia prima. La produzione attuale ammonta a oltre 155 mila ton. Per un valore di 1.540 miliardi di lire. Le importazioni di prodotti trasformati ammonta a 122 mila ton. Per un valore pari a 902 miliardi di lire. Le esportazioni hanno raggiunto le 12 mila ton. Per un valore di 78 miliardi di lire. Mediante l'attivazione della misura in esame si ritiene di poter aumentare la capacita' produttiva mediante la realizzazione di nuovi impianti di lavorazione, limitatamente ai settori impegnati nella lavorazione delle acciughe, delle semicon- serve, e dei prodotti innovativi dei surgelati. Al termine del periodo di attuazione del programma si ritiene di aumentare il numero delle unita' produttive corrispondenti a circa 193 a 245 con un aumento della capacita' produttiva di ca. 18.200 ton, che corrispondono al 11,6 per cento dell'attuale produzione. Nel caso delle strutture di commercializzazione e distribuzione si ritiene di poter realizzare almeno quattordici nuove installazioni, mercati ittici, centri di raccolta e impianti di depurazione. In tal modo si ritiene di aumentare la quantita' di prodotto venduto attraverso una struttura appropriata. Si stima che almeno 50/60.000 ton. Di prodotto potranno essere commercializzate mediante le strutture di cui sopra.
4. Categorie di beneficiari della misura: organismi pubblici, imprenditori singoli ed associati, associazioni di categoria e loro strutture.
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero per le risorse agricole, alimentari e forestali.
6. Fondi e modalita' di finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.
Allegato
Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali documento unico di programma sfop 1994-1999 regolamento 2080/93 piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura capo di azione n. 6: trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca.
Misura n. 6.2: ammodernamenti scopo della misura: per gli stessi motivi gia' esposti nella scheda relativa alla misura 6.1 si ritiene necessario sostenere il processo di ammodernamento gia' avviato con il precedente programma settoriale e con l'applicazione delle direttive n. 91/492/CEE e 91/493/CEE in materia di condizioni sanitarie di vendita dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura. In tal senso, si prevede di contribuire all'ammodernamento di ca. 130 unita' sia che si tratti di impianti di conservazione e lavorazione che di mercati ittici ed aste, centri di raccolta ed impianti di depurazione. In particolare sara' sostenuto il processo di modernizzazione relativo all'adeguamento degli impianti alle normative esistenti, sia di tipi sanitario che in materia di inquinamento, sia ancora in materia di controllo delle norme relative agli standard di qualita'. La capacita' produttiva complessiva non si ritiene che verra' influenzata in modo consistente in seguito alla applicazione della misura, se non nel caso di iniziative destinate ad introdurre nuove tecnologie di trasformazione e nuovi prodotti, quale risposta all'esigenza di difesa della competitivita' da produzioni extra europee.
2. Descrizione della misura: investimenti materiali nelle imprese e nei centri commerciali oggetto di ammodernamento. Soddisfacimento dei requisiti sia sanitari che antinquinamento, informatizzazione del sistema distributivo e delle procedure per la definizione di procedure automatiche per accertare il controllo di qualita' nei processi produttivi. Aggiornare tecnologicamente, promuovendone l'adeguamento alle nuove normative sanitarie ed antinquinamento, gli impianti di trasformazione e lavorazione dei prodotti d'acqua dolce (trote, pescegatto, ecc.) privilegiando l'integrazione tra allevamento e trasformazione.
3. Obiettivi specifici: secondo stime attendibili solo una parte degli stabilimenti oggi esistenti rispettano le norme in materia sanitaria ed antinquinamento. Si ritiene pertanto di appoggiare in modo consistente tale processo. Cio' implica che la misura in questione consentira' di adattare alle norme esistenti almeno 100 impianti di trasformazione e commercializzazione e 30 mercati ittici. Inoltre, con tale misura sara' possibile procedere all'introduzione di un sistema di informatizzazione dei mercati ittici e dei centri di vendita e di raccolta delle associazioni di categoria e delle loro cooperative. Si stima che almeno 15 mercati saranno interessati dalla misura in questione. Le iniziative di ammodernamento destinate alla introduzione di nuove tecnologie e alla ricerca di nuovi prodotti da immettere sul mercato saranno opportunamente sostenute, in particolare le aziende impegnate nella trasformazione di prodotti di allevamento in acqua dolce o salmastra (trote, anguille, mitili ecc.).
4. Categorie di beneficiari: imprenditori singoli ed associati, associazioni di categoria e loro strutture. Associazioni professionali di categoria e loro cooperative
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero per le risorse agricole, alimentari e forestali.
6. Fondi e modalita' di finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.
Piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura campo di azione n. 7 promozione dei prodotti e sostegno nuove iniziative interne ed estere misura n. 7.1 campagne promozionali
1. Scopo della misura: l'andamento dei consumi di prodotti ittici freschi e trasformati impone un crescente ricorso alle importazioni, caratterizzate in generale da prezzi inferiori a quelli correnti per il prodotto pescato dall'armamento locale. Tale attivita' assume una duplice valenza che tende ad influenzare il mondo della pesca in modo consistente. Da un lato i flussi di importazione sono assunti da aziende commerciali operanti su scala globale e, pertanto, pur senza entrare in contatto, interferiscono con le scelte produttive e commerciali delle imprese di pesca nazionali. In tale contesto tendono a svilupparsi delle diseconomie esterne che si abbattono sul settore produttivo riducendone, peraltro, la capacita' a produrre profitti adeguati agli investimenti. La misura in questione tende da un lato a contrastare tale andamento naturale che, se lasciato a se stesso, finirebbe col generare forti tensioni sociali, dall'altro a favorire un processo di internazionalizzazione delle attivita' in essere nell'ambito delle associazioni dei produttori, sia favorendo una maggiore partecipazione delle proprie imprese alla gestione dei flussi commerciali internazionali, sia favorendo la Costituzione di iniziative produttive e commerciali con partners esterni laddove se ne potranno verificare le condizioni. Nel primo caso si procedera' alla realizzazione delle iniziative di valorizzazione della produzione sia attraverso la realizzazione di marchi, sia mediante un'azione diretta a riorganizzare gli attuali sistemi distributivi. In quest'ultimo caso, attraverso una piu' accentuata presenza dei centri di raccolta e distribuzione del pescato, sara' possibile procedere alla costruzione di uffici commerciali collettivi con l'obiettivo, fra l'altro, di diversificare gli attuali circuiti distributivi e passare dalla vendita mediante canale lungo, come oggi accade, a quella di tipo breve, privilegiando il canale della grande distribuzione organizzata. Nel secondo caso, si procedera' alla individuazione di aree commerciali e produttive nei confronti delle quali maggiore sono le potenzialita' di sviluppo di accordi su scala globale, che tengano conto cioe' delle esigenze di adattamento interno dello sforzo di pesca, delle difficolta' di approvvigionamento dei prodotti ittici, freschi e trasformati, della competitivita' internazionale.
2. Descrizione della misura: saranno svolte ricerche di mercato, in Italia ed all'estero, inchieste sul consumo, azioni test, fiere e mostre, studi di mercato dal lato dell'offerta internazionale, consulenza ed assistenza.
3. Obiettivi specifici: valorizzazione della produzione interna, aumento della quota di mercato relativa al prodotto di importazione attualmente coperta dalle organizzazioni di categoria, salvaguardia dei margini di profitto delle imprese di pesca.
4. Categorie di beneficiari della misura: associazioni di categoria e loro strutture; associazioni di produttori e loro consorzi.
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero per le risorse agricole, alimentari e forestali.
6. Fondi e modalita' di finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.
Piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura campo di azione n. 8 rafforzamento delle organizzazioni di categoria misura n. 8.1 creazione di un fondo di garanzia
1. Scopo della misura: superamento dei limiti finanziari che ostacolano il perseguimento degli obiettivi di modernizzazione ed eliminazione o riduzione del differenziale per capitale di rischio e capitale di prestito. Tali limiti intervengono in tutti i momenti del percorso produttivo ed organizzativo della professione, della copertura delle proprie quote in caso di investimento in mare o a terra, alla necessita' di garantire una adeguata capitalizzazione alle iniziative commerciali e produttive, alle esigenze di anticipazioni richieste da operazione di counter trade o buy back per la realizzazione di societa' miste. Riduzione del vincolo alimentare ed aumento del grado di autoapprovvigionamento mediante acquisizione e lavorazione di prodotto estero da parte di societa' costituite in paesi detentori delle risorse.
2. Descrizione della misura: Costituzione di un fondo di garanzia, gestito dalle associazioni di categoria con l'eventuale concorso di intermediari finanziari operanti su scala internazionale. Le leggi che concedono crediti agevolati per la pesca (legge 41/82 e legge 302/89) hanno entrambi tempi di erogazione lunghissimi e certamente non compatibili con il carattere di pronta disponibilita' che dovrebbero avere. Gli interventi creditizi, in altre parole, sono risultati insufficienti e, spesso, anche non conformi alle esigenze gestionali delle imprese, quando non addirittura dannosi per i tempi lunghissimi che le aziende devono sopportare. Troppo spesso le imprese si vedono costrette a rivolgersi agli istituti di credito con onerosissimi tassi di interesse passivo. Altrettanto frequentemente si fa ricorso ai fornitori, grossisti, commercianti. Viene cioe' utilizzato il fornitore come fonte di finanziamento, attraverso deleghe, perdendo cosi' la capacita' di contrattare nei confronti dei fornitori stessi. In pratica, solo una piccola parte delle imprese di pesca fanno ricorso al credito, mentre occorre creare quei meccanismi che consentano alle imprese di avere un rapporto "normale" con il sistema bancario, quale strumento principale di intermediazione del capitale. Inoltre, accade che i pescatori, per non ricorrere al sistema bancario intensifichino la loro attivita' fino ad un ritmo di lavoro forzato. Cio' provoca non solo un abbrutimento della vita in mare, ma anche un supersfruttamento della fauna ittica, gia' sottoposta ai rischi del devastante fenomeno dell'inquinamento. L'accesso al credito per le piccole e medie imprese, che sono la stragrande maggioranza all'interno dell'economia ittica, e' stata una scommessa. I tassi reali, quelli depurati dell'inflazione, hanno superato i 7 punti. Il fabbisogno di credito nel settore era, e resta, elevato mentre si concentra l'offerta di nuovi fidi da parte degli istituti di credito. La situazione finanziaria del settore, nel periodo di vigenza del 3 piano triennale, ha rappresentato il punto di debolezza piu' critico sopratutto per le imprese di piccola e me- dia dimensione, che hanno scontato gli effetti negativi dovuti al progressivo dilatarsi dei termini di pagamento o dei mancati pagamenti sempre piu' frequenti. Nel corso di questi ultimi anni gli effetti della recessione si sono ripercossi duramente sulle imprese che operano nel settore dell'economia ittica, facendo crescere l'indebitamento e gli oneri sociali: una crisi di vaste proporzioni che la creazione di un consorzio fidi nazionale ed unitario potrebbe significativamente tamponare. Un effetto calmierante nei confronti dei tassi di mercato praticati dalle banche. Inoltre, l'istituzione di un consorzio fidi potra' offrire l'accesso a strumenti finanziari moderni quali il leasing ed il factoring.
3. Obiettivi specifici: creazione di societa' a capitale interamente proprio o miste, di produzione, commercializzazione e trasformazione dei prodotti ittici operanti in Italia.
4. Categorie di benificianti della misura: associazioni di categoria e loro strutture; associazioni di produttori e loro cooperative
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero per le risorse agricole, alimentari e forestali.
6. Fondi e modalita' di finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.
Piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura campo d'azione n. 8 rafforzamento delle organizzazioni di categoria misura n. 8.2 realizzazione di un osservatorio economico
1. Scopo della misura: la politica della pesca nazionale e comunitaria prevede una crescente utilizzazioni di informazioni specifiche sull'attivita' produttiva in mare. Le stesse categorie, in quanto soggetti attivi del processo di pianificazione, intendono dotarsi di uno strumento conoscitivo e decisionale quanto alle scelte di investimento dei propri associati ed intendono, nel quadro di una sempre maggiore partecipazione alle scelte delle amministrazioni, sia nazionale che comunitaria, fornire un supporto informativo realistico ed elaborato su base scientifica.
2. Descrizione della misura: la realizzazione di un osservatorio economico prevede il rafforzamento della rete di rilevazione gia' esistente e la partecipazione diretta delle associazioni di categoria alla gestione dell'iniziativa. L'amministrazione centrale nazionale partecipa a tale iniziativa fornendo il collegamento all'archivio licenze in essere presso la direzione generale pesca e sovrintendendo all'esecuzione dell'iniziativa. In tal modo sara' assicurato il monitoraggio sistematico ed organico dei parametri tecnici ed economici della flotta di pesca Italiana con una copertura statistica significativamente maggiore di quella attuale. Gli investimenti consistono in speciali apparecchiature informatiche per garantire la trasmissione delle informazioni in tempo reale e la realizzazione di corsi di formazione per i nuovi addetti alla rilevazione che andranno ad aggiungersi agli attuali 23 gia' attivi.
3. Obiettivi specifici: realizzazione di una struttura permanente di rilevazione a servizio delle associazioni di categoria e delle amministrazioni pubbliche.
4. Categorie di beneficiari della misura: associazioni di categoria e istituti di ricerche economiche.
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero per le risorse agricole, alimentari e forestali.
6. Fondi e modalita' di finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.
Piano settoriale pesca scheda descrittiva della misura campo d'azione n. 8 rafforzamento delle organizzazioni di categoria misura n. 8.3 realizzazione di un osservatorio tecnico - biologico
1. Scopo della misura: la politica della pesca nelle sue componenti, comunitaria e nazionale, prevede una crescente utilizzazione di informazioni specifiche sull'attivita' produttiva in mare. Le stesse categorie, in quanto soggetti attivi del processo di pianificazione intendono dotarsi di uno strumento conoscitivo e decisionale quanto alle scelte di investimento dei propri associati ed intendono, nel quadro di una sempre maggiore partecipazione alle scelte delle amministrazioni, nazionale e comunitaria, fornire un supporto informativo realistico ed elaborato su base scientifica.
2. Descrizione della misura: a partire dalla rete fornita dai consorzi di monitoraggio biologico ed ambientale gia' esistenti nell'ambito delle associazioni di categoria, si prevede il rafforzamento di tale iniziativa e l'individuazione di una griglia di parametri utili, da monitorare su scala sistematica e statisticamente significativa, da utilizzare per il funzionamento di modelli di valutazione delle risorse. La raccolta e l'elaborazione di parametri su base sistematica ed organica consentira' anche l'assunzione di scelte operative e di investimento motivate da parte delle associazioni di categoria ed in linea con la politica piu' generale di settore.
3. Obiettivi specifici: realizzazione di una struttura permanente di rilevazione di parametri tecnico biologici a servizio delle associazioni di categoria e delle amministrazioni pubbliche.
4. Categorie di beneficiari: associazioni di categoria e loro strutture
5. Autorita' responsabile dell'esecuzione della misura: Ministero per le risorse agricole, alimentari e forestali.
6. Fondi e modalita' di finanziamento: co-finanziamento mediante lo strumento finanziario di orientamento della pesca.
7. Durata: intero periodo.





